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12 Ottobre 2022
17:30

Trofei di caccia: le Ong chiedono una legge per vietarne l’importazione in Europa

Le principali associazioni internazionali per la protezione degli animali oggi hanno chiesto in sede europea di vietare l'importazione di trofei di caccia. Un business che sta diminuendo le popolazioni di selvatici e ne sta condizionando l'evoluzione.

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zanne elefante

Le principali associazioni internazionali di protezione animale chiedono di vietare l'importazione di trofei di caccia. Lo hanno fatto oggi davanti al Parlamento europeo,consegnando all'europarlamentare tedesca Manuela Ripa un dossier in cui si evidenzia come «l'uccisione a scopo ricreativo di animali minacciati e protetti per ricavarne trofei comprometta gli sforzi dell'UE per soddisfare le sue ambizioni di proteggere meglio la fauna selvatica e arrestare la perdita di biodiversità».

A parlare sono i rappresentanti di Humane Society International, Pro Wildlife, Born Free Foundation, Eurogroup for Animals e Pan African Sanctuary Alliance. Le Ong insieme hanno chiesto alle istituzioni comunitarie di intervenire dopo che proprio la scorsa settimana il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede di vietare in tutta