15 Aprile 2021
15:17

Cardiomiopatia ipertrofica del gatto: sintomi, terapia e prevenzione

La Cardiomiopatia ipertrofica felina (CMI) è una malattia su base genetica che colpisce principalmente alcune razze di gatti. È un'ispessimento di una parte del cuore che causa problemi respiratori e in molti casi paralisi del treno posteriore. Non esiste una cura e gli esemplari portatori della mutazione vanno esclusi dalla riproduzione.

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Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Articolo a cura del Prof. Giuseppe Borzacchiello
Medico Veterinario e Professore universitario, esperto di patologia animale
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La Cardiomiopatia ipertrofica (CMI) è una malattia dei gatti su base genetica che si manifesta generalmente in soggetti di età superiore ai 5 anni. È più frequente in alcune razze (Ragdoll e Maine Coon). La cardiomiopatia ipertrofica consiste in un’ispessimento di una parte del cuore che provoca sintomatologia respiratoria e, in molti casi, paralisi treno posteriore a causa di una complicanza. La terapia è generalmente sintomatica.

Cause della cardiomiopatia ipertrofica

La cardiomiopatia ipertrofica felina è una malattia che rappresenta oltre il 50% di tutte le patologie cardiache dei gatti. Può insorgere o per deficit genetici, e dunque essere ereditaria, o secondariamente ad altre condizioni patologiche (ipertiroidismo, ipertensione). Le razze più frequentemente colpite sono il Maine Coon, il Ragdoll e lo Sphynx e si manifesta principalmente nei soggetti di sesso maschile, con un’età media di 5-7 anni.

La causa della malattia primaria risiede nell’alterazione di un gene, che provoca un disallineamento ed un aumento di volume delle fibre del muscolo cardiaco. La parte anatomica più frequentemente colpita è il ventricolo sinistro, ovvero la porzione del cuore da dove passa il sangue ossigenato, che poi va nella circolazione sistemica. Tuttavia, anche il setto interventricolare e altre porzioni anatomiche possono essere colpite.

Sintomi della cardiomiopatia ipertrofica nel gatto

La malattia può decorrere in maniera asintomatica ma, se presenti, i sintomi di più frequente riscontro sono dispnea e gravi difficoltà respiratorie, debolezza, alterazioni cardiologiche (soffio cardiaco, aritmie). È possibile un’evoluzione della sintomatologia fino all’edema polmonare. In molti casi si riscontra paralisi degli arti posteriori dovuta al tromboembolismo dei vasi sanguigni. Talvolta, questi sintomi possono comparire solo a carico di un arto, che risulterà più freddo con aspetti di cianosi.

Diagnosi della CMI

La diagnosi si basa sui rilievi clinici e può giovarsi dell’indagine radiografica, che negli animali malati mette in evidenza l’aumento di volume del cuore (cardiomegalia). Il sospetto diagnostico può e deve essere confermato con un’ecocardiografia, ovvero un’indagine strumentale che rileva la morfologia del cuore che apparirà tipicamente ingrossato in alcune zone.

Terapia e prognosi

Non esiste una terapia che possa guarire gli animali dalla cardiomiopatia ipertrofica. Il medico-veterinario curante prescriverà farmaci diuretici per favorire la corretta diuresi e antiaritmici per il controllo di eventuali alterazioni del ritmo cardiaco. In molti casi in cui la malattia si complica con fenomeni tromboembolici, si possono somministrare farmaci anticoagulanti. Inoltre, se presente edema polmonare, verrà impostata la terapia specifica per la risoluzione di questa condizione che mette a rischio la vita dell’animale.

Prevenzione della cardiomiopatia ipertrofica del gatto

La prevenzione della cardiomiopatia ipertrofica si basa sullo screening genetico degli animali destinati alla riproduzione nelle razze più a rischio: Maine Coon e Ragdoll. Se gli animali presentano la mutazione del gene coinvolto, allora devono essere esclusi dalla riproduzione. In realtà, è stato anche visto che animali negativi al test possono sviluppare la malattia che evidentemente dipende dal coinvolgimento di più geni.

Un'altra possibilità è l’impiego dell’esame ecocardiografico a partire da un anno di età per verificare la presenza di lesioni cardiache che chiaramente escludono il soggetto dalla riproduzione.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Giuseppe Borzacchiello
Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Sono professore universitario di ruolo presso il Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II e titolare della cattedra di Fisiopatologia degli animali domestici. Ho insegnato in diverse Università italiane, corsi di perfezionamento e master universitari. Appassionato di animali e di cani in particolare, mi occupo da oltre vent’anni di ricerca scientifica nel campo della patologia spontanea degli animali domestici e di tematiche inerenti l’oncologia comparata.
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