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16 Luglio 2023
19:57

Come capire se un cane viene maltrattato dal suo umano?

Il maltrattamento animale è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi e può avere gravi conseguenze sia fisiche che psicologiche sui cani che ne sono vittime. Vediamo come riconoscerne i segni e aiutare concretamente gli animali.

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cane maltrattato

Il maltrattamento animale è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi e molto grave. Al contrario di quello che si pensa comunemente, il maltrattamento perpetrato ai danni di un cane non ha solo conseguenze fisiche, ma è causa anche di profonde ferite psicologiche.

Anche se gli animali sono tra le vittime senza voce per eccellenza, ci sono diversi segnali che possono indicare che un cane è stato o è ancora vittima di abusi da parte del suo umano. Le ferite sul corpo o la paura delle persone sono i primi tratti da indagare per arrivare a una verità spesso dolorosa fatta di abusi e sopraffazione in contesti talvolta insospettabili.

Il maltrattamento infatti non si sostanzia solo in episodi di violenza diretta, ma anche in episodi di negligenza che causano un danno all'animale spesso mortale. E' maltrattamento colpire deliberatamente il proprio cane, così come lasciarlo confinato su un balcone senza ripari dagli agenti atmosferici oppure affamarlo perché ci si dimentica di dargli da mangiare in maniera adeguata. In questi ultimi due casi può mancare la volontà di maltrattare, ma il risultato che ne consegue è proprio quello.

In questo articolo vedremo quindi come individuare i segni che possono aiutare a riconoscere un caso di maltrattamento diretto o indiretto, e inoltre indicheremo come intervenire per proteggere la vittima e aiutarla a seconda delle diverse situazioni.

I segni fisici

Ci sono diversi segni fisici che possono essere rivelatori di un episodio di maltrattamento. I campanelli d'allarme sono prima di tutto i segnali di trascuratezza:

  • Pelo lungo e annodato, spesso sporco: il mantello è fondamentale per moltissime razze di cane, perché aiuta a regolare la temperatura corporea. Se si presenta come annodato, tanto da impedire alla mano di passarci attraverso, allora potrebbe essere un segnale di disinteresse e quindi maltrattamento;
  • Unghie lasciate crescere tanto da ferire la pelle: soprattutto per cani che non sono abituati a trascorrere tanto tempo fuori casa e compiere attività come quella di scavare, è importante tagliare regolarmente le unghie. Quando ciò non avviene, l'unghia può crescere tanto da perforare la campa, impedendo al cane di camminare correttamente e provocargli grande dolore. E' bene quindi fare attenzione quando un cane zoppica, spesso la problematica è proprio questa
  • Eccessiva magrezza: un cane eccessivamente magro, con costole ben visibili sotto la pelle o al tatto è un cane che non viene nutrito a sufficienza, e che rischia di morire di inedia;
  • Lesioni e infezioni cutanee non curate: capita a ogni cane di ferirsi durante i momenti di svago, soprattutto se troppo esuberante. Capita nel contatto con altri cani, oppure in passeggiata se si incontrano dei forasacchi. In questo caso il pet mate responsabile riconosce che qualcosa non va e porta subito il cane dal veterinario. Quando invece la persona responsabile dell'animale sottovaluta i segnali, tanto da

Queste situazioni denotano tutte una profonda incuria da parte dell'umano di riferimento e meritano di essere approfondite, perché indicano non un caso isolato ma un disinteresse protratto nel tempo. Non portare il cane dal toelettatore o dal veterinario è il segnale che qualcosa in famiglia non va, e a farne le spese è proprio l'animale, costretto a vivere con problematiche che se sottovalutate rischiano anche di condurlo alla morte.

Per riconoscere questi come segnali di maltrattamento è spesso necessario il supporto di figure specializzate. In questi casi è infatti fondamentale il ruolo del veterinario, il quale è in grado di distinguere un segnale d'abuso da uno che non lo è. Orlando Paciello, presidente della Società Italiana delle Scienze Forensi Veterinarie, intervenendo alla presentazione della proposta di legge per l'inasprimento delle pene per i reati contro gli animali, ha detto: «Ora più che mai il veterinario rappresenta la figura centrale perché è importante, nel momento in cui i cani arrivano in studio, riconoscere quando un caso di maltrattamento. E' questa la vera On Health: tutelare anche i cani dal maltrattamento».

Per arrivare all'esame delle ferite da parte del veterinario, però, è necessario prima avviare un'attività di osservazione del contesto. Dobbiamo preoccuparci nel caso in cui vediamo:

  • Cani abbandonati sul balcone. Secondo la legge, il cane deve sempre avere la possibilità di un riparo dagli agenti atmosferici e di uscire e rientrare dal balcone di casa. Quando questo non avviene, e l'episodio si protrae nel tempo, allora si è in presenza di maltrattamento.
  • Cani esposti alle intemperie senza la possibilità di ripararsi, anche in giardini e contesti chiusi. Lasciare un animale isolato in uno spazio di dimensioni non adeguate, e senza riparo da pioggia e sole integra una forma di maltrattamento molto diffusa.
  • Cani chiusi in auto con temperature elevate. Le pagine di cronaca sono piene di cani lasciati per ore in auto sotto al sole dai loro familiari, e che per questo hanno trovato la morte. I più esposti sono i Bouledogue francesi e i brachicefali in generale, che risentono particolarmente dei colpi di calori, ma tutti i cani rischiano di morire in queste situazioni.
  • Cani tenuti alla catena. In molte regioni italiane si tratta di una pratica fuori legge, vietata attraverso la normativa regionale, è il caso della Campania, o ordinanze specifiche per i mesi estivi, come in Toscana. Quando però è consentita, ciò non significa che non integri una forma di maltrattamento.

