episodio 3

Cosa fare se ti trovi davanti un orso? Indicazioni in caso di incontro ravvicinato

Cosa fare se ti trovi faccia a faccia con un orso? La soluzione sicuramente non è correre e scappare. Evitare un incontro è il modo migliore per proteggere noi stessi e gli orsi, ma se si finisce lo stesso davanti a uno di loro, la cosa giusta da fare è restare calmi e seguire alcune semplici regole.

18 Aprile 2023
11:20
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Per chi è solito passeggiare in natura, magari proprio in una zona frequentata da orsi, almeno una volta si sarà fatto questa domanda: cosa faccio se me ne trovo uno davanti? La soluzione sicuramente non è correre e scappare. L’orso è più veloce dell’uomo, può raggiungere anche i 50 km/h, nemmeno Usain Bolt riuscirebbe a fuggire.

L’orso non è né cattivo né pericoloso, ma è un animale forte, potente e selvatico. Evitare un incontro è il modo migliore per proteggere noi stessi e gli orsi. La prima cosa da fare quando si è nel loro ambiente è quella di non sorprendere l’animale (una regola d’oro in tutti i casi). Farsi sentire è meglio, in questo modo diamo il tempo agli animali di allontanarsi.

Per capire se c’è un orso nelle vicinanze bisogna rimanere vigili, facendo attenzione alle loro tracce, alla presenza di loro escrementi e odori particolari. I gruppi hanno meno probabilità di essere attaccati quindi restate uniti. Se portate animali domestici su territori in cui sono presenti selvatici, dovete controllarli molto bene e tenerli sempre legati, senza eccezioni. Loro potrebbero provocare un comportamento difensivo, non solo dell'orso ma di tutta della fauna selvatica. Utilizzate sentieri segnalati e viaggiate in ore diurne, gli orsi sono più attivi all'alba e al tramonto.

Se invece, nonostante le accortezze, si finisce lo stesso vicino a un orso? La cosa giusta da fare è restare calmi e mostrarsi inoffensivi, sdraiandosi a terra in posizione fetale coprendo la testa ed il collo con le mani. Qualcuno potrebbe pensare: «Sì, provaci tu a restare calmo davanti a un orso di 200 kg alto due metri!» Non è semplice, ma dovete sapere che l’orso non attacca l’uomo perché lo vede come una preda. Se ci attacca è perché, forse, si tratta di una madre che vuole proteggere i suoi cuccioli. Oppure, perché abbiamo – volontariamente o meno – invaso il suo spazio di sicurezza. Insomma, l’orso ci attacca solo quando ci percepisce davvero come un pericolo e, purtroppo per lui, un pericolo lo siamo.

In Italia vive una sola specie di orso, l’orso bruno, in tre aree distinte. Una nel Trentino occidentale e l’altra nel Friuli orientale. C’è poi una terza area, localizzata nell’Appennino centrale, dove vive una sottospecie endemica, ovvero l’orso bruno marsicano, che è un po’ più “piccolo” dell’orso bruno delle Alpi, e mostra una minore diffidenza verso gli esseri umani.

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In Italia vivono grossomodo 150 orsi e stanno aumentando sempre di più i loro avvistamenti in città. L’orso bruno vive nei boschi, dove, durante i mesi invernali, va in letargo o meglio, in “ibernazione”. Qual è la differenza? Quando va in ibernazione l’orso diminuisce le attività motorie, rallenta il metabolismo, abbassa la sua temperatura corporea – ecco perché “ibernazione” – e si rifugia nella sua tana. Il letargo è un sonno profondo che non si interrompe e che dura diversi mesi. Gli orsi che vanno in ibernazione, invece, possono sospendere il loro sonno e tornare immediatamente in attività, per esempio andando alla ricerca di cibo nelle giornate più calde.

L’orso bruno è un animale solitario, pensate che in un raggio di 100 chilometri quadrati vivono appena 2-3 individui. Viene definito poi “onnivoro opportunista”, perché la sua dieta cambia in base al cibo che riesce a trovare. Si nutre di germogli, erbe, radici e ovviamente anche di animali selvatici e domestici.  Poi, sappiamo bene che gli orsi vanno matti per il miele, si nutrono anche delle api e delle larve che ci sono all’interno dell’alveare. Gli orsi adorano il miele per il suo sapore dolce e perché rappresenta per loro un’importante fonte di proteine. Insomma, gli orsi mangiano un po’ di tutto. Ecco, proprio la ricerca di cibo li spinge ad allontanarsi dai boschi, finendo per arrivare nelle nostre città. E qui trovano e mangiano qualsiasi cosa.

I rifiuti lasciati in strada, o non ancora smaltiti, attirano la fauna selvatica basti pensare al caso dei cinghiali a Roma. Gli orsi trovano nei cassonetti una fonte di cibo facilmente accessibile. Anche i giardini residenziali possono attirare gli orsi, perché sentono l’odore della frutta sugli alberi, ecco perché la frutta va raccolta quando è matura. Da notare che gli orsi hanno un olfatto 100 volte superiore a quello dell’essere umano, riescono a percepire l’odore del cibo anche a chilometri di distanza proprio grazie al loro fiuto – che compensa la vista un po’ scarsa.

