Il raro video di un alce che perde i palchi ripreso da un drone

Un uomo, in Canada, è riuscito a riprendere col suo drone l'esatto momento in cui un maschio di alce perde i suoi palchi.

23 Gennaio 2023
13:27
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Grazie a un drone il boscaiolo Derek Burgoyne è riuscito a riprendere uno di quei rari fenomeni naturali a cui è quasi impossibile assistere: l'esatto momento in cui un alce maschio perde i suoi palchi, quelli che impropriamente spesso chiamiamo corna. Il video è stato girato nel New Brunswick, nel Canada orientale, e Burgoyne era proprio alla ricerca di nuovi palchi nei boschi per allargare la sua collezione. Nel video si vede il maschio che, dopo essersi prima guardato intorno, si dà una bella scrollata facendo infine cadere sulla neve i suoi palchi per poi scappare via, quasi spaventato dalla caduta improvvisa delle sue stesse "corna".

L'alce (Alces alces), con i suoi oltre 2 metri di altezza e 3 metri di lunghezza, è il più grande cervide del mondo e proprio come cervi, daini e caprioli, ogni anno perde i suoi palchi. Solo i maschi li possiedono, altra caratteristica condivisa con tutti gli altri cervidi a eccezione delle renne, e vengono persi propio durante la stagione invernale, dopo essersi accoppiati con le femmine. A partire dalla primavera poi, e per i successivi tre/cinque mesi, ricresceranno completamente per far ripartire nuovamente il ciclo.

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Come si vede dalle immagini, la caduta dei palchi avviene in maniera istantanea e proprio per questo è davvero molto difficile riuscire ad assistere a questo momento. Mentre ricresceranno, poi, i nuovi palchi saranno coperti da un sottile strato di pelle, chiamato velluto, estremamente vascolarizzato e che contribuisce alla crescita. Quando infine saranno completamente formati, verso la fine dell'estate, avviene un cambio ormonale, il velluto si stacca e viene poi "grattato" via anche grazie allo sfregamento diretto su tronchi o rami.

I palchi dei cervidi si differenziano dalle vere corna per diversi aspetti: sono una struttura ossea unica e ramifica, solo i maschi ne sono dotati e cadono, come detto, ogni anno per poi ricrescere la stagione successiva ancora più grossi. Le vere corna, al contrario, sono tipiche dei bovidi, come stambecchi, bufali e camosci, e sono strutture perenni, a crescita continua e cheratinizzate, presenti generalmente in entrambi i sessi, come nelle mucche. Quelli degli alci sono inoltre i più grandi e imponenti fra tutti i cervidi, e oltre a svolgere tutte le funzioni legate all'accoppiamento e alla supremazia sugli altri maschi, servono anche ad amplificare il suono. È stato infatti dimostrato che gli alci con i palchi hanno un udito molto più sensibile rispetto a quelli che ne sono sprovvisti.

Una volta caduti, i palchi di cervi, alci o daini sono tra i reperti naturali maggiormente ricercati dai collezionisti. Alla fine Derek Burgoyne se li è infatti portati a casa, tuttavia, come tutti gli altri elementi naturali sarebbe in realtà meglio lasciarli lì dove sono. Il Piemonte ha introdotto, per esempio, una legge regionale che vieta esplicitamente la raccolta non autorizzata. Nel resto del Paese, invece, la "caccia ai palchi" è un'attività non esplicitamente regolamentata e perciò particolarmente diffusa. Si potrebbe pensare che, una volta caduti, i palchi non servano più all'animale e che non ci sia quindi nulla di male nel raccoglierli, ma non è proprio così.

Il periodo di caduta dei palchi è infatti particolarmente delicato per i cervidi, entrare nel loro territorio in cerca di palchi significa esporli a un forte stress e a sprecare preziose energie che dovrebbero investire in attività più utili, come cercare fonti di cibo. Introdursi nel territorio di questi animali potrebbe perciò spingerli a digiunare, a scappare e a lasciare i propri territori sicuri. Inoltre, i palchi caduti possono essere rosicchiati da roditori e altri piccoli animali dei boschi, che contribuiscono così a rimettere in ciclo calcio, fosforo e altri minerali solitamente rari da trovare.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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