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6 Ottobre 2022
12:29

Col collasso delle popolazioni di anfibi aumentano i casi di malaria nell’uomo

La scomparsa di rane, rospi e altri anfibi è direttamente collegata all'aumento dei casi di malaria registrati in Costa Rica e a Panama. Meno anfibi potrebbe significare più zanzare. E più zanzare ci sono maggiore è la diffusione della malaria.

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A partire dagli anni 90 e 2000 in Costa Rica e a Panama sono stati registrati dei picchi nei casi di malaria insolitamente alti per la regione. Nello stesso periodo si stava diffondendo anche una delle peggiori epidemie fungine mai viste e responsabile del tracollo delle popolazioni di anfibi a livello mondiale.

Le due cose potrebbero non sembrare collegate, e invece secondo un nuovo studio appena pubblicato su Environmental Research Letters, la drammatica perdita di anfibi nell'area ha contribuito in maniera decisiva a far aumentare i casi di malaria nell'uomo.

Le nostre vite sono intrinsecamente legate a quelle delle altre specie, anche se spesso non ci facciamo caso. Per dirla meglio, la natura e la biodiversità sono il substrato su cui si fonda l'intera società umana per come la conosciamo oggi, tutto grazie ai servizi ecosistemici. Gli ecosistemi e la biodiversità forniscono una serie di benefici, risorse e servizi che direttamente o indirettamente, influenzano e sostengono la vita e il benessere umano, gratis.

Alcuni di questi "servizi" sono intuitivi e scontati come l'ossigeno, l'acqua pulita o le materie prime ma molti altri non sono invece pienamente compresi e apprezzati a causa delle complesse dinamiche ambientali e della mancanza di dati di riferimento.

La rapida diffusione della malattia fungina chitridiomicosi è stata un disastro per gli anfibi in tutto il mondo ed è soprattutto a causa di questa malattia se quasi la metà di tutte le specie di anfibi (il 41%) rischiano seriamente l'estinzione. Il microscopico fungo chitridio (Batrachochytrium dendrobatidis) può causare infatti l'estinzione di intere popolazioni o addirittura specie, poiché altera la respirazione cutanea inducendo problematiche neurologiche.

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La rana dorata di Panama (Atelopus zeteki) è sull’orlo dell’estinzione a causa del fungo chitridio. Foto da Wikimedia Commons

Tra gli anni 80 e gli anni 2000, l'ondata di chitridiomicosi ha colpito anche in Sud e Centro America, diffondendosi rapidamente in regioni e paesi come Panama e Costa Rica, aree che godono di una elevatissima diversità di anfibi. Un'analisi effettuata incrociando studi ecologici, cartelle cliniche pubbliche e dati satellitari, suggerisce che esiste un legame molto forte tra questo drammatico declino degli anfibi e l'aumento dei casi di malaria registrato proprio durante l'avanzamento della chitridiomicosi.

Dalle analisi effettuate dai ricercatori è emerso che in media in Costa Rica e Panama c'è stato un aumento compreso tra 0,8 e 1,1 casi di malaria in più all'anno ogni 1000 abitanti, per circa sei anni. Secondo Springborn e colleghi, tutto è partito due anni dopo l'inizio del tracollo degli anfibi. Il collegamento tra anfibi e malaria è presto spiegato: rane, rospi e salamandre tengono sotto controllo le popolazioni di zanzare, l'insetto vettore del protozoo che causa la malattia.

Le larve di anfibi non solo mangiano quelle delle insetti, ma competono con loro anche per altre risorse e per lo spazio, contribuendo così a tenere più basso il numero di zanzare. Meno rane e rospi, quindi, potrebbe significare molte più zanzare e quindi, potenzialmente, una maggiore diffusione della malaria. I dati suggeriscono quindi che esiste uno stretto legame tra il declino degli anfibi e l'aumento dei casi di malaria, tuttavia gli autori ci tengono a precisare che non esistono ancora studi specifici che hanno effettivamente dimostrato che nello stesso periodo c'è stato anche un aumento di zanzare.

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La chitridiomicosi è responsabile del tracollo di almeno 500 specie di anfibi in tutto il mondo

La chitridiomicosi è purtroppo responsabile del più grande tracollo di biodiversità mai registrato a causa di una epidemia. Secondo uno studio pubblicato su Science, il fungo avrebbe avuto origine in Asia e si sarebbe propagato a partire dai primi anni del XX secolo nel resto del mondo anche a causa del commercio internazionale di anfibi, grazie al quale starebbe continuando a muoversi attraverso i continenti ancora oggi. Secondo un altro studio pubblicato su Science nel 2019, il Batrachochytrium ha colpito e decimato almeno 500 specie di anfibi in tutto il mondo, causando probabilmente l'estinzione di almeno 90 di queste.

Studi come questi, sulle connessioni tra la perdita di biodiversità e la salute umana, potrebbero aiutare a far aumentare gli sforzi per la conservazione, evidenziando i benefici diretti che la tutela di piante e animali apporta al benessere umano. Allo stesso tempo, dimostrano anche che il declino e l'estinzione delle specie, unito ai fallimenti nella conservazione, hanno dei costi diretti e spesso nascosti che impattato sulle vite, sull'economia e sulla salute delle popolazioni umane, anche se non ci pensiamo.

È anche questo che dovremmo ricordarci quando ci chiediamo perché dovremmo impegnarci e investire così tanto per tutelare la natura e la biodiversità.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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