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Quindi tutto ruota intorno al cibo, perché è il cibo che avvicina gli orsi in città e li rende confidenti verso gli esseri umani. Un orso confidente è un orso che ha perso la sua naturale diffidenza nei confronti dell’uomo, con la conseguenza che tende ad avvicinarsi alle persone e lasciarsi avvicinare da loro. Attenzione però: confidente non vuol dire meno pericoloso. Questo è un concetto davvero importante da comprendere. Vi facciamo un esempio, immaginiamo di essere a pochi metri di distanza da un orso: è fermo, non emette versi, insomma sembra tranquillo. Ma non ne possiamo essere sicuri, perché, molto probabilmente, quell’orso è così stressato dalla nostra presenza da essere rimasto “paralizzato” di fronte a noi. Anche se lo vediamo “calmo”, potrebbe avere da un momento all’altro delle reazioni del tutto imprevedibili e potenzialmente mortali per l’uomo.

Il punto della questione è proprio questo: un animale selvatico resta sempre un animale selvatico. La vicinanza all’uomo rappresenta un pericolo per noi quanto per l'animale. Ogni anno in Italia in media muoiono due orsi bruni marsicani per cause umane, accidentali o illegali. L’ultima grande perdita è stata quella di Juan Carrito, l’orso più famoso d’Italia, morto dopo essere stato investito da un’auto. Una fine terribile per una storia che ci dimostra quanto poco stiamo facendo per salvare la specie di orso più rara d’Europa. Soprattutto, una storia che racchiude in sé i comportamenti più pericolosi che l’uomo possa avere.

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Sul povero Juan Carrito c’è stata una vera e propria “caccia mediatica”, fatta di foto, video e selfie immortalati sui social, che hanno soltanto spettacolarizzato l’esistenza di quest’orso, senza insegnarci nulla. Si può pensare che sia solo una foto, nulla di grave, ma cercare a tutti i costi una foto o un video significa alterare lo spazio vitale di un altro essere vivente. Chiunque di noi potrebbe non reagire bene se all'improvviso, uno sconosciuto ci venisse incontro e si facesse una foto con noi. Potrebbe recare fastidio. Ecco, per gli animali è la stessa cosa, soprattutto per quelli selvatici. Come ha dichiarato il presidente del Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise proprio a Kodami: «Juan Carrito è morto, ma lo ha fatto da animale libero. Ho un unico rimpianto ripensando a quella notte: che anche la sua fine sia stata ripresa per essere messa online».

La lezione da imparare, allora, è una sola: lasciamo stare in pace gli orsi e gli animali selvatici. Ma al di là dei singoli comportamenti, cosa possiamo fare per salvaguardare gli orsi? In alcune città si utilizzano i cosiddetti cassonetti anti-orso, progettati allo scopo di resistere agli attacchi di un orso in cerca di cibo. In pratica servono a disabituare l’orso a spostarsi in città, perché se non trova del cibo lì, magari lo cercherà altrove. Se questi cassonetti non ci sono, possiamo evitare di lasciare fuori l’umido la notte, cioè in un orario in cui la spazzatura è facilmente accessibile agli orsi.

Però, il discorso è un po’ più complesso della semplice raccolta differenziata. La costruzione di strade, ferrovie e insediamenti umani ha ridotto non solo gli spazi a disposizione degli orsi, ma anche la distanza che un tempo li separava dall’uomo. Tutto questo rappresenta un pericolo enorme per la sopravvivenza di questi mammiferi. Pensate che dal 1970 al 2021 sono stati rinvenuti 130 orsi morti: e le cause sono quasi sempre legate alle attività umane. Nel caso dell’orso marsicano, poi, anche un solo orso morto rappresenta una perdita enorme, perché la popolazione è ormai sotto i 60 individui.

A causa della pandemia il censimento degli orsi è stato interrotto, ma dagli ultimi dati disponibili sembra che la popolazione sia destinata a crescere. Un motivo in più per tutelare l’orso bruno, costruendo per esempio corridoi ecologici, così da garantire una mobilità sostenibile per la fauna selvatica. Oppure installando dei dissuasori acustici e ottici che scoraggino gli orsi ad attraversare le strade più pericolose. In America esistono le cosiddette Bear smart community, cioè vere e proprie comunità a misura d’orso, in cui vengono eliminate tutte quelle fonti di conflitto tra gli orsi e le comunità locali. Un esempio lo abbiamo anche in Italia, con la Bear smart community della Riserva del Genzana. L’obiettivo è uno solo: convivere con gli orsi nel migliore dei modi.

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Convivenza è la parola chiave che racchiude il senso di questo video. Noi di Kodami crediamo che ci sia spazio per tutti gli esseri viventi. Lo abbiamo creduto anche per Juan Carrito, e la sua storia sarebbe dovuta essere di grande insegnamento per tutti noi, e invece ha mostrato il lato più pericoloso dei passaparola al tempo dei social. Kodami non smetterà mai di denunciare tutti quei comportamenti pericolosi tanto per gli uomini quanto per gli animali, ma soprattutto non smetteremo mai di ricordarvi che la convivenza tra uomo e natura non solo è possibile, ma necessaria.

Sono una ragazza che dopo qualche anno di veterinaria ha scoperto la sua passione: lo studio del comportamento degli animali, incluso l'uomo, in un'ottica comparata. Questa scienza, ancora sconosciuta, si chiama "Etologia" e mi aiuta a non smettere mai di conoscere cose sulla natura, sugli animali, su di noi e sulla nostra storia.
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