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9 Febbraio 2022
11:31

Cacciatore uccide un alligatore gigante e lo espone sui social come un trofeo

Doug Borries, cacciatore del Mississippi, ha ucciso un alligatore da quasi quattro metri di lunghezza per un peso di 400 chili e ha postato poi su Facebook le foto con l’animale come trofeo.

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Sospettato di essersi mangiato gran parte dei vitelli degli allevatori della contea di Okeechobee, in Florida, un alligatore da quasi quattro metri di lunghezza per un peso di 400 chili è stato ucciso e poi esposto sui social come trofeo.

Doug Borries, cacciatore del Mississippi, conosciuto per aver conseguito nove record mondiali di catture di animali, ha sparato un colpo diretto in fronte all’animale e ha messo fine alla sua vita, postando poi su Facebook le foto con l’alligatore insieme ad un messaggio: «Ho avuto la fortuna di sparargli addosso un tiro perfetto. Avere una buona pistola paga».

Nelle interviste ai media che sono seguite, per la maggior parte delle volte trattato quasi come un eroe e fotografato sempre vicino all’enorme carcassa dell’animale, l’uomo ha spiegato come fosse riuscito nell’impresa a dire di tutti impossibile: «Ero appostato sulle rive del lago, fin dall’alba», scrive «e sono riuscito a colpirlo mentre l’alligatore si trovava su un isolotto al centro del lago». Aggiungendo come l'evento sia stato per lui «l’occasione della vita», «un’opportunità irripetibile».

E così, l’enorme  animale che aveva vissuto per ottant’anni, mangiando la carne di altri animali ovviamente, ha finito i suoi giorni sotto i colpi di un cacciatore che dopo aver recuperato il corpo dal fondo del lago, lo ha spellato e mangiato e ne ha conservato la testa per attaccarla sulla parete di casa come trofeo.

Scarpe, cinture, portafogli: il mercato globale del lusso anche se sulle pellicce inizia a desistere, per quanto riguarda la pelle dei caimani, ha fatto solo piccoli passi, lasciando continuare indisturbata la mattanza dei coccodrilli costretti a subire le peggio torture all’interno degli allevamenti per far continuare a produrre borsette.

Di qualche anno fa, un video terribile in cui Farm Transparency Project, organizzazione che da sempre sostiene l'abolizione dello sfruttamento degli animali per qualsiasi scopo nelle strutture australiane, aveva mostrato terrificanti immagini provenienti da tre allevamenti di coccodrilli di proprietà di Hermès in Australia in cui si vedevano animali confinati in gabbie anguste o piccole fosse di cemento piene di acqua sporca, prima di essere fulminati, trascinati e mutilati, alcuni di essi mentre sono ancora coscienti.  Immagini che sembrano uscite da un film horror e che ricordano, se mai ce ne fosse bisogno, quanto l’industria delle pelli esotiche sia un business barbaro e crudele.

Di marzo 2021, invece, l’inchiesta video di Peta Asia per indagare sempre il trattamento disumano a cui i coccodrilli sono sottoposti in tutto il Sud Est Asiatico, inclusi Malesia, Filippine e Indonesia. Qui, la pratica più comune prevede lo stordimento e poi una pugnalata sulla testa dell’animale con una lama che dovrebbe ucciderlo all’istante. Più frequentemente, però, il coccodrillo non è stordito abbastanza e, in ogni caso, la pugnalata gli procura soltanto la paralisi, ma non la morte. Che soffrendo patimenti allucinanti, può arrivare anche dopo un’ora e mezza di lenta agonia.

Kodami, come sempre, non pubblica la foto apparsa su altri media perché è un'immagine cruenta e che poco aggiunge alla cronaca. 

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Simona Sirianni
Giornalista
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