video suggerito
video suggerito
27 Gennaio 2024
18:00

Troppi i delfini morti per asfissia a causa delle reti a strascico: stop alla pesca nel Golfo di Biscaglia

Fino al 20 febbraio si devono fermare i circa 500 pescherecci francesi lunghi oltre 8 metri e dotati di particolare attrezzi da pesca. La strage dei delfini che muoiono per l'uso di improprio di questi attrezzi, continua ad aumentare. I pescatori, anche se saranno rimborsati, insorgono. Le associazioni animaliste plaudono ma sottolineano: non basta. Se la strage deve finire devono cambiare i metodi di pesca.

Giornalista
Immagine

Pesca vietata nel Golfo di Biscaglia, tra i Paesi Baschi e la punta della Bretagna. Oltre 500 pescherecci francesi non potranno pescare fino al 20 febbraio nelle acque che costeggiano i Paesi Baschi risalendo verso la Francia per tentare di bloccare le catture accidentali e le troppe morti di delfini e focene, dovute a pratiche di pesca troppo invasive. Secondo il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (Ciem), ogni anno infatti circa 9 mila delfini muoiono nel Golfo di Biscaglia a causa di incidenti con le attrezzature da pesca, noti anche come "catture accessorie".

Il divieto, che ha scatenato le polemiche dei pescatori e ricevuto il plauso delle associazioni che si battono per la difesa del mare, riguarda infatti i pescherecci francesi di otto metri o più, dotati di determinate reti (rete da traino pelagica, rete a strascico a coppia, tramaglio, rete da posta fissa) nonché navi straniere. Non si applica quindi a tutti i pescatori o a tutte le attività, ma riguarda esclusivamente quasi 500 imbarcazioni francesi che rispondono a queste caratteristiche. Il fatto che le chiamano “morti per cause accidentali” rende solo apparentemente meno crudele quanto accade in queste acque: i delfini, alla ricerca perenne di spigole e merluzzi, li vanno a cacciare nelle stesse acque atlantiche della Francia dove li cercano anche i pescatori: ed è lì che finiscono nelle reti a strascico, ed è proprio lì che per lo stesso motivo muoiono per asfissia o in seguito alle ferite riportate per liberarsi dalle maglie troppo strette delle reti.

Mentre i pescatori francesi considerano ingiuste e inutile le limitazioni, le associazioni le considerano invece insufficienti. A cominciare da Sea Shepherd France. «Questa misura di emergenza arriva dopo diversi anni durante i quali scienziati e ONG hanno continuato ad avvertire che il numero di delfini uccisi ogni anno dagli attrezzi da pesca, che continua ad aumentare anno dopo anno, è insostenibile per la sopravvivenza della popolazione dei delfini – spiega l’associazione ambientalista che da anni si batte in difesa del mare e dei suoi abitanti. – Si sa già che questo mese di chiusura non porterà a una diminuzione significativa delle catture, come dicono chiaramente gli scienziati dell'ICEC: per essere efficaci e prevenire l'estinzione della popolazione di delfini del Golfo saranno necessarie misure che si estendano molto di più nel tempo». Ma già nel 2018 Sea Shepherd France si era espressa, attraverso la sua presidente Lamya Essemlali, molto duramente sulla questione: «La Francia è il Paese che uccide più delfini in Europa. L'anno scorso gli scienziati hanno stimato che nelle acque delle coste atlantiche del Golfo di Biscaglia sono morti oltre undicimila cetacei a causa della pesca non selettiva. Noi vediamo solo il 18% dei delfini uccisi in mare, ovvero solo quelle migliaia di delfini che arrivano morti sulle nostre spiagge».

Secondo l’Osservatorio Pelagos sulle spiagge della costa dell'Oceano Atlantico, e in particolare sulle coste del Golfo di Biscaglia, da anni continuano a rinvenirsi carcasse di delfini. Uno spiaggiamento che viene attribuito alle condizioni meteorologiche e alla pesca. L’osservatorio stima che siano stati trovati morti sulle coste francesi quasi 1.500 cetacei tra il primo dicembre 2022 e il 30 aprile 2023. Il periodo invernale è stato identificato come il più mortale per i delfini. «Su un migliaio di spiaggiamenti registrati in media ogni anno sulla costa atlantica, tra i 5.000 e i 10.000 delfini sono effettivamente morti in mare. La maggior parte delle carcasse affonda ripidamente e non raggiunge la costa – afferma Olivier Van Canneyt, biologo dell’Osservatorio Pelagos. «Senza alcun dubbio, la principale causa di morte osservata nei delfini comuni trovati in spiaggia durante l'inverno è la rete da pesca. I delfini restano impigliati nelle reti. E questo accade dagli anni '90».

Ora, proprio su richiesta delle associazioni di difesa dell’ambiente, il Consiglio di Stato francese ha ordinato al governo nel marzo 2023 di far “chiudere, entro sei mesi, le zone di pesca nel Golfo di Biscaglia per periodi adeguati”. A ottobre, lo Stato ha emesso un decreto che vieta la pesca per un mese nel 2024, 2025 e 2026 nel Golfo di Biscaglia, prevedendo al contempo diverse esenzioni. Per contrastare il fenomeno nel 2020 il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM) ha raccomandato di attuare chiusure di pesca e di dotare le barche di “pingers”, repellenti acustici per tenere lontani i delfini. Ma su questo punto il giudizio degli animalisti era stato negativo: i dissuasori acustici dei delfini, infatti, li allontanerebbero da quelle che sono le loro consuete aree di pesca, intervenendo quindi direttamente sui loro comportamenti etologici.

Alle proteste dei pescatori, che hanno stimato le loro perdite possibili in oltre 60 milioni di euro, il governo francese ha risposto con la promessa di lauti risarcimenti. Previsto infatti un risarcimento che «varierà tra l’80 e l’85% del fatturato per tutte le imbarcazioni di oltre otto metri interessate da questo divieto di pesca», affermando inoltre saranno pagati «più velocemente possibile». Le diverse ONG che hanno contattato il Consiglio di Stato – Sea Shepherd France, France Nature Environnement, Lega per la Protezione degli Uccelli (LPO), Difesa degli Ambienti Acquatici – invece accogliendo favorevolmente questo divieto di pesca, hanno però sottolineato che «tuttavia, i pareri scientifici dimostrano che dovremo andare oltre per garantire un futuro sostenibile a queste specie protette». E l’oltre si articola tra l’uso di attrezzature per la pesca consone, l’uso di telecamere sui pescherecci per registrare le modalità di pesca e le caratteristiche del pescato, sospensione della pesca in alcuni periodi dell’anno in concomitanza ai movimenti dei delfini e una diminuzione dello sfruttamento del mare di pari passo ad un minor consumo di pesce sulle tavole.

Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views