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7 Novembre 2022
13:09

Zar è morto, la sua pet mate: «Ucciso da chi gli ha dato del cibo che non avrebbe dovuto mangiare»

Il meticcio Zar è morto qualche giorno fa. E nonostante fosse un cane anziano, forse non era ancora arrivato il momento di salutare quella famiglia che gli aveva dato gli ultimi anni di amore dopo essere stato tanti anni in un canile. La sua pet mate è convinta che la sua morte sia stata provocata, ma provarlo è difficile.

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«A Zar piaceva molto stare fuori. In giardino era solito zampettare lungo il perimetro della casa, scendere lungo la rampa del box e piazzarsi seduto nell'erba a prendere il sole. Trascorreva molto tempo all'aria aperta quando non pioveva e i cani che passavano davanti a casa lo conoscevano: si fermavano al cancello per scambiare con lui un'annusata reciproca in amicizia. Perderlo così è stata una grandissima sofferenza».

Zar, infatti, ora non c’è più. È morto qualche giorno fa. E nonostante fosse un cane anziano, non era ancora arrivato il momento di salutare la sua famiglia con cui viveva a Correzzana, Comune nella provincia della Brianza. Persone che gli aveva permesso di vivere gli ultimi anni di amore dopo essere stato in un canile.

«Cos’è successo, non è facile da spiegare, perché la rabbia è ancora tanta», continua la signora Laura, pet mate di questo cagnolone meticcio adottato nel novembre 2020 al canile di Lambrate, in provincia di Milano.

«In sostanza, per farla breve, tre persone, tre sconosciuti, passando davanti a casa nostra e vedendo Zar in giardino magro e rallentato, hanno pensato di aver scovato un cane maltrattato e denutrito da salvare. E così gli hanno dato da mangiare una quantità eccessiva di carne che lui, golosamente, ha ingurgitato in grande fretta. Dopo questo evento Zar è peggiorato rapidamente fino a che non ha avuto più nessuna chance di sopravvivere».

Laura è convinta che tutto quel cibo sia la causa della dipartita del suo meticcio: «Sì lo sono eccome. Ed è per questo che, superato il momento di grande rabbia, ho aperto il profilo social su Facebook dove racconto ciò che è successo. Credo che, visto che giustizia probabilmente non ci sarà, la cosa più utile per Zar è che nessun altro cane faccia la sua fine».

Laura, infatti, descrive l'accaduto in maniera dettagliata sul social, anche se parlando al telefono con Kodami aggiunge: «Subito dopo l’evento, sono andata a parlare con Sindaco e vice Sindaco per raccontare loro cosa è successo e per avvertirli che ci sono in giro delle persone che con il pretesto di fare del bene, invece, fanno molto male. La mia intenzione è diffondere la notizia attraverso i canali social, per farla arrivare a più persone possibile».

E così è stato: «Io non sono una che scrive tanto, ma in questo caso mi sono sentita obbligata e non perché le persone mi dicessero "poverina" ma perché quel tipo di persone che hanno queste inclinazioni si facciano un piccolo esame di coscienza».

Ma com’è andata la vicenda, c’è stata una denuncia? Le cose davanti alle legge non sembrano essere così facili.

«Queste persone hanno fatto una segnalazione ma i Carabinieri per la privacy non ci dicono i nomi di chi l’ha fatta. Pertanto, in questo momento non ho in mano nulla. E quindi sto cercando di capire cosa si può fare. Perché, in teoria, potrebbero esserci diversi reati da imputare loro. Al momento gli avvocati ci hanno consigliato di fare una contro-segnalazione, dicendo di indicare atti di maltrattamento nei confronti di animali fatte da quelle stesse persone che hanno accusato noi».

Ma è un rimpallo, più che una vera azione, forse una denuncia sarebbe un atto più forte: «Gli avvocati mi hanno detto che non posso fare una denuncia perché dovrei avere un atto in cui si indica la morte certa del cane per quella causa. Cosa che io non ho. Zar non ha subito un’autopsia. E quindi ho in mano solo un certificato del veterinario che l’ha visitato e ha preso atto che stava molto male, tanto da dover decidere di farlo sopprimere. Ma non ha messo nero su bianco la correlazione, perché senza un esame certo era impossible. E senza questo non si può fare».

La domanda che sorge spontanea, pur sapendo perfettamente che l’autopsia è sempre un procedimento sgradevole, è perché in questo caso non è stata fatta? «Non abbiamo fatto l’autopsia perché, dico la verità, in quel momento ho pensato solo al dispiacere immenso di aver dovuto decidere io per Zar sulla sua fine. Ero davvero provata e non ho pensato al dopo, ma solo che sarebbe stato un altro gesto di svilimento di quella morte già sbagliata. Non ho pensato di tutelarmi per una contro denuncia o quant’altro, perché ero così arrabbiata e così triste che la prima cosa che mi è venuta in mente è stata semplicemente mettermi a scrivere per informare velocemente le persone di stare attenti. Non immaginavo davvero di soffrire così tanto. Eravamo pronti a vederlo andar via ma non così. Del resto se adotti un cane anziano già lo sai che non starai insieme a lui per un tempo lunghissimo. Ma così no, a questo non ero preparata e non ero preparata a subire una violenza dall’esterno che ha fatto cadere il povero Zar nella trappola del cibo».

Laura continuerà a scrivere sulla pagina che ha chiamato "Giustizia per Zar": «Sono convinta che questa vicenda abbia in sé tantissimi spunti di riflessione. Intanto, su quali devono essere gli atteggiamenti corretti che un estraneo deve avere nei confronti di un animale all’interno di una proprietà privata e quali le armi giuridiche che hanno i proprietari di cani. Anche perché sono cose che succedono spesso».

Nei tanti commenti che sono arrivati sotto il post, infatti, diversi utenti raccontano di vicini che, ogni volta che vedono il cane da solo in giardino, gli danno del cibo pensando di renderlo più felice: «Sì certo il cane è felice, ma il pet mate no. Perché potrebbero esserci diverse ragioni per cui quel cane non deve mangiare cibo diverso dal suo abituale, ragioni anche importanti. Sono certa che chi agisce in questo modo non lo fa a fin di male ma è un’intromissione e quindi non deve esistere. Insomma, credo che la mia vicenda apra davvero tanti filoni e tanti argomenti da dibattere. E se anche solo le parole possono evitare altri incidenti del genere, è giusto farlo».

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Simona Sirianni
Giornalista
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