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25 Maggio 2022
13:47

Cani dell’Inps di Torino. Le associazioni animaliste: «Siamo in attesa di una bozza del progetto»

La storia dei "cani dell'Inps" di Torino: parla il portavoce della Consulta animalista della città: «Chiediamo maggiore chiarezza sulla direzione che prenderà questo progetto in futuro».

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Nella periferia Nord di Torino, tra il Parco dell'Arrivore e le rive del fiume Stura, vive da anni un gruppo di cani randagi chiamati "I cani dell’Inps", per via della prossimità con il palazzo della previdenza sociale. Un tempo si muovevano liberamente all'interno del parco senza dare nell'occhio, ma a causa di una serie di interventi di urbanizzazione svolti negli ultimi anni, sono cambiati i rapporti tra i cani e gli esseri umani, che hanno cominciato a notarne la presenza.

A partire dallo scorso mese di gennaio, hanno avuto inizio alcune operazioni di accalappiamento e, per comprendere le motivazioni che hanno portato a queste scelte, abbiamo approfondito ascoltando l'opinione dell'Assessore al Benessere Animale Francesco Tresso e quella di Stray Dogs International Project, l'associazione che lo scorso anno ha svolto un censimento dei cani presenti sul territorio.

«In collaborazione con gli uffici comunali di riferimento, l'Asl veterinaria e la Polizia Municipale, abbiamo già costituito un gruppo di lavoro per intervenire attivamente – aveva spiegato a Kodami l'Assessore al Benessere Animale – Posso però affermare con certezza che il Comune non ha autorizzato alcun accalappiamento e l'unico intervento di cui sono a conoscenza, sebbene sia stato svolto da ignoti, non riguarda individui adulti, ma una cucciolata».

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© Stray Dogs International Project

L'Assessore Francesco Tresso ha dichiarato, inoltre, di aver svolto un incontro con le associazioni animaliste Enpa e Oipa: «Durante la riunione hanno trascorso la maggior parte del tempo a discutere tra loro su quale fosse il modo corretto per intervenire – e aggiungendo – Di fatto abbiamo già un progetto pronto: si tratta solo di metterlo in atto».

Abbiamo dunque ora sentito anche la Consulta delle associazioni per il volontariato animalista della città di Torino, ovvero un gruppo di associazioni che si occupano di temi legati al benessere animale nel capoluogo piemontese, di cui fanno parte Enpa e Oipa, citate dall'Assessore, insieme a Iapl, Micio Villaggio, Agriambiente, LIDA e LAV.

«Nelle parole dell'Assessore c'è una verità parziale di come si sta evolvendo il progetto – afferma Marco Francone, vicepresidente della Consulta che spiega a Kodami la sua versione dei fatti – Stiamo collaborando attivamente con l'Ufficio Tutela Animali, ma nonostante le nostre numerose richieste, non abbiamo mai ricevuto una bozza del progetto che descriva i termini della nostra collaborazione e, inoltre non sappiamo cosa ne sarà dei cani dopo il trasferimento in via Germagnano. Al momento non abbiamo ricevuto alcuna risposta a questa domanda».

Per fare maggiore chiarezza, Kodami ha provato a contattare direttamente l'Ufficio Tutela Animali del Comune di Torino, ma il responsabile, Carlo Mastrogiacomo, ad ora ha risposto che: «Il progetto è nelle sue fasi iniziali e richiede, quindi, molta attenzione in tutti i suoi aspetti – aggiungendo – Ci potremo esprimere solo in un prossimo futuro».

Proprio in questi giorni, però, qualcosa si sta effettivamente muovendo e, secondo quanto riportato da Marco Francone, l'Ufficio Tutela Animali ha inviato alla Consulta una richiesta di partecipazione ad un incontro previsto per il prossimo 6 giugno, durante il quale le associazioni e l'amministrazione locale avranno l'occasione di discutere dei dubbi sorti in questo periodo: «Abbiamo risposto all'invito ribadendo ancora una volta le nostre richieste – continua Francone – Attendiamo un riscontro da parte loro nei prossimi giorni, in modo da attivarci adeguatamente per il 6 giugno».

«Gli accalappiamenti hanno permesso di smuovere le acque di una situazione ferma da troppo tempo»

«La nostra idea è quella di recintare un'area nei pressi del vecchio canile municipale di Via Germagnano – aveva spiegato a Kodami l'Assessore Tresso, descrivendo le intenzioni del Comune riguardo la gestione dei "Cani dell'Inps" – In questo modo non entreranno più in conflitto con gli esseri umani. Al momento, però, non siamo ancora riusciti a trovare il modo adeguato per narcotizzarli e trasferirli altrove senza metterne a rischio il benessere».

«Quando abbiamo letto l'intervista siamo rimasti fortemente turbati. Forse l'Assessore non lo sa, perché evidentemente segue queste tematiche da poco tempo, ma il progetto ha preso forma negli anni grazie ai ragionamenti di tutte le parti in causa e, in questi mesi, abbiamo dato la nostra disponibilità anche per gli interventi di sedazione – afferma il portavoce della Consulta – Non mente quando dice che in passato abbiamo avuto problemi interni, ma per quanto riguarda la gestione dei "Cani dell'Inps" siamo tutti d'accordo nel chiedere maggiore chiarezza sulla direzione che prenderà questo progetto in futuro».

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©Stray Dogs International Project

Sebbene risulti ormai chiaro che il Comune abbia deciso di intervenire attraverso un progetto di accalappiamento e trasferimento dei cani, rimane invece ancora da capire chi sia stato ad intervenire, senza autorizzazione, catturando alcuni individui.

«Non siamo stati noi, ma a conti fatti pensiamo che questa evoluzione, seppur controversa, sia stata positiva per i cani, perché ha permesso di smuovere le acque e parlare finalmente della loro condizione precaria, che andava avanti da anni senza un vero e proprio intervento da parte delle amministrazioni – conclude Francone  – Tra l'altro, l'abitudine di accalappiare i cuccioli non è affatto di una novità. Da anni ormai, alcune volontarie si occupano di prelevare i cuccioli dal territorio nell'intento di non fare aumentare il numero di randagi. D'altra parte, se nessuno fa niente, chi è interessato al tema si attiva in autonomia. Anche in questo caso l'Assessore dimostra di non avere una conoscenza approfondita dei dettagli di questa tematica».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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