video suggerito
video suggerito
4 Dicembre 2022
12:00

Delfino morto nell’Area protetta Torre del Cerrano, probabile vittima delle reti da pesca

Il cadavere dell'animale è stato segnalato da un cittadino tra i comuni di Silvi e Pineto, in provincia di Teramo. La notizia è stata resa nota dal Centro studi cetacei di Pescara che ha attivato la Rete regionale spiaggiamenti.

83 condivisioni
Immagine

Dal rostro del delfino, un Tursiope femmina di oltre 2 metri di lunghezza, usciva un frammento di rete, causa quasi sicuramente della morte del povero animale, il cui cadavere è stato segnalato sulla spiaggia dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, in provincia di Teramo a poche centinaia dalla Torre.

La notizia è stata resa nota dal Centro studi cetacei di Pescara dopo che un cittadino ha lanciato l'allarme che ha attivato la Rete regionale spiaggiamenti con l'intervento del Centro Studi e della Capitaneria di Porto di Silvi.

Gli operatori delI’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise "G. Caporale" Teramo, una volta terminate le operazioni di misurazione e raccolta dati, hanno prelevato il corpo su cui verranno condotte le indagini necroscopiche ed analitiche per determinare le reali cause di morte, anche se i ricercatori del Centro studi cetacei non hanno grandi dubbi su quale possa essere.

«La presenza della rete da pesca – spiegano su Facebook, social dal quale hanno diffuso la notizia – non è altro che l’ennesima conferma che il fenomeno è preoccupante per gli effetti deleteri che ha sia sulla conservazione dei cetacei che sulle conseguenze per la piccola pesca artigianale».

La Rete Regionale, infatti, monitora con costanza questo fenomeno che, spiegano ancora gli studiosi «ormai da diversi anni, fa registrare numeri che non possono essere sottovalutati con quasi un delfino su due che presenta segni di interazione con la pesca».

Capita sempre più spesso, purtroppo, di osservare sui cadaveri di delfini rinvenuti in spiaggia o in mare, i segni di un impatto con gli attrezzi da pesca. Per arginare questa infausta casistica, l’Area Marina Protetta torre del Cerrano, con la collaborazione del Centro Studi Cetacei, sta utilizzando il progetto Life Delfi, cofinanziato con fondi della comunità europea, il cui obiettivo principale è la riduzione dell’interazione tra pesca e delfini, priorità assoluta per il Centro di ricerca.

I delfini per alimentarsi, infatti, seguono i pescherecci in maniera opportunistica, in quanto reperiscono più facilmente il cibo. Ma facendo così rischiano maggiormente di esser catturati in maniera accidentale (si chiama bycatch) e quindi annegare, o di ferirsi gravemente o in maniera letale.

Molto spesso, parte dei pescatori considera questi animali una minaccia per le attività di pesca che si ripercuote economicamente sul loro lavoro per via della sottrazione di pesce dalle reti, della riduzione della performance di pesca, dell’interruzione del lavoro in caso di cattura accidentale e dei danni alle attrezzature professionali.

Per questo motivo è nato il progetto Life DELFI, che mette insieme enti di ricerca, università, associazioni ambientaliste e aree marine protette nell’intento comune di sviluppare soluzioni e modelli di gestione sostenibili delle interazioni fra delfini e pesca.

Il progetto è iniziato nel 2020 è terminerà a fine dicembre 2024 e prevede attività di ricerca e monitoraggio dei delfini in 8 aree interessate, che sono: Punta Campanella, Isole Egadi, costa Toscana (litorale della Maremma), Isole Eolie, Tavolara, Adriatico settentrionale (costa Veneta a nord del Delta del Po), Adriatico centrale (coste marchigiane e abruzzesi), Croazia (Istria e Cres).

In queste zone vengono studiate le popolazioni residenti per comprendere meglio il comportamento dei delfini quando si trovano vicino agli attrezzi e l’entità delle loro interazioni.

Il progetto prevede anche il coinvolgimento dei pescatori con un fitto programma di attività in mare e con corsi di formazione per incentivarli verso attività di pesca sostenibili.

Sono stati infatti messi a disposizione degli operatori della pesca anche dissuasori acustici e deterrenti luminosi da installare sulle reti, tecniche che si sono già dimostrate molto efficaci anche per proteggere gli squali.

Lo avevamo già raccontato qui su Kodàmi, proprio a pochi mesi dal lancio direttamente dall'Area Marina Protetta di Punta Campanella. In quell'occasione furono gli stessi pescatori a mostrarci come funzionano questi strumenti che salvano la vita ai delfini.

Avatar utente
Simona Sirianni
Giornalista
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views