Una cornacchia resta intrappolata tra i tetti di Roma: le compagne provano ad aiutarla?

Un video inviatoci dal giornalista Piero Santonastaso mostra alcune cornacchie grigie che sembrano tentare di aiutare un proprio simile in difficoltà. Ma è davvero possibile?

8 Marzo 2024
14:54
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Può un uccello comprendere che un suo simile è in difficoltà e tentare di conseguenza di aiutarlo? Possibile, e un interessante spunto in tal senso, con tanto di video, ci arriva direttamente da una storia di recupero a lieto fine segnalataci da Roma. Piero Santonastaso, giornalista professionista, lo scorso 7 marzo è stato attirato dal fortissimo e insolito gracchiare delle cornacchie che arrivava fuori dalla finestra della sua abitazione nella Capitale.

«Ho sentito un forte trambusto di cornacchie e gabbiani, mi sono affacciato e ho notato che c'era un uccello rimasto incastrato in un'antenna su un tetto – racconta a Kodami il giornalista – ho chiamato il CRAS e i Vigili del Fuoco per il recupero, ma poi ho notato qualcosa di insolito». L'uccello in questione era una cornacchia grigia, ormai abitante fisso anche delle grandi città come Roma e ciò a cui ha assistito Santonastaso è forse qualcosa di davvero eccezionale.

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Le cornacchie grigie, come altri corvidi, sono uccelli dotati di eccezionali capacità cognitive e sociali

«Mentre attendevo l'arrivo dei Vigili del Fuoco ho notato che le altre cornacchie erano particolarmente agitate. Volavano intorno alla compagna, si avvicinavano e provano insistentemente ad afferrare col becco le sue ali e le sue zampe – spiega ancora il giornalista – Inizialmente pensavo volessero cannibalizzarla, ma osservando meglio sembrava più un tentativo di soccorso che un vero attacco».

Nei video che ci ha inviato, si notano infatti numerose cornacchie evidentemente agitate e che si avvicinano con cautela all'uccello rimasto incastrato. Tentano più volte di afferrarlo e di tirarlo via senza successo, in quello che sembra essere proprio il tentativo di aiutare un compagno in difficoltà.

I corvidi, come le cornacchie grigie (Corvus cornix), sono sicuramente tra gli uccelli dotati delle più complesse abilità cognitive e sociali, questo ormai non è più un segreto.

Negli ultimi decenni, infatti, gli studi etologici su corvi, cornacchie e gazze sono cresciuti in maniera esponenziale, dimostrando che questi uccelli, insieme ai pappagalli, sono probabilmente i più intelligenti in assoluto. Non a caso i corvidi – a dire il vero con un pizzico di antropocentrismo – vengono anche chiamati "i primati piumati", proprio perché hanno dimostrato capacità eccezionali fino a non molto tempo fa considerate esclusive delle grandi scimmie, essere umano incluso.

Questi uccelli possono manipolare, utilizzare e persino nascondere strumenti, ottenere punteggi eccezionali nei compiti di problem solving e hanno mostrato più volte di essere in grado di instaurare vere e proprie amicizie e forti legami sociali da cui emergono comportamenti di tipo cooperativo e non solo. Sono per esempio anche in grado di riconoscere e ricordare i volti delle persone amiche da quelle nemiche ed esistono persino prove di comportamenti di lutto e consapevolezza della morte.

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Le cornacchie spesso uniscono le forze per allontanare un intruso o un potenziale predatore

Chiaramente non è possibile affermare con assoluta certezza che quelle cornacchie stessero davvero tentando di aiutare una compagna in difficoltà, né quale livello consapevolezza avessero di ciò che accadeva intorno a loro. Tuttavia, nessuno resterebbe sorpreso se venissero dimostrati in futuro comportamenti prosociali e altruistici di questo tipo. Evidenze e osservazioni aneddotiche come questa vanno proprio in questa direzione.

Molti corvidi si coalizzano per esempio per attaccare e allontanare un intruso o un predatore, collaborano anche tra individui non imparentati tra loro per allevare e crescere i piccoli al nido, mostrano soprattutto comportamenti affiliativi e di consolazione verso i propri simili e sono in grado sia di discernere le emozioni negative nei loro conspecifici sia di mostrare contagio emotivo e segni di empatia: ci sono quindi tutti i presupposti sociali e cognitivi per fare emergere comportamenti del genere.

In rete esistono infatti molte altre testimonianze video in cui diverse specie di corvidi attaccano in gruppo un predatore per tentare di liberare un proprio simile. Questi attacchi di gruppo, talvolta, sono persino finalizzati ad aiutare uccelli appartenenti a specie diverse, come piccioni o colombacci. Un caso molto emblematico e che fece parecchio discutere qualche anno fa aveva addirittura coinvolto tre specie diverse di corvidi tutte insieme. Due gazze (Pica pica) e una cornacchia nera (Corvus corone) unirono le forze salvando una taccola (Coloeus monedula) che era stata catturata da uno sparviere (Accipiter nisus).

Per la povera cornacchia rimasta incastrata tra i tetti di Roma, alla fine, l'allarme lanciato dalle proprie compagne è servito comunque a salvarle la vita. «Non è stato semplice per i Vigili del Fuoco recuperare l'uccello – conclude Piero Santonastaso – Ma alla fine sono riusciti a salvarlo e a metterlo in sicurezza. Aveva un'ala abbastanza malconcia ed è stato poi consegnato al centro di recupero per animali selvatici».

Speriamo possa presto tornare a volare tra i cieli e i tetti di Roma, lì dove sicuramente ci saranno ad attenderla le sue compagne. E se pensate che possa essere impossibile per gli uccelli mostrare comportamenti cooperativi e sociali così complessi, sappiate che un paio di anni fa alcune gazze australiane (Gymnorhina tibicen), anche se non sono veri corvidi, si sono aiutate a vicenda liberandosi dei dispositivi GPS che alcuni ricercatori avevano installato su di loro.

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La cornacchia è stata recuperata dai Vigili del Fuoco e consegnata al CRAS
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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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