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28 Gennaio 2022
16:06

Cani liberi accalappiati in Turchia: Zeytin, protagonista di “Stray”, è stata ritrovata

Zeytin, la protagonista del film "Stray", è salva, non è stata accalappiata e non finirà in un canile fatiscente, come sta accadendo a tanti cani liberi in Turchia, dopo la decisione del presidente Erdoğan di rimuovere dalle strade i randagi.

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Zeytin è sana e salva. Non è stata accalappiata e a lei, fortunatamente, non toccherà in sorte la fine che stanno facendo tantissimi cani liberi in Turchia: ammassati in canili fatiscenti in cui vengono rinchiusi dopo la decisione del presidente Recep Tayyip Erdoğan che ha incaricato tutti Comuni di rimuovere dalle strade gli animali randagi che «rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica».

Zeytin è stata ritrovata proprio da Elizabeth Lo, la regista del film "Stray" che ha per protagonista questa cagna che girava libera per le strade di Istanbul insieme ad altri due compagni di avventura, Nazar e Kartal. Dopo giorni di ricerca, l'appello sull'account ufficiale del film "Stray" e soprattutto quello della stessa regista che è andata di persona per le strade di Istanbul per ritrovarla, la cagna ha passato la notte in albergo e ha anche trovato qualcuno che si prenderà cura di lei.

Quello che è per fortuna un lieto fine, in realtà, lascia anche tantissimo l'amaro in bocca. Il destino di Zeytin da ora in poi è necessariamente cambiato. La sua vita di essere senziente e libero, completamente integrato nel tessuto urbano che è la sua casa, verrà stravolta da un nuovo contesto in cui dovrà obbligatoriamente trasferirsi. E nel suo caso, alla fin fine, è andata anche bene perché la regista ha trovato la disponibilità di una persona che in realtà le consentirà comunque di fare una vita quanto più simile a quella che le appartiene. Come ha precisato infatti Lo nelle stories, Zeytin andrà a vivere da Mert Akkok, un animalista che vive in una fattoria alla periferia di Istanbul con molti animali che ha recuperato e di cui avevamo proprio su Kodami raccontato la storia.

«Ho conosciuto Mert durante un viaggio di ricerca nel 2017 in cui ci mostrò come vivevano i cani abbandonati nelle foreste dei dintorni di Istanbul a cui dava supporto. A distanza di cinque anni si è poi trasferito in una zona di campagna non lontana dalla città in cui ha ampi spazi esterni in cui i cani vivono in libertà e in sicurezza».

E' lì, dunque, che Zeytin dovrà trovare un nuovo equilibrio. Sicuramente lontana dal traffico della città e dalla vita caotica di una grande metropoli ma nessuno mai potrà dirci, sebbene in tanti pensino che un'adozione in famiglia sia la migliore cosa per un randagio senza fare i necessari distingui a seconda dell'individuo che ci si ritrova davanti, quanto invece le mancherà quella dimensione nella quale era così a suo agio, come emerge dalle splendide immagini di "Stray".

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Il punto sui cui riflettere, grazie anche proprio al film di Elizabeth Lo, è infatti che la conclusione della storia di Zeytin delinea anche la fine di un'epoca se la Turchia continuerà a mettere in atto questa nuova politica decisa dal suo presidente. "Più di 100.000 cani chiamano le strade di Istanbul casa" è infatti una delle frasi principali che accompagna proprio il trailer di "Stray" ed effettivamente la città turca era esempio concreto della possibilità di una serena convivenza tra uomini e cani liberi.

C'è una lunga storia che lega le due specie sul territorio che addirittura risale a inizio del secolo scorso: «Dal 1909, lo stato turco ha cercato di annientare i randagi. A causa delle diffuse proteste in risposta, la Turchia è ora uno dei pochi paesi in cui è ora illegale l'eutanasia o tenere in cattività qualsiasi cane randagio», è un'altra delle informazioni che vengono fornite attraverso il documentario di Elizabeth Lo. E' stato anche un paese all'avanguardia nel dare seguito a livello nazionale al cosiddetto "metodo CNVR" ("catch, neuter, vaccinate, return" ovvero "cattura, sterilizzazione, vaccinazione e re immissione sul territorio") e dal 2004 è stata vietata l'uccisione dei randagi a meno che i cani non soffrissero di "malattie e condizioni incurabili come la malattia terminale".

Ma ora la decisione di Erdoğan sta cambiando il corso degli eventi e nemmeno le manifestazioni da parte di cittadini e attivisti, ad ora, hanno portato a uno stop degli accalappiamenti, come invece in passato era successo. La Turchia sta affrontando un periodo molto complesso proprio sulla relazione con gli animali. Lì dove infatti è stato approvato un importante disegno di legge sui diritti degli animali che prevede anche multe per coloro che abbandonano i cani invece di consegnarli ai rifugi, ecco che il presidente ha invece fatto dei randagi un argomento politico per colpire, secondo quanto egli stesso ha dichiarato, quelli che ha definito "turchi bianchi", termine che viene usato nel paese con tono dispregiativo per indicare persone laiche, in gran parte occidentali e per lo più di sinistra. A queste sue persone, che rappresentano chiaramente coloro che non votano per lui, ha mandato un messaggio chiaro dopo un caso di aggressione da parte di un cane (di proprietà, non randagio) a una bambina: «Si preoccupino dei loro animali domestici». Purtroppo, però, ha deciso anche di preoccuparsi lui dei cani liberi della sua meravigliosa terra. E non nel modo migliore.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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