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Kodami Call

Com’è morto Juan Carrito, l’orso marsicano più famoso del mondo

La Strada Statale 17 dove è stato investito l'orso marsicano Juan Carrito attraversa uno dei più importanti corridoi per il movimento degli orsi tra il Parco d'Abruzzo e le zone circostanti.

24 Gennaio 2023
14:46
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L'orso marsicano Juan Carrito è morto all'interno del territorio del Comune di Castel di Sangro, in provincia dell'Aquila, intorno alle 18.20 di ieri, lunedì 23 gennaio 2023, dopo essere stato investito lungo la Strada Statale 17 dell'Appennino Abruzzese.

Sul posto è intervenuto il sindaco di Castel di Sangro, Angelo Caruso, che ha fornito a Kodami la sua testimonianza diretta: «Un passante mi ha avvisato e sono accorso immediatamente. Ho trovato l'orso a terra, evidentemente dolorante ma ancora piuttosto vigile, tanto che si è spostato dal punto dell'impatto di circa 30 metri. Dopo circa 50 minuti però è spirato a causa delle conseguenze dell'impatto».

A investire Juan Carrito è stata l'auto di una coppia di 25enni originari proprio di Castel di Sangro. «I ragazzi sono illesi – aggiunge il Sindaco – Una cosa quasi impossibile quando si è coinvolti in un incidente con un orso, ma per il momento sono sotto shock, anche a causa del clamore suscitato dalla vicenda».

Il Primo cittadino conferma che Juan Carrito era presente nella zona da diverso tempo: «Tre giorni fa si trovava in una masseria di Castel di Sangro, mentre ieri mattina sappiamo che aveva dormito in una legnaia. Siamo informati dei suoi spostamenti grazie alle segnalazioni dei cittadini e al monitoraggio dei guardiaparco che lo controllavano costantemente».

Juan Carrito era una presenza stabile nella comunità e la notizia della sua morte ha lasciato sotto shock un gran numero di persone: «L'orso ci dava gioia e anche preoccupazione – racconta Angelo Caruso – perché molto spesso le persone se lo sono ritrovate molto vicine. Ha preso d'assalto tutti i pollai disponibili in zona ma le persone lo tolleravano, anche grazie ai ristori offerti dall'Ente parco».

Tutti gli orsi sono propensi a utilizzare fonti trofiche facilmente accessibili, tra queste ci sono soprattutto frutteti e pollai. Ma gli individui confidenti come Juan Carrito, cioè che hanno perso l'innato timore verso le persone, prediligono soprattutto i cassonetti dei rifiuti, anche se posti in centro città. Per scoraggiare questa pratica, i Comuni sul territorio dei Parchi sono stati forniti di apposite strutture anti orso, ma con l'espandersi della popolazione di marsicani la problematica ha iniziato a interessare anche comunità fuori dall'amministrazione dei Parchi, come ad esempio Roccaraso, che si sono dimostrate meno pronte nell'affrontare il fenomeno.

Grazie alla grande quantità di cibo messo a disposizione dai rifiuti urbani Juan Carrito fin da giovanissimo ha iniziato a frequentare città di dimensioni medio-grandi e a spostarsi sempre più nell'area che abbraccia Roccaraso, Pescocostanzo, Rivisondoli, e Castel di Sangro. La Strada Statale 17, dove Juan Carrito ha perso la vita rappresenta uno snodo fondamentale in quest'area, e attraversa uno dei più importanti corridoi per il movimento degli orsi.

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In questo contesto, una delle via più transitate da lui come da altri individui della sua specie è la Strada Statale 17. La stessa dove nel dicembre del 2019, una femmina di orso con il suo cucciolo aveva perso la vita a causa di un investimento stradale. Secondo l'ultimo Rapporto Orso del Pnalm, l'orso M150, campionato per la prima volta nel 2019, è stato investito nel mese di giugno lungo la SS17, ma fortunatamente è sopravvissuto.

La strada statale 17: messa in sicurezza inutile

Gli orsi possono coprire distanze anche molto ampie in un tempo ridotto grazie alla capacità di muoversi a una velocità anche di 50 chilometri orari. A questo bisogna aggiungere che, nonostante la mole imponente, il mantello scuro di Juan Carrito alle 18 di sera, ora in cui è avvenuto l’incidente, era quasi invisibile dato che era già buio. In più, Carrito, come molti selvatici, non percepiva le auto come un pericolo, per questo nelle aree frequentate da selvatici si usano strumenti utili a evitare l'attraversamento delle strade, soprattutto se a scorrimento veloce.

