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Clochard e cani, storie di amicizia in strada oltre i pregiudizi

Il rapporto che lega persone senza fissa dimora e i cani che vivono con loro è un luogo in cui pochi possono entrare e in cui bisogna muoversi con molta delicatezza. Siamo andati in strada per conoscere le storie di chi ha scelto di vivere così e analizzare insieme un fenomeno che polarizza molto l'opinione pubblica.

25 Dicembre 2022
9:27
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Accanto a molti clochard non è difficile vedere dei cani. Spesso anche più di uno: animali che condividono insieme all'umano le sorti di una vita senza una tana a cui tornare.

Il rapporto che lega persone senza fissa dimora e i loro compagni di vita a quattro zampe è un luogo in cui pochi possono entrare e in cui bisogna muoversi, una volta superato quel confine umano dettato soprattutto dai pregiudizi, con molta delicatezza.

I giudizi dell'opinione pubblica sull'argomento, infatti, sono sempre caratterizzati da una forte polarizzazione tra chi vorrebbe puntualmente strappare via da quelle persone gli animali e chi invece si adopera per rendere la loro vita più serena, prestando attività di volontariato che comprendono il sostegno non solo all'umano ma anche ai cani dei clochard. Su quest’onda stanno nascendo in Italia diversi progetti per la tutela del benessere degli animali dei senzatetto e per la salvaguardia della relazione uomo-animale.

Ci sono situazioni che vanno denunciate, sia chiaro: casi di maltrattamenti, cucciolate fatte ad hoc per raccogliere più soldi e persone decisamente senza scrupoli che di certo non rientrano nel concetto di "famiglia" di cui scrivevamo in apertura di questo articolo. Nei casi peggiori sono stati accertati dalle autorità anche veri e propri gruppi organizzati che si turnano gli animali durante la mendicanza con cani ovviamente non microchippati dei quali non si conosce l'origine e che spesso a un certo punto spariscono.

Ma non si può fare di tutta l'erba un fascio e ci vuole grande attenzione e sensibilità per valutare di caso in caso quando invece la relazione tra un cane e un senzatetto è il frutto di una scelta consapevole e di un'adozione a volte molto più responsabile rispetto a quelle che avvengono nelle "normali famiglie" che, purtroppo, ancora troppo spesso considerano il cane un oggetto da abbandonare una volta cresciuto soprattutto.

Ce lo dice anche questo Natale 2022 in cui abbiamo lanciato su Kodami la campagna "RegalaAuncane" proprio per sensibilizzare le persone a non regalare un cane da mettere sotto l'albero ma a prestare il proprio tempo per andare nei canili, adottare anche a distanza e dare ai soggetti che forzatamente lì sono rinchiusi dei momenti di serenità e di gioco.

Andare per strada, dunque, e parlare direttamente con chi vive con un cane tra la folla che passa distratta ci è sembrato il modo migliore per ragionare insieme a voi lettori sulla necessità di non partire mai da un preconcetto ma provare ad andare a fondo, sempre, prima di arrivare a conclusioni affrettate.

Per trovare una risposta, dunque, all’alba della vigilia di Natale ci siamo rivolti direttamente a “loro”, gli invisibili che abitano le strade delle nostre città. Lo ha fatto il nostro Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami e per realizzare il nostro video reportage abbiamo chiesto e ottenuto la preziosa collaborazione di Save The Dogs, associazione che opera a Milano, la città italiana con il maggior numero di senzatetto. La Onlus fondata da Sara Turetta, in collaborazione con Fondazione Progetto Arca Onlus, sta realizzando il primo progetto nazionale di monitoraggio e assistenza per gli animali di chi vive per strada. L’obiettivo del progetto è fornire agli animali assistenza veterinaria, facendosi carico delle vaccinazioni e della sterilizzazione delle femmine. Agli animali vengono inoltre forniti i “kit del cane senzatetto” contenente beni come cappottini in inverno e antiparassitari in estate, oltre a ciotola, guinzagli, alimento e set di primo soccorso. A Napoli, invece, ci siamo rivolti a Fabrizio Procope, fondatore di AMPA Anti Maltrattamento Protezione Animali e a "Le amiche di Lu", associazione di volontarie che si prefigge come obiettivo la  tutela della natura e dell'ambiente attraverso la protezione degli animali, il controllo e la cura dei soggetti abbandonati nelle strade ed il loro reinserimento.

Così abbiamo conosciuto e parlato con Daniele e Alessandro che hanno deciso di raccontare la loro storia, il legame che hanno con i cani che vivono con loro e di condividere con noi il loro punto di vista. Gli abbiamo posto domande secche, dirette, senza mezzi termini come: perché i senzatetto non sono tutti abusatori? Quali sono le vostre difficoltà? Vivete di elemosina? Quanto costa vivere con un cane? I cani ai senza fissa dimora servono per fare più soldi?

Daniele e Alessandro non si sono tirati indietro di fronte a nessuna delle nostre domande e soprattutto hanno voluto provare a spiegare a chi li ascolterà come è il mondo visto dai bordi di un marciapiede e quanto la convivenza con i loro cani sia l'elemento che rende una vita complessa "straordinariamente normale" almeno dal punto di vista della relazione affettiva e sebbene sia piena di difficoltà.

