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17 Ottobre 2022
10:50

A Panama per discutere la salvaguardia di 600 specie di animali e piante in pericolo estinzione

Rinoceronti, leopardi, rane di vetro, elefanti e ippopotami tra le specie maggiormente in pericolo: per loro HSI International chiede di stringere le maglie della protezione e di agire in fretta, prima che sia troppo tardi.

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Giornalista

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Ippopotami, rane di vetro, squali, leopardi, elefanti africani e rinoceronti bianchisotto la lente di ingrandimento. Sono loro, infatti, i sorvegliati speciali per i quali si chiede una particolare attenzione alla prossima Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), che si riunirà dal 14 al 25 novembre a Panama.

Sarà questo l’appuntamento mondiale dove i delegati dei 184 Paesi membri esamineranno 52 proposte per aumentare o diminuire le misure di protezione di 600 specie di animali e piante selvatiche, con l’obiettivo di fare il punto sullo stato di conservazione e di protezione degli animali che popolano la terra. Per fare pressione sui Paesi membri, affinché sostengano le proposte che potrebbero contribuire a garantire che le specie non siano ulteriormente spinte verso l'estinzione dallo sfruttamento e dal commercio internazionale di loro parti del corpo e prodotti da esse derivate, ci saranno anche alcuni esperti di HSI Humane Society International tra cui il presidente di HSI Jeff Flocken.

Gli ippopotami, cacciati mentre dormono in acqua

Sono proprio gli esperti di HSI che saranno a Panama ad aver studiato a fondo la situazione degli animali di cui la conferenza internazionale dovrebbe maggiormente tener conto. Di ippopotami si è occupato Adam Peyman, direttore dei wildlife programs: «Gli ippopotami sono considerati una specie iconica dell’Africa, eppure l’entità del commercio internazionale delle loro parti del corpo e dei prodotti che ne derivano, come zanne, denti, pelli, teschi e trofei, è sconvolgente. La vendita di parti di animali, insieme ad altre minacce che gravano sugli ippopotami, li sta spingendo sull’orlo dell’estinzione».

Gli ippopotami sono minacciati dalla perdita e dalla frammentazione del loro habitat, dai bracconieri interessati alla loro carne, pelle e all’avorio e dai cacciatori di trofei. Si prevede che gli attuali livelli di sfruttamento legale e illegale porteranno a un declino della popolazione selvatica, indicando la necessità di adottare un livello di protezione più elevato per questa specie. L’indagine sotto copertura realizzata da HSI all’inizio del 2022 ha sottolineato che sono gli Stati Uniti ad avere il primato di ospitare il maggior numero di cacciatori di trofei di ippopotamo.

«Viaggiano migliaia di miglia all'estero e pagano migliaia di dollari per sparare e uccidere ippopotami nell'acqua, probabilmente mentre gli animali stanno riposando – si legge nel rapporto dell’inchiesta – Molti cacciatori si lasciano alle spalle i cadaveri degli ippopotami e tornano a casa con soli 12 denti come loro "trofei". E i denti spesso finiscono per essere montati ed esposti, su una placca di legno o su una replica di una spalla di ippopotamo».

Le rane di vetro, fragili e trasparenti: serve un monitoraggio

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Quattordici nazioni dell’America centrale e meridionale propongono di includere nell’Appendice II della CITES la famiglia delle rane di vetro, così chiamate per pelle tanto trasparente a causa della mancanza di pigmento da permettere di scorgere i suoi organi. «Le rane di vetro, con la loro pelle traslucida, sono una famiglia di specie sorprendente – spiega Grettel Delgadillo, vicedirettrice di HSI America Latina – Purtroppo, è proprio questa che interessa i commercianti senza scrupoli che contrabbandano rane vive dall’America centrale e meridionale per venderle come animali domestici. È fondamentale che le Parti della CITES adottino questa proposta per arginare il commercio illegale di questi animali rari e mettere in atto un monitoraggio serio del commercio legale, per prevenire il traffico di animali esotici, venduti come domestici».

