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27 Gennaio 2023
9:00

Anchilosauro, il dinosauro erbivoro corazzato

L'anchilosauro è una delle ultime creature che si siano evolute nel corso del Cretaceo. Dinosauro erbivoro corazzato, era capace persino di sfidare i grandi predatori, incutendogli paura con la sua potentissima coda.

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L'anchilosauro è uno dei più rinomati e rappresentativi animali della famiglia degli anchilosauridi, famiglia appartenente al sottordine dei Thyreophora, maggiormente noti al pubblico come il gruppo dei dinosauri corazzati. Il nome stesso dell'anchilosauro ricorda la sua solidità e pesantezza: Ankylosaurus infatti significa in greco "lucertola piegata", appesantita, a seguito delle sue caratteristiche placche e armature.

Essendo vissuto in Nord America circa 70-65 milioni di anni fa, nel periodo Cretaceo, questo rende l'anchilosauro fra gli ultimi dinosauri ornitischi ad essersi evoluti. Difeso da un'armatura che lo ricopriva quasi completamente, dalla testa alla punta della coda, l'anchilosauro non era un animale molto veloce, ma proprio grazie alle sue difese poteva vantarsi di poter scoraggiare anche i predatori più temibili, come lo stesso Tirannosauro. Si desume infatti che fosse fra i pochi animali a poter tenere testa al più grande dei predatori, per quanto anche lui avesse alcuni punti deboli che potevano costituire la differenza fra la vita e la morte.

Caratteristiche dell'anchilosauro

Lungo circa 6,25 m, con un'altezza di 1,7 m e un peso di 6 tonnellate che è equiparabile a quello di due elefanti africani, l'anchilosauro era al suo tempo probabilmente fra i più pesanti erbivori fra quelli che erano dotati di dimensioni equiparabili.

Considerato infatti come un vero e proprio carro armato, capace di sradicare persino gli alberi, a colpi della sua coda rinforzata, l'anchilosauro era un erbivoro che prediligeva principalmente le piante basse per nutrirsi. La sua armatura possente infatti gli impediva di sollevarsi su due zampe o di alzare di molto il collo e questo lo rendeva praticamente una specie capace di brucare quasi esclusivamente dal terreno.

Il cranio era massiccio e per quanto fosse piccolo, era ben protetto da alcune placche ossee che proteggevano persino le orbite. Dalla bocca spuntava un becco corneo, che gli permetteva di strappare con facilità le piante dal suolo, mentre due paia di corna laterali spuntavano ai lati e dalla sommità della testa, proteggendo il cranio dal pericolo di essere preso in un morso. Infatti, qualora un grande predatore avesse voluto attaccare l'anchilosauro mordendogli o strattonandogli la sommità del capo, si sarebbe rotto tutti i denti, anche perché la scatola cranica aveva una forma quasi quadrata che si assottigliava verso la punta del becco.

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Uno dei tre crani completi che sono stati ritrovati della specie

Le mascelle avevano una cresta che secondo gli scienziati erano perfette per fungere da punto d'attacco per le guance carnose, dove l'animale accumulava il cibo mentre via via masticava. Bisogna anche dire però che la presenza di eventuali guance negli ornitischi è uno dei punti più controversi della ricerca su quest'animali, dato che al momento non tutti i paleontologi condividono questo dato. Ciò che si sa è che gli anchilosauri erano dotati di denti lunghi circa 20 centimetri e che ogni alveolo dentale aveva a fianco un'apertura in cui poteva maturare un nuovo dente di ricambio. La fila dei denti dell'anchilosauro comunque si prospettava dritta invece che arcuata, colma di piccoli incisivi a forma di foglia, che fungevano sia da rastrello che da chiodi. Dovendo infatti mangiare circa 300 kg di vegetali al giorno, si presume che oltre a cibarsi delle piante basse, l'anchilosauro potesse anche mangiare grazie al suo becco e a questi piccoli denti il legno morto che era possibile trovare nelle foreste.

La caratteristica principale del suo corpo era comunque l‘armatura, che ricopriva interamente i 10 metri di lunghezza e i 4-5 metri di larghezza dell'animale. L'armatura infatti era ulteriormente rafforzata dalle placche ossee, meglio note alla scienza come osteodermi.

Gli osteodermi più grandi si trovavano probabilmente lungo il dorso dell'animale, per proteggerlo con quattro o cinque file parallele nei confronti dalle aggressioni dei predatori. Anche gli osteodermi sui fianchi avrebbero però svolto la stessa funzione, anche se oggi si sospetta potessero svolgere compiti di difesa persino durante le competizioni per il territorio e per accedere al diritto di accoppiarsi con una femmina.