Nessuno dei due ha negato che i senzatetto ricevano dagli animali volontariamente o involontariamente benefici anche economici, ma come abbiamo sottolineato nel video questo tipo di reazione da parte delle persone avviene anche nella pubblicità, del resto: l'associazione di animali a prodotti induce più facilmente il "consumatore" a prestare attenzione a quello che sta guardando. Si chiama "attenzione sociale positiva". E' un termine che gli studiosi utilizzano per indicare quella percezione piacevole o comunque di grande interesse che gli animali conferiscono alle persone che li accompagnano. È una tecnica più comune di quello che pensiamo in molti contesti, insomma.

Più siamo andati avanti nelle nostre interviste e più ci è sembrato chiaro, ascoltando Daniele e Alessandro e altri che in telecamera non sono voluti apparire, che quando davvero c'è un rapporto di rispetto e fiducia tra cane e clochard non è di certo legato all'ottenere più o meno soldi (che servono, sia chiaro, per tutto il gruppo e non solo per l'umano) ma è la relazione ciò che conta ed è fondata proprio sulla grande intimità che esiste tra persona e cani. Una relazione quasi commovente nella sua profondità: sono l’uno il mondo dell’altro, l’uno la vita stessa dell’altro. In questi casi per le persone senza fissa dimora il compagno animale è davvero famiglia e come umani di riferimento realmente si preoccupano della salute degli animali.

Soprattutto in questo periodo dell'anno in cui nonostante le cure dei senza fissa dimora ci sono casi in cui il benessere degli animali può essere compromesso e il nemico numero uno è il freddo. Ogni anno le associazioni animaliste infatti lanciano l'allarme perché molti senzatetto con i loro cani non vengono accettati dalle strutture di accoglienza degli istituti che si prendono cura dei clochard. E così queste persone preferiscono dormire al freddo o non andare in mensa pur di non lasciare il proprio cane fuori da solo.

Volontari e persone spesso dibattono sul dato di fatto che la mancanza di un rifugio, della cura, dell'igiene, della difficoltà di accesso alle cure veterinarie e anche la continua esposizione a eventi sovra-stimolanti sia (ed è) un'effettiva serie di problemi tale da portare alcuni a ritenere che non importa quanto amore ci possa essere tra senzatetto e animale: il cane non ha scelto e non ha potuto scegliere la vita di strada e di conseguenza è costretto a vivere così, ritengono. E quindi va messo in salvo, liberato, costi quel che costi.

Invece il vero passo verso la tutela di cani e persone dovrebbe essere quello di puntare l'attenzione proprio sul supporto e, una volta che è accertata la cura e il rispetto di base che caratterizza la relazione, spingere perché gli enti preposti operino nella corretta e adeguata assistenza, come del resto dimostra che sia fattibile il progetto di Save The Dogs.

È un campo molto spinoso e su quale sia la soluzione migliore sono divisi esperti, associazioni e anche le istituzioni. Per esempio mentre il Comune di Torino aveva proposto di vietare la mendicanza con cani, pena sequestro immediato, il Comune di Milano lo consente solo "qualora si accerti che si tratta di compagni di vita del mendicante, che li detiene e ai quali sono garantite condizioni di vita e tutela…". Ancora a Trento recentemente è stata approvata da parte del Consiglio comunale la mozione che propone una modifica del regolamento urbano rendendo possibile il sequestro dei cani ai senza tetto che chiedono l’elemosina nelle strade della città.

Quali siano i criteri che devono essere utilizzati per stabilire se questi cani siano “compagni di vita” o meno delle persone a cui afferiscono siamo ancora lontani da stabilirne di universali e per tutti condivisibili. Eppure, ciò di cui siamo certi, è che nessuno dovrebbe entrare nel merito della relazione lì dove non c'è un abuso.

Dinanzi a uno scenario tanto complesso e delicato, il problema non si può risolvere togliendo i cani da queste persone da un giorno all’altro senza appunto conoscere davvero come stanno le cose. Il calore non è solo quello dato da una coperta in una casa: è un legame, è famiglia e gli animali stessi hanno bisogno di entrambe le cose.

Una soluzione virtuosa ed eticamente accettabile sarebbe invece promuovere azioni di aiuto ai senzatetto, provvedimenti che consentano loro di trattare al meglio gli animali come, per cominciare, quello di consentire proprio l'accettazione delle persone con i loro compagni nei centri diurni, nelle case di accoglienza, negli ostelli e così via.

Imprescindibile anche è fornire profilassi e cure veterinarie gratuite per gli animali dei senzatetto e di cruciale importanza è l’identificazione mediante microchip, per essere sempre a conoscenza di chi sia il riferimento umano del cane e, infine, andare avanti con i progetti di sterilizzazione, anche questi fatti con consapevolezza e facendo capire il perché è necessario e in quali casi.

Con l’aumento della povertà il numero di senzatetto è cresciuto tantissimo in tutta Europa. Secondo un recente censimento dell’ISTAT, in Italia, negli ultimi 10 anni sono quadruplicate, da 125 mila a 500 mila, le persone che vivono senza fissa dimora.

Tra quelli che vivono in strada, che sono circa 50 mila, non esiste un censimento né si è a conoscenza dell’effettivo numero di animali. Quello che è certo è che è necessario che tutti, cittadini e istituzioni, facciano la loro parte.

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Video credits:

Autore – Aniello Ferrone, video production coordinator di Ciaopeople
Divulgatore – Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami

Si ringrazia per la collaborazione Save The Dogs, Ampa e Le Amiche di Lù

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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