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3 Dicembre 2021
10:01

Armani abbandona la lana d’angora che uccide i conigli tra atroci sofferenze

L’ulteriore passo del re della moda italiana arriva adesso con un nuovo annuncio: a partire dall’autunno-inverno 2022, la sua maison non utilizzerà più la lana d’angora, filato che si ricava dai conigli e con una modalità particolarmente cruenta, aggiungendola all'elenco dei materiali esclusi dalla propria animal-free policy.

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Era il 2016 quando Giorgio Armani decise di abbandonare le pellicce e passare a quelle ecologiche e di interrompere l’utilizzo dei pellami esotici (come struzzo e coccodrillo) per tutti gli accessori. Da allora lo stilista ha mantenuto costante il suo impegno a sostegno della natura, cercando e credendo molto nella ricerca di nuovi materiali e di metodi innovativi per il trattamento delle materie prime tradizionali.

L’ulteriore passo del re della moda italiana arriva adesso con un nuovo annuncio: a partire dall’autunno-inverno 2022, la sua maison non utilizzerà più la lana d’angora per le collezioni di tutte le linee, aggiungendola all'elenco dei materiali esclusi dalla propria animal-free policy. Un modo per continuare a garantire il controllo delle proprie produzioni rispetto alla tutela del mondo naturale.

Tra le associazioni animaliste sodisfatte dell’iniziativa, la Lav, Lega Antivivisezione, la quale in questi anni si è confrontata spesso con il Gruppo Armani, evidenziando le criticità della filiera della lana d’angora e segnalando questo materiale tra i prioritari da dismettere in una prospettiva di maggiore sostenibilità ed eticità della moda.

Infatti, l’angora è un filato che si ricava dai conigli e con una modalità particolarmente cruenta: gli animali sono infatti immobilizzati su assi di legno, con gli arti legati, e il “pregiato” pelo viene letteralmente strappato a mani nude lasciando questi animali agonizzanti.

La produzione principale di lana d’angora è in Cina, ma anche quando prodotta in Europa le barbarie compiute verso questi animali restano invariate, come mostrato dalla indagine dei partner dell’associazione di One Voice che hanno infiltrato alcuni investigatori all’interno degli allevamenti francesi di conigli d’Angora, appositamente per l’ottenimento della lana.

Non è la prima volta che Giorgio Armani si mostra sensibile alle tematiche ambientaliste. A Milano, ad esempio ha preso parte attivamente al progetto ForestaMi, finalizzato alla piantumazione di un milione di alberi in città entro il 2030.

Ma anche la creazione dei profumi rispecchiano l’impegno del brand per la riduzione dell’impatto ambientale e sociale: tutti gli aromi provengono solo da fonti sostenibili, in modo da preservare la biodiversità e garantendo la tracciabilità

Il profumo femminile lanciato nel 2020 è stata la prima fragranza a impatto zero le cui emissioni sono state calcolate in tutte le fasi del progetto. Una strada complessa e costosa, quella dell’Armani Beauty che, dalle fragranze al makeup allo skincare, si impegna a essere interamente a impatto zero entro il 2025.

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Simona Sirianni
Giornalista
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