Il maltrattamento, però, non è solo di tipo fisico. C'è un tipo più subdolo che non solo non viene riconosciuto come tale, ma addirittura scambiato per eccesso di affetto. Il maltrattamento psicologico ha molte facce, è bene quindi riconoscere anche i segni comportamentali principali indicatori di abuso psicologico nel cane.

I segni comportamentali

Cani impauriti dalle persone, insicuri, o aggressivi in maniera apparentemente immotivata. Sono +tutti segnali di tipo comportamentale che dovrebbero fare scattare un allarme in tutte le persone che li incontrano.

Come aveva spiegato Laura Arena, veterinaria e membro del comitato scientifico di Kodami: «Il maltrattamento psicologico è un abuso emotivo, sotto forma di azione deliberata o inazione che provoca stress emotivo in un altro essere. La sua forma più frequente è l’inflizione di paura e terrore nel soggetto maltrattato, principalmente a causa di minacce o punizioni spesso imprevedibili e immotivate, eccessive e incoerenti. L’animale vive costantemente con sentimenti negativi di mancanza di sicurezza».

Prendiamo ad esempio il caso dei Chihuahua: quando vediamo questi e altri cani di piccola taglia trattati come pupazzi, ci troviamo davanti ad animali privati della loro necessità etologiche, e ridotti a oggetti da trasportare in borsetta. Lo ha spiegato l'istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami Luca Spennacchio in un video dedicato alla razza.

Dietro a un cane aggressivo con chiunque si avvicini in molti casi si cela un animale stressato e abusato, al quale è preclusa ogni forma di benessere e di espressione individuale. Stessa cosa vale per gli individui che non si lasciano avvicinare e rifuggono il contatto con l'uomo pur essendo nati e cresciuti vicino alla nostra specie. Se infatti è normale che un cane inselvatichito non si lasci toccare, ciò non è applicabili per i cani che vivono in contesti antropizzati. Un cane di famiglia che scappa sotto al tavolo appena vede qualcuno, magari anche un suo familiare, può essere molto timido a causa di traumi passati, o presenti.

Per accertare un caso di maltrattamento è quindi importante rivolgersi alle giuste autorità.

Cosa fare per aiutare un cane maltrattato

Quando si ha il fondato sospetto di trovarsi davanti a un caso di maltrattamento, il primo passo è quello di rivolgersi alle Forze dell'Ordine e alle Guardie zoofile delle associazioni maggiormente presenti sul territorio.

Il numero verde per segnalare abbandoni e maltrattamenti fornito dai Carabinieri non è più attivo, tuttavia continua a sopravvivere nel grande mare del web. Attenzione quindi: mai usare numeri e mail prese da Internet, meglio rivolgersi al 112, il numero unico di emergenza nazionale che poi vi passerà l'ufficio di competenza.

Altro numero da chiamare è quello della Polizia Locale della città, responsabile di tutto ciò che riguarda gli animali liberi sul territorio. Se invece si è assistito a un episodio di maltrattamento e abbandono in autostrada o in strada, anche la Polizia Stradale può essere allertata per il recupero del cane.

Quando arriva una segnalazione per maltrattamento gli agenti o le Guardie zoofile si recano a controllare la situazione personalmente. Durante i sopralluoghi accertano se si tratta di maltrattamento e se si protrae nel tempo. In questo caso intervengono sequestrando o confiscando il cane oggetto di reato.

I sopralluoghi però vengono compiuti se il maltrattamento è cronico, quando invece si assiste a un episodio, come un uomo che picchia il proprio cane in strada, ci si può recare personalmente in commissariato o in questura per denunciare il fatto. Le Forze dell'ordine non possono rifiutarsi di prendere una denuncia, per qualsiasi tipo di reato si tratti. Lo spiega a Kodami l'avvocato Salvatore Cappai, civilista ed esperto in diritto degli animali: «Si tratta di omissione di atti d'ufficio. Nei casi in cui continuino a rifiutarsi è bene chiedere di mettere per iscritto il motivo per il quale il commissariato si rifiuta di prendere la denuncia».

Per supportare la denuncia è bene presentare materiale fotografico e video che riprenda il momento dell'abuso o le sue conseguenze fisiche sull'animale, consegnando copia di tutto agli agenti. Quando si è in dubbio su come agire si può contare sull'appoggio delle maggiori associazioni di tutela che hanno in molti casi degli sportelli appositi per supportare il cittadino nella denuncia.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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