Ci si è domandati in passato se la presenza di queste placche ossee potessero condannare l'animale ad una certa immobilità. La loro disposizione presunta tuttavia (è impossibile sapere con precisione dove fossero collocate queste placche lungo la schiena dell'animale)  indica che per quanti pesanti potessero essere, queste erano disposte in modo tale da permettere alla specie una certa mobilità, garantendogli anche una certa elasticità al livello del bacino e una torsione parziale del corpo, utile per usare la coda contro l'aggressione potenziale degli estranei.

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La coda era difatti l'arma più letale di tutti gli anchilosauridi e quella che disponeva l'Anchylosaurus era la più grande, dotata di due "bocce" della misura di due palloni da rugby, fatte di puro osso. Si presuppone che la forza d'impatto che era capace di produrre quest'arma fosse capace di sgretolare altre placche ossee di anchilosauro e di uccidere sul colpo un predatore fin troppo fiducioso nelle proprie capacità.

Recentemente si è ridiscussa l'origine evolutiva di questa potente arma e secondo moderne ricerche risulterebbe che venisse impiegata maggiormente durante la stagione degli amori che come vera e propria arma di difesa nei confronti dei predatori. Alla fine, la pesante armatura che disponeva l'animale, garantiva già parecchia protezione nei confronti dei T.rex. Dunque è difficile immaginarsi un predatore così disperato nel tentare un'attacco suicida nei confronti di un anchilosauro. La cosa dunque si sarebbe principalmente sviluppata per le competizioni fra maschi e il suo uso è stato ampiamente riconsiderato, a seguito dei danni potenziali che l'impatto di questa coda avrebbe avuto anche nei confronti del vincitore di uno scontro.

Abitudini e comportamento

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Gli anchilosauri nel videogioco Jurassic World Evolution 

I denti degli anchilosauri furono ritrovati nel 1982 e alle analisi risultarono lunghi poco più che 3,3 mm. Visto che erano parzialmente consumati, i paleontologi dell'epoca, in cui spiccava Kenneth Carpenter, pensarono che tali livelli di consunzione dello smalto fosse da ascriversi alla masticazione.

Anche qualora gli anchilosauri non fossero stati capaci di nutrirsi tramite la masticazione di materiali vegetali fibrosi e piante legnose, a loro disposizione avevano comunque le foglie che cadevano dalle fronde degli alberi, tantissime specie di felci prestoriche, frutta e le prime manciate di erba, che aveva cominciato a comparire sulla Terra sul finire del periodo cretaceo. Tuttavia, l'animale poteva soddisfare i suoi requisiti nutrizionali anche ingerendo piccoli invertebrati, colonie di termiti e formiche come supporto alimentare.

Riguardo al combattimento fra pretendenti e contro i predatori, di cui abbiamo accennato sopra, sembra ormai sempre più confermata la teoria che considera la coda dell'anchilosauro come la migliore arma che avesse a disposizione. Alcuni ricercatori credono addirittura che soltanto i maschi disponessero della "mazza" sulla coda, come apparato sessuale secondario. Vista però la rarità dei reperti, questa supposizione non è confermata da dati scientifici, come non è supportata la teoria che vede i maschi come il genere più grande all'interno della specie.

Infatti, come tanti altri dinosauri e alcuni rettili moderni, le femmine di anchilosauro erano gravati dal compito di produrre le uova e garantire così la nascita delle successive generazioni. Questo spesso si traduce in natura con una grandezza e un peso maggiore delle femmine, che devono garantirsi più risorse per produrre il necessario alla produzione delle uova. Dunque finché non abbiamo delle prove definitive, possiamo anche credere che questa regola valga anche per gli anchilosauri e che quindi gli esemplari più grossi all'interno di questa specie fossero effettivamente non i maschi pretendenti al controllo di un harem, ma le femmine oggetto dell'attenzione maschile.

Gli esperti invece non si sbilanciano nel descrivere l'atto dell'accoppiamento. Nulla si sa su come questi pachidermi corazzati riuscissero a riprodursi, con tutto quel peso che portavano dalla fronte alla punta della coda, passando dalle spalle.