Accorgimenti che però non sono bastati, come non è bastato il passaggio sicuro per la fauna realizzato proprio sulla Strada Statale 17 dalle associazioni Salviamo l'Orso e WWF Italia con il supporto del Parco nazionale d'Abruzzo, come confermano dall'Ente stesso: «Stiamo ricostruendo quanto accaduto. Di certo sappiamo che per una tragica beffa Juan Carrito ha attraverso la strada a pochi metri dal sottopasso. Inoltre, abbiamo provveduto a mettere la reti protettive e barriere lungo gran parte della strada, l'unico tratto che dobbiamo ancora terminare di mettere in sicurezza è proprio quello in cui ha perso la vita Juan Carrito».

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I lavori di messa in sicurezza della Ss 17 (Fonte: Pnalm)

Attraverso il progetto europeo Life Safe Crossing il Parco nazionale d'Abruzzo insieme alle associazioni ha avviato una serie di azioni con lo scopo di ridurre il rischio di incidenti con la fauna. Il progetto è entrato nel vivo nel 2021 attraverso i lavori di sistemazione dei sottopassaggi con l’installazione di recinzioni che servono ad indirizzare gli animali ad attraversare la carreggiata usando il sottopasso.

I tempi di realizzazione però non hanno permesso di salvare Juan Carrito: «La zona si trova al di fuori della nostra zona di competenza – fa sapere il Pnalm – Nonostante ciò siamo riusciti a portare avanti la costruzione investendo i soldi del Parco, e continueremo a lavorare anche dove spetterebbe ad altri intervenire».

Salviamo l'orso: «Responsabilità della politica regionale»

Quali enti, erano quindi chiamati a intervenire? Secondo le associazioni sentite da Kodami le responsabilità vanno ricercate nell'autorità politica regionale. Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l'Orso precisa: «In quello che è successo c'è la responsabilità di tutta la politica regionale che oggi piange lacrime di coccodrillo ma che non spende un euro per promuovere la sicurezza di fauna e utenti, cosa che potrebbe essere realizzata costruendo recinzioni, sottopassi o sovrappassi… Quello che si fa in tutto il resto dell'Europa».

La pericolosità di quel tratto di strada era nota, secondo Orlandini: «Conoscevamo la pericolosità di quel tratto e stiamo lavorando con il WWF a una recinzione che paghiamo noi associazioni con un contributo minimo del Parco d’Abruzzo che fuori da i suoi confini non può spendere soldi». Il pericolo però non riguarda solo gli orsi, ma le persone e tutti i selvatici: «Moriranno anche delle persone prima o poi sulla SS17 nel tratto che va da Sulmona a Castel di Sangro. Un incidente mortale causato da un cinghiale è gia avvenuto sul Piano delle Cinquemiglia pochi anni fa. Quante persone o orsi devono ancora morire?».

Filomena Ricci, presidente del WWF Abruzzo aggiunge: «Siamo scossi dalla morte di Juan Carrito, e anche molto amareggiati perché era stato fatto tanto da parte dei Parchi. Certo è che tutta la vicenda di Juan Carrito ha fatto emergere tante criticità del territorio. Ci sono tanti comportamenti che ancora si sbagliano. L'azione per colmare le criticità deve essere comune e non ricadere solo sulle spalle di chi gestisce le aree protette. A questo scopo i fondi del Pnrr che stanno per arrivare alle Regioni potrebbero servire per colmare i gap».

Impossibile riassumere in poche parole la parabola di Juan Carrito. Nel corso della sua breve vita è stato definito un simbolo della complessa coesistenza tra le specie, la sfida più grande mai affrontata dai Parchi nazionali del Centro Italia, ma prima di tutto, Juan Carrito era un orso dalla straordinaria individualità che in poco più di due anni è riuscito a entrare nell'immaginario collettivo e che prima con la sua vita, e poi con la sua morte, non ha smesso di mettere la nostra specie davanti alle sue responsabilità.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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