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29 Settembre 2022
16:18

Come e quali uccelli stanno cambiando abitudini in risposta ai cambiamenti climatici

Un nuovo studio dell'Università di Milano ha analizzato le risposte ai cambiamenti climatici di 684 specie di uccelli a livello mondiale dal 1811 al 2018.

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Il rapido aumento delle temperature e i cambiamenti climatici causati dall'uomo sono tra le principali minacce per la sopravvivenza della biodiversità a livello globale. Ci sono ormai fortissime evidenze che hanno già dimostrato che, in risposta alla crisi climatica, molte specie animali stanno provando a spostarsi, a cambiare abitudini o ad anticipare alcune fasi dei loro cicli biologici.

Molte specie si riproducono prima rispetto al passato e quelle migratrici stanno anticipando sempre più le loro partenze, soprattutto gli uccelli. Un nuovo studio condotto dall'Università di Milano, ha messo insieme tutte le variazioni nelle abitudini e nel comportamento relative a centinaia di specie di uccelli a livello globale, dimostrando che a causa dei cambiamenti climatici, la migrazione primaverile e l'inizio della riproduzione sono state anticipate di circa 2-3 giorni ogni decennio a partire dal 1811.

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I cambiamenti climatici stanno alterando i tempi di migrazione e riproduzione di molte specie di uccelli a livello globale

I ricercatori guidati da Andrea Romano, hanno messo insieme 5.500 serie storiche di dati sulla fenologia (le variazioni temporali delle attività come la migrazione e la riproduzione), compresi tra il 1811 e il 2018 e relativi a ben 684 specie di uccelli in tutto il mondo. I dati sono stati poi rianalizzati complessivamente per valutare le possibili differenze tra specie con caratteristiche e abitudini differenti e tra le varie regioni geografiche.

I risultati confermano che sia la migrazione primaverile verso i siti di nidificazione che la riproduzione degli uccelli, sono state anticipate di circa 2-3 giorni per decennio, come evidenziato già da altri studi su alcune specie o regioni particolari. I ricercatori hanno però scoperto che non tutti gli uccelli stanno reagendo allo stesso modo alla crisi climatica, ma che ci sono differenze sostanziali in basse alle caratteristiche ecologiche e biologiche.

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A partire dal 1811, gli uccelli hanno anticipato migrazione e riproduzione di circa 2–3 giorni ogni dieci anni, soprattutto le specie che migrano poco o su distanze brevi

Le specie che migrano su distanze parecchio lunghe (i migratori trans-continentali) non hanno cambiato di molto le loro abitudini, mentre gli uccelli stanziali (quelli che non migrano) o quelli che si spostano su distanze più brevi (i migratori parziali o a corto raggio), hanno invece mostrato i cambiamenti più significativi.

Secondo gli autori, questa differenza potrebbe derivare dal fatto che le specie stanziali, ma anche quelle che si spostano meno, sono in grado di tracciare meglio le alterazioni del clima e dell’ambiente dei luoghi di riproduzione, cosa che risulta probabilmente più difficile per i migratori a lungo raggio, che devono inoltre attraversare molti più ostacoli e barriere ecologiche notevoli, come deserti, mari e oceani.

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Ad averne risentito di più sono anche le specie che vivono nell’emisfero boreale e a latitudini più elevate

Inoltre, gli uccelli che hanno una dieta meno specializzata e più generalista, così come quelli che si nutrono di piante, tendono ad anticipare maggiormente le loro attività rispetto alle specie che adottano una dieta specifica e più ristretta. Avendo la possibilità di utilizzare un maggior numero risorse, le prime potrebbero essere più flessibili nello sfruttare ciò che hanno a disposizione, mentre le seconde sarebbero avvantaggiate, rispetto a insettivori e predatori, nel non dover attendere la nascita e lo sviluppo delle prede (che è successivo a quello delle piante e frutta).

Infine, stando alle analisi emerse da questo studio, gli uccelli tendono ad anticipare maggiormente le loro attività soprattutto nell'emisfero boreale e a latitudini più elevate, proprio in quelle aree e in quegli ambienti dove, per via dei cambiamenti climatici, le temperature sono aumentate con maggiore intensità e impatto.

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Capire come cambiano gli effetti dei cambiamenti climatici sulle varie specie, aiuterà a identificare e tutelare in maniera più efficace quelle più minacciate

Questo studio sottolinea e rimarca come le abitudini, i cicli e la fenologia delle specie stiano cambiando non solo su scala locale (come già dimostrato da altre ricerche) ma su tutto il pianeta. Non tutte le specie stanno però rispondendo allo stesso modo e le caratteristiche ecologiche e biologiche possono influenzare di parecchio il modo in cui gli uccelli tentano di adattarsi alla crisi climatica.

Tutte queste nuove informazioni, potranno perciò fornire importanti strumenti per identificare le specie più sensibili e minacciate dai cambiamenti climatici e permettere così interventi di tutela e conservazione ancora più efficaci.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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