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6 Aprile 2024
9:00

Come comportarsi se si incontra un branco di randagi

Quando si incontra un branco di randagi preoccuparsi è lecito, ma ci sono molte cose da considerare: sono rarissimi i casi in cui la situazione può degenerare e basta sapere come comportarsi per non essere noi a innescare un problema.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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In certe regioni italiane il fenomeno del randagismo è molto presente, soprattutto nel sud del Paese, ed è quindi possibile imbattersi in gruppi più o meno numerosi di cani liberi non custoditi.

Ma come ci dobbiamo comportare quando incontriamo un branco di randagi? Quali sono le cose da tenere in considerazione e come reagire? La preoccupazione è lecita, ma ci sono molte cose da considerare prima di allarmarci: sono rarissimi i casi in cui la situazione può degenerare, soprattutto se non siamo noi ad innescare un problema. Evitiamo di sbraitare e di metterci a correre generando comportamenti inconsulti nei cani. Data la delicatezza dell’argomento, però, vediamo di procedere per gradi.

Cosa fare se si incontra un branco di randagi

Prima di tutto dobbiamo fare delle considerazioni importanti che possono fare la differenza in moltissimi casi. Cominciamo col dire che il termine “randagio” è troppo vago. Un gruppo di cani non accompagnato o non custodito da persone può avere moltissime configurazioni, per esempio potrebbe essere composto da cani molto confidenti con gli esseri umani, cani che sono di fatto "di proprietà" ma che non sono custoditi e che si sono raggruppati.

Questi raggruppamenti possono avere molti motivi d'essere, per esempio come quando c'è la presenza di femmine in calore sul territorio che fanno da attrattiva per i maschi della zona. Oppure un gruppo di cani potrebbe essere composto da cani di quartiere, molto confidenti con gli esseri umani, che sono ben conosciuti dalle persone e che solitamente vengono accuditi dalla comunità. Sono animali che non hanno una famiglia stabile, ma che vivono liberamente in una zona e questi cani solitamente non sono fonte di problemi e preoccupazioni per nessuno. Di fatto sono ben inseriti nella società e le persone se ne prendono cura.

In altri casi il gruppo di cani è composto dai cosiddetti cani ferali, o semi-selvatici, i quali generalmente sono refrattari al contatto con le persone, e fanno di tutto per evitare di essere addirittura visti.

In altri casi invece ci possiamo imbattere in un gruppo di individui “da lavoro”, come per esempio cani da pastore o una muta di cani da caccia in battuta. È chiaro che le variabili possono dunque essere molte ed è quindi parecchio difficile poter dare dei consigli che abbiano un carattere universale. Per esempio la situazione potrebbe essere molto diversa se ad incontrare il gruppo di cani siamo noi da soli, oppure se siamo accompagnati dal nostro compagno canino. Anche l’atteggiamento del nostro cane in talune circostanze potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, ovviamente.

Certo è che non è affatto semplice comprendere quali siano effettivamente le caratteristiche di un gruppo di cani, così parlandone in generale, senza avere informazioni ed una certa esperienza. Ma proviamo a vedere alcuni comportamenti da tenere.

Manteniamo la calma

Come detto potrebbe non essere facile valutare lì per lì la situazione, o le intenzioni dei cani che incontriamo. Certo è che però possiamo notare se i cani sono tranquilli, se stanno camminando in una sorta di spostamento di gruppo da un sito ad un altro, oppure se i cani sono innervositi e minacciosi (ringhi, abbai frenetici verso di noi, posture minacciose, eccetera).

Ovviamente anche il numero dei cani e la presenza o meno di cuccioli nel gruppo sono elementi da osservare. Inoltre non è affatto detto che un gruppo di cani di passaggio sia minimamente interessato a noi e se restiamo tranquilli non avranno motivo di innervosirsi e continueranno per la loro strada.

Manteniamo la distanza

Il più delle volte i cani, come detto, non hanno alcuna ragione di prestarci attenzione a meno che non ci avviciniamo troppo o invadiamo una zona molto “calda” del loro territorio. Per esempio la zona dove hanno le tane e accudiscono i loro cuccioli, oppure dove ci sono delle fonti alimentari per loro importanti.