Poco altro si sa relativo al comportamento delle specie. Fino a qualche decennio fa si pensava che potessero essere una specie solitaria, ma molto probabilmente, per difendersi meglio nei confronti dei gruppi di predatori sociali, di cui ricordiamo i gruppi formati da giovani T.rex, formavano piccole mandrie, di non oltre una decina di individui. A causa infatti della loro lentezza e della loro difficoltà nell'approvvigionarsi di risorse, alcuni studiosi ritengono che formare gruppi più grandi per questa specie sarebbe stato controproducente ed inoltre avrebbe aumentato lo stress sociale. Se prendiamo inoltre i grandi erbivori corazzati del nostro tempo, come i rinoceronti, riconosciamo una tendenza simile.

Specie e storia della scoperta

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Ankylosaurus magniventris fu descritto da Barnum Brown la prima volta nel 1908, ma d'allora sono stati scoperti solo pochissimi esemplari, fra l'altro incompleti. L'anchilosauro è il fossile di dinosauro meglio conservato, ad esserci rimasti in migliori condizioni, infatti, sono tre teste complete e l'estremità di una coda, dotata di mazza. Questo però non ha impedito alla specie di divenire da subito l'archetipo del suo intero gruppo e in generale degli anchilosauridi, anche grazie alle sue notevoli dimensioni e all'importanza data alla sua scoperta.

A colpire i paleontologi al momento della sua scoperta furono infatti non le sue dimensioni, ma la presenze massiccia di osteodermi che sembravano ricoprire le sue intere spalle e che oggi sappiamo costituivano parte della sua armatura. I reperti che oggi disponiamo provengono quasi tutti dal Montana e dal Wyoming, e precisamente dalle formazioni geologiche di Hell Creek, Lance, Scollard, Frenchman e Ferris. 

Anche se esistono oggi diversi altri reperti di anchilosauridi, estranei al genere Anchylosaurus, con materiali fossili anche ben più completi come quelli dei nodosauri, Ankylosaurus è considerato ancora oggi come l'archetipo del dinosauro corazzato, sia da parte del pubblico che da alcuni scienziati. Recentemente però, precisamente nel 2017, alcuni paleontologi canadesi  – Victoria M. Arbor e Jordan Mallon – hanno ridescritto l'intero genere, confrontando l'anchilosauro con le specie a lui più simili, ovvero Anodontosaurus ed Euoplocephalus. Insieme hanno concluso che la specie disponesse di caratteristiche morfologiche molto più bizzarre rispetto alla restante parte degli anchilosauridi imparentati e hanno così proposto di non considerare più l'anchilosauro come la specie rappresentativa dell'intero gruppo.

L'anchilosauro nella cultura di massa

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Gli anchilosauri de L’era Glaciale 3 sono rappresentati in maniera errata come carnivori 

Dal punto di vista cinematografico, l'anchilosauro ha avuto meno fortuna rispetto ad altre specie erbivore del Mesozoico.

Appare per esempio all'interno dei film direttamente usciti in VHS della saga de "Alla ricerca della valle incantata" e appare nel film d'animazione  "L'Era Glaciale 3 – l'Alba dei Dinosauri" nel 2009. In questo film però viene rappresentato artisticamente, in modo completamente errato e fantasioso, tanto che in alcune scene ricorda un predatore, con tanto di denti aguzzi.

Si trova anche all'interno del franchise di Jurassic Park, sia nella saga cinematografica, comparendo a partire da Jurassic Park III, sia nei videogiochi Jurassic World Evolution 1 e 2, sia nelle serie animate Netflix Jurassic World- Nuove avventure.

L'Ankylosaurus è d'altronde presente anche nel videogioco del 2015 Ark: Survival Evolved, di cui presto uscirà un seguito, e in molti documentari con ambientazione preistorica. Fra tutti da ricordare la sua presenza nell'ultima puntata della serie di documentari BBC "Nel mondo dei dinosauri", dove possiamo ammirarlo combattere contro una femmina di tirannosauro che – in maniera molto intelligente, per le conoscenze dell'epoca – non è intenta a cacciarlo per cibarsene.

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Una delle scene che hanno maggiormente colpito l’immaginazione infantile di molti bambini degli anni 90: anchilosauro vs T.rex, pochi minuti prima l’arrivo del meteorite.

Il tirannosauro di questo documentario affronta l'anchilosauro in maniera titubante, poiché vuole solo proteggere i suoi piccoli. Nella puntata l'anchilosauro condannerà a morte il predatore, disperato per la minaccia rappresentata per i suoi figli. Infatti l'erbivoro userà la mazza contro le zampe della madre, poco prima che il meteorite giungesse sulla Terra e condannasse l'intero mondo – erbivori, carnivori, onnivori – all'estinzione.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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