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20 Febbraio 2024
10:22

Come abituare il cane a stare da solo

Una delle prime preoccupazioni di chi adotta un cane è come abituarlo a stare da solo. Anche se non non c'è niente di male nel lasciarlo a casa da solo per qualche ora, è importante procedere con gradualità.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Una delle prime preoccupazioni per le famiglie che stanno per accogliere un cane è: «Come posso abituarlo a stare da solo?». Nella nostra routine quotidiana, infatti, è normale avere impegni in cui non ci può accompagnare e, se il cane sta bene e non soffre di ansia da separazione, non c'è niente di male nel lasciarlo a casa da solo qualche ora al giorno. Per arrivare a questo obiettivo, però, è importante procedere con gradualità, senza esagerazioni e nel rispetto della sua personalità.

Il cane è un animale sociale e per questo deve sentire di appartenere attivamente al suo gruppo affiliativo che, nella maggior parte dei casi, è rappresentato dalla famiglia. Se l'intenzione è quella di adottarlo per portarlo in casa e lasciarlo da solo tutti i giorni per 10/12 ore, è quindi meglio cambiare idea ancora prima del suo arrivo. Questo stile di vita lo renderebbe sicuramente infelice e frustrato, in particolare se si ha a che fare con un cucciolo che ha terminato da poco lo svezzamento ed è quindi appena stato portato via dalla cucciolata e dalla madre.

La capacità di vivere momenti di solitudine senza risentirne eccessivamente rappresenta però uno dei tasselli che fa intendere che il cane sta bene. Per affrontare adeguatamente questo processo bisogna saper ascoltare i bisogni dei singoli, che potrebbero necessitare di tempi diversi per abituarsi.

Abituare il cane a stare da solo sin da piccolo

Affinché il cane possa vivere in maniera sana ed equilibrata i primi momenti di distacco è indispensabile, prima di tutto, ricordarci di non vivere questo momento con ansia. Si tratta infatti di animali capaci di rilevare le nostre emozioni anche solo osservando le espressioni del nostro viso.

Se si accorgono che stiamo male, potrebbero associare i preparativi per la separazione alle nostre emozioni negative e le cose si andranno rapidamente a complicare, perché in futuro tenderanno a riconoscere le nostre intenzioni, anticipando la propria ansia. Dobbiamo quindi prima di tutto porci in maniera tranquilla, evitando di sentirci in colpa. Ricordiamo che lo stiamo facendo per il bene della relazione che ci unisce: in questo momento stiamo gettando le basi per una meravigliosa convivenza insieme anche nel futuro.

Vi è poi una seconda parola da tenere a mente in questo caso ed è: gradualità. Il distacco deve avvenire con grande pazienza. Le prime volte ci si allontanerà entrando semplicemente in un'altra stanza per qualche istante, tornando (se possibile) prima ancora che il cane dia peso a questo gesto. Così facendo potremo verificare se si sente in ansia quando usciamo dal suo campo visivo.

Per facilitarci possiamo scegliere momenti in cui è tranquillo e non troppo eccitato. Quando il livello di attivazione è molto alto, infatti, è più facile che l'allontanamento venga vissuto con più difficoltà.

D'altra parte, però, bisogna evitare di scomparire dalla sua vista mentre dorme, pensando che non se ne accorga, perché una volta svegliato potrebbe sentirsi spiazzato e abbandonato. Questa sensazione potrebbe mettere i bastoni tra le ruote nel nostro processo di costruzione della fiducia.

Meglio scegliere semplici momenti di calma e, con voce tranquilla, dirgli una frase che sia sempre la stessa, come ad esempio: «Torno subito». Nel momento del ricongiungimento, ci si può dedicare qualche istante di coccole, in modo che sia piacevole per entrambi.

Si potranno poi allungare le tempistiche (senza però mai esagerare) seguendo le reazioni che notiamo nel comportamento del singolo cane. Non è possibile sapere in anticipo quanto tempo servirà.

Come abituare il cane a stare da solo se è adulto

Tutto quello che abbiamo appena descritto in alcune situazioni può essere adatto anche per l'arrivo in casa dei cani adulti. Non bisogna però generalizzare, perché ciò dipende (oltre che dalla sua soggettività) anche dalle abitudini pregresse.

Se un cane, ad esempio, ha vissuto a lungo in canile e ha un profilo fortemente timoroso, potrebbe invece sentire la necessità fin da subito di disporre di qualche istante in solitudine per esplorare l'ambiente domestico tranquillamente.

Nel caso in cui invece si parli di un soggetto che nel tempo ha sviluppato un'ansia da separazione è certamente meglio parlarne con un istruttore cinofilo, in modo da non peggiorare ulteriormente le cose e, prima di lavorare direttamente sul distacco, favorire invece una maggiore serenità.

A quanti mesi si può lasciare il cucciolo da solo in casa?

L'età adatta è un aspetto estremamente variabile di questo processo perché dipende ancora una volta dalla personalità del soggetto, dalla relazione che ha instaurato con il suo umano di riferimento e dall'ambiente in cui vive (se si sente tranquillo in casa o meno).

Possiamo però dire che non è corretto obbligare il cane alla solitudine nell'istante immediatamente successivo all'allontanamento dalla cucciolata e dalla madre. In questo frangente (che non deve avvenire prima delle 8 settimane di vita) la sensazione di distacco sarà forte e le emozioni che ne conseguono possono essere profondamente interiorizzate, mettendo in difficoltà i primi passi della relazione e non solo. La solitudine prolungata potrebbe infatti accentuare la sensazione di abbandono e favorire lo sviluppo di una personalità con stili di attaccamento disfunzionali.

Se però il cucciolo mostra di vivere bene e senza preoccupazioni l'ingresso in casa, già nei giorni successivi all'adozione si può pensare di allontanarsi per qualche breve istante, mettendo ancora una volta al primo posto il valore della gradualità.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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