Solitamente in un gruppo di randagi ci sono individui più giovani che assumono il ruolo di sentinelle e che si fanno avanti abbaiando per dare l’allarme. A parte casi veramente eccezionali, questo accade quando siamo ancora distanti dal gruppo di cani, ed ecco che allora è meglio cambiare direzione. Alle volte è sufficiente fermarsi per segnalare di aver compreso il loro segnale di minaccia e di non avere intenzioni bellicose.

Prendiamo informazioni

Generalmente i gruppi di cani non compaiono così, dal nulla. Se siamo nuovi di una certa zona e magari stiamo cercando un luogo tranquillo dove portare a spasso il nostro cane – per esempio se siamo turisti – è meglio prima di tutto informarsi con i residenti su quali siano le zone migliori dove portare il nostro cane a sgranchirsi le gambe e quali quelle da evitare.

Il fatto è che zone disabitate o aree industriali dismesse, nelle quali ci rechiamo per poter liberare un po’ il nostro compagno canino senza avere troppi impicci, sono proprio i posti tranquilli che i gruppi di randagi prediligono per stare alla larga dalla gente, perciò meglio informarsi prima di andarci.

In alcuni paesi è addirittura possibile che vi siano dei cartelli segnaletici appositi che allertano le persone della presenza sul territorio di cani stanziali e, a scanso di equivoci, non si tratta della segnalazione di “zone d’interesse turistico”, ma di zone da evitare. Allo stesso modo è possibile vedere segnalazioni di cani da guardiania a protezione di un gregge, per esempio, però non sempre è così.

Cosa non fare

Ci sono poi alcuni comportamenti che è meglio evitare in presenza di un gruppo di cani “randagi”, comportamenti che potrebbero innervosire i cani, o innescare una escalation eccitatoria dagli esiti alquanto problematici. Andrebbero fatti sempre i dovuti distinguo in merito alle caratteristiche del gruppo di cani, come accennato sopra, ma anche sul contesto e sulla distanza che ci separa dai cani sconosciuti. Vediamo però cosa generalmente è meglio evitare di fare.

Non urlare contro i cani

Se strillare ad un cane per spaventarlo e indurlo ad allontanarsi potrebbe ottenere un qualche risultato – cosa che comunque ci sentiamo di disapprovare – non è consigliabile farlo quando ci troviamo di fronte ad un gruppo di cani numeroso e coeso. Urlare ci farebbe risultare aggressivi, o pericolosamente spaventati ai loro occhi (e ai loro nasi), e ciò non aiuterebbe affatto.

Evitiamo di correre

Ad una certa distanza possiamo arrestarci ed indietreggiare con calma. Attenzione a quanto segue: possiamo anche voltarci e ritornare sui nostri passi, ma solo se i cani sono ad una certa distanza da noi e non hanno mostrato intenzioni molto assertive nei nostri confronti, per esempio avanzando abbaiando. Se ritorniamo sui nostri passi evitando di andargli proprio addosso tutto andrà per il meglio, ma fare la stessa cosa quando le condizioni sono diverse potrebbe non essere la scelta migliore. In ogni caso correre potrebbe alzare il livello d’eccitazione dei cani stimolando in loro la motivazione predatoria, soprattutto se sono in gruppo. Quindi, se in alcuni casi possiamo girarci e tornare con calma sui nostri passi può essere buona cosa, in altri invece no, infatti…

Non voltiamogli le spalle

Se ci troviamo molto vicini ad un gruppo di cani che sta facendo fronte contro di noi che ci siamo ritrovati involontariamente nei pressi del loro luogo di riposo, o ad una loro “zona calda”, è sconsigliabile voltargli le spalle, questo potrebbe innescare un comportamento aggressivo soprattutto dei cani più giovani e meno capaci ad auto-controllarsi, o con meno esperienza di situazioni simili. Restiamo calmi ed evitiamo di avanzare. Piuttosto muoviamoci camminando all’indietro per qualche passo e valutiamo il comportamento dei cani. Il più delle volte ciò è sufficiente per far rientrare l’allarme del gruppo. Quello che generalmente i cani vogliono è che noi ci togliamo dai piedi, ma con la giusta calma.

Non cerchiamo di interagire con loro

Un errore che farebbe degenerare la situazione potrebbe essere il nostro tentativo di interagire con loro sperando di calmarli raccontandogli che abbiamo buone intenzioni, o quanto noi siamo amanti dei cagnolini, o che vogliamo solo fargli qualche coccola, soprattutto a quei loro bellissimi cucciolini che vediamo laggiù, poverini come sono spaventati (e magari lo sono per davvero, ma probabilmente proprio dalla nostra presenza e dalle nostre chiacchiere).

