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Black dog day, c’è veramente bisogno di una cura per la sindrome del cane nero?

Oggi è il primo ottobre e si festeggia la giornata del cane nero per invogliare la gente ad adottare questi meravigliosi animali dal mantello scuro e combattere la sindrome del cane nero che molti studi ritengono non qualificabile come patologia.

1 Ottobre 2022
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Oggi, primo ottobre è il Black dog day, giornata istituita per spingere le persone ad adottare cani con il colore del mantello scuro e il motivo di questa sensibilizzazione affonda le proprie radici addirittura nella psicologia.

Moltissimi rifugi e canili registrano quella che da alcuni anni viene definita "big black dog syndrom" o "sindrome del cane nero", un'innata riluttanza delle persone ad adottare cani con il colore del mantello nero, o in generale scuro, perché considerati più aggressivi o per motivi legati ad antiche credenze e superstizioni. Una lettura approfondita di articoli scientifici sulla questione, però, fa subito capire che la sindrome non è realmente riconosciuta dal punto di vista clinico e un dubbio sorge spontaneo: c'è veramente bisogno di questa giornata?

Cos'è la sindrome del cane nero?

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Tutto parte da delle osservazione fatta in molti canili e rifugi. Secondo gli operatori di molte di queste strutture i cani neri sono adottati di meno rispetto a quelli con mantelli di diverso colore e le motivazioni variano molto da regione a regione.

C'è chi pensa sia una questione legata a credenze popolari e falsi miti che legano cani e molti altri animali dal mantello nero a leggende del proprio paese. Ne è un esempio il Gramo, una creatura del folklore britannico e asiatico che compare anche nella famosa saga di Harry Potter. In genere il suo avvistamento è inteso come presagio di morte e comparirebbe 6 giorni prima che accada una sciagura a una persona cara. Secondo la leggenda si anniderebbe nel buio e avrebbe il mantello completamente nero.

C'è chi ne fa una questione psicologica e dice che i cani neri ispirerebbero un disagio e una inquietudine primordiale nelle persone, qualcosa di innato e incontrollato. Altre persone, invece, pensano che il motivo per cui la gente adotta meno cani con il mantello scuro sia una questione puramente estetica. 

Che esistano delle persone che realmente non adottano un cane nero per queste motivazioni è possibile, ma per definire una vere e propria sindrome c'è bisogno di più di qualche semplice suggestione.

Esiste veramente la sindrome del cane nero?

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Sebbene sia importante prendere in considerazione le parole degli esperti che lavorano in contesti di canili e rifugi, in realtà sono moltissimi gli studi che indicano l’inconsistenza scientifica di questa sindrome.

Uno studio del 2016 dell’Università di Louisville, ad esempio, ha esaminato i dati delle adozioni di molti canili statunitensi cercando di comprendere se ci fosse una reale corrispondenza con l'esperienza degli operatori dei canili. Il risultato dell'indagine ha smentito questa esperienza aneddotica e i cani neri venivano adottati senza problemi tanto quanto i cani con un mantello di colore diverso. Gli scienziati hanno anche cercato di capire se i cani neri fossero fra gli animali più soggetti  a procedure di eutanasia, ma anche in questo caso i dati non hanno supportano l'ipotesi.

Un altro studio del 2021 pubblicato sul The Humanistic Psychologist ha tentato un approccio innovativo: tramite la tecnologia di riconoscimento facciale ha cercato di individuare se le persone alle quali si mostravano delle foto di cani neri contraessero la faccia involontariamente in espressioni di paura, disgusto o disagio. Anche in questo caso non c'è stata nessuna evidenza scientifica che ha attestato la possibile presenza della sindrome.

Un ultimo esempio lo fornisce uno studio polacco del 2014 che ha sondato l'opinione pubblica intervistando delle persone con una semplice domanda: «quali sono i cani più aggressivi?» Sorprendentemente gli intervistati hanno risposto che effettivamente i cani grandi e con un mantello nero erano ritenuti più aggressivi rispetto a cani con mantelli di colore diverso. Quando lo stesso studio ha incrociato questa evidenza con il numero di adozioni di cani in diversi canili della Polonia, però, ha scoperto che tutti i cani venivano adottati in egual misura indipendentemente dal colore del mantello.

A questo punto è normale chiedersi quale sia la realtà dei fatti: da una parte c'è l'esperienza dei volontari e degli operatori che sottolineano un problema, dall'altra le evidenze scientifiche che nuotano in direzione contraria. In questa situazione di incertezza sarebbe giusto cancellare la ricorrenza?

Sebbene sia vero che la sindrome del cane nero non sia scientificamente supportata da prove concrete, possiamo comunque affermare che in molti paesi del mondo aleggiano ancora oggi miti e leggende che stigmatizzano gli animali con il colore del mantello scuro e influenzano l'opinione pubblica indirettamente. Non è definibile una vera e propria sindrome, dunque, ma è comunque possibile sfruttare ricorrenze come questa del primo ottobre per porre l'attenzione su questioni importanti come il sovraffollamento dei canili e promuovere adozioni consapevoli a prescindere dal colore del mantello.

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