L’inserimento nell’Appendice II della Convenzione fornirebbe un monitoraggio cruciale e metterebbe in atto misure per garantire che il commercio sia legale.

Squali: massacrati per le pinne

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Sono le pinne gli obiettivi dei cacciatori di squali. Utilizzati per la cucina cinese, costituiscono il motivo per cui ogni anno milioni e milioni di squali vengono massacrati, spesso ributtati in acqua ancora vivi dopo essere stati menomati. In vista dell’appuntamento di Panama ci sono tre proposte per inserire nell'Appendice II diverse famiglie di squali e specie simili appartenenti alla famiglia dei Carcarinidi, squali martello e pesci chitarra (imparentati con gli squali). Tutte queste specie hanno un basso tasso riproduttivo e diverse specie di ciascuno di questi gruppi sono altamente minacciate.

«Le popolazioni di diverse specie di squali e pesci chitarra hanno registrato un declino del 70-90%. È inconcepibile che il commercio di pinne di queste specie minacciate non venga monitorato per garantirne la legalità, soprattutto perché ogni anno vengono uccisi circa 100 milioni di squali per le loro pinne». Commenta Rebecca Regnery, Senior director of wildlife di HSI. Ma poiché sono proprio le pinne, praticamente indistinguibili fra le varie specie di squali, l’obiettivo principale dei cacciatori è necessario che tutte vengano inserite nell'Appendie II, in modo che il loro commercio a livello internazionale possa essere monitorato e legale «prima che sia troppo tardi” conclude Regnery .

Leopardi, rinoceronti ed elefanti: ancora troppi quelli uccisi per la caccia al trofeo

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Per leopardi, rinoceronti ed elefanti sarebbe necessario secondo HSI una profonda riflessione sulle quote di caccia concesse ai vari stati africani e che continuano ad alimentare la caccia al trofeo. Sebbene il leopardo sia minacciato di estinzione e la caccia al trofeo sia una delle principali minacce alla sua sopravvivenza, ad esempio, le Parti della CITES hanno stabilito quote di esportazione per 12 paesi, che consentono l’esportazione annuale di un massimo di 2.648 trofei o pelli di leopardo. Queste quote che però sono considerate controverse e non sono basate su dati scientifici.  Due paesi, il Kenya e il Malawi, chiedono l’eliminazione delle loro quote, mentre l’Etiopia chiede che la sua quota annuale venga ridotta da 500 a 20 leopardi. Tuttavia, questo lascia nel mirino i leopardi dei restanti nove paesi, tra cui Tanzania e Zimbabwe che hanno una quota oltraggiosa di 500 leopardi per nazione.

Per i rinoceronti bianchi meridionali e gli elefanti africani, invece, HSI esorta i Paesi membri a opporsi a una pericolosa proposta che ridurrebbe la protezione CITES per i rinoceronti bianchi meridionali in Namibia, gravemente minacciati dai bracconieri interessati al loro corno. «Se adottata, la proposta allenterebbe il controllo sul commercio internazionale dei trofei di caccia di questa specie. Inoltre, HSI sostiene una proposta per aumentare la protezione CITES degli elefanti africani in Botswana, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica, che aumenterebbe la regolamentazione del commercio internazionale di trofei di caccia. Visti i gravi e permanenti impatti della caccia al trofeo sulla sopravvivenza delle specie, è imperativo che i Paesi membri limitino il commercio mondiale dei trofei di caccia delle specie elencate nella Convenzione».

Si tratta di «trofei ambiti» come sottolinea Sarah Veatch, direttore HSI di wildlife, «per questo è indispensabile che i membri adottino un approccio precauzionale. Le quote basate su dati obsoleti, inaffidabili o su metodi imprecisi sono inaccettabili e devono essere invalidate. Le Parti della CITES hanno l’opportunità di dare a queste specie le protezioni e la supervisione necessarie per evitarne lo sfruttamento». L’obiettivo è ovviamente: «agire re prima di raggiungere un punto di non ritorno”.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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