Sappiamo quanto emotivamente difficile sia resistere alla pulsione dell’accudimento da parte nostra, ma anche alla “sindrome del buon samaritano”, soprattutto da parte delle persone che provengono da realtà dove il randagismo è sconosciuto ed esistono solo e soltanto cani padronali accuditi. Ma facciamocene una ragione, i cani non sono per forza alla ricerca della nostra protezione, non in tutti i casi, e comprendere le differenze tra una situazione ed un’altra non è cosa facile se privi di esperienza. Sta di fatto che i nostri goffi tentativi di “fare qualcosa” per loro potrebbero facilmente essere letti come delle minacce, soprattutto se ci sono di mezzo dei cuccioli.

Non offriamo cibo

Se ci troviamo in presenza di un gruppo di cani è assolutamente sconsigliato tirar fuori dalle tasche manciate di biscottini offrendo loro un dono di amicizia. Una risorsa alimentare potrebbe innescare un moto di competizione nei nostri confronti. I cani potrebbero non comprendere affatto le nostre intenzioni di “condivisione” pacifica, ma vederci immediatamente come dei competitori sulla risorsa, poco importa che gliela stiamo offrendo con uno smagliante sorriso a 42 denti. Teniamo le mani in tasca, questa è quasi sempre la scelta migliore.

Non abbassiamoci sulle ginocchia

Con i nostri compagni a quattro zampe siamo soliti mostrar loro le nostre buone intenzioni abbassandoci sulle ginocchia, porgendo il fianco, nel tentativo di apparire meno minacciosi. Ma questa postura può anche essere interpretata come un’invito all’interazione e teniamo presente che un gruppo di cani randagi ha per lo più il desiderio di vederci allontanare dal loro territorio, dalle loro risorse, dai loro cuccioli, non è alla ricerca di interazioni. In caso lo fosse il loro atteggiamento sarebbe tutt’altro che assertivo o minaccioso. Abbassarci sulle ginocchia non sarà interpretato come un “segno di pace”, ma come un: “Beh, non sono mica minaccioso, e non mi muovo da qui!”

Non lanciamo oggetti

Se tentare di scacciare un cane solitario lanciandogli appresso quello che ci capita per le mani potrebbe avere un qualche effetto dissuasivo (cosa che comunque sconsigliamo vivamente) farlo con un gruppo di cani coeso non è certo una buona idea. Potrebbero rispondere in gruppo a quella che – a loro modo di vedere – è interpretata come una minaccia bella e buona.

Ovviamente qui ci siamo concentrati su quelle situazioni d’incontro che potrebbero essere problematiche, soprattutto per persone inesperte e non solite a trovarsi in frangenti simili. Non vogliamo certo indurre allarmismo inutile nei confronti dei cani liberi sul territorio. Teniamo presente che le varie tipologie di cani incustoditi o randagi di cui abbiamo fatto menzione sopra hanno caratteristiche differenti e richiederebbero accortezze appropriate, solitamente con poche accorgimenti di carattere generale non si hanno problemi con i cani sul territorio, soprattutto con i cani di quartiere e con i gruppi, o famiglie, di cani ferali o semi-selvatici che mantengono distanze elevate dalle persone e sono più propensi alla fuga piuttosto che allo scontro. Cosa che generalmente vale un po’ per tutti i cani. Ma ci rendiamo ben conto della delicatezza del tema e del fatto che – seppur raramente – ci sono stati casi di aggressioni e di incidenti vari con gruppi più o meno piccoli di cani. Ma è importante annotare che ogni caso è a sé stante e le circostanze vanno prese in esame con attenzione e difficilmente possono essere generalizzate. In più, nella stragrande maggioranza dei casi, gli incidenti più gravi sono avvenuti con cani di proprietà non custoditi o con cani impegnati in zootecnia a protezione di un territorio o di altri animali (pecore, capre, bovini). Un tema senza dubbio "caldo", che richiede di essere affrontato con lucidità e competenza, per il bene di tutti, dove le generalizzazioni potrebbero volgersi in drammatici epiloghi, sia per noi che per i cani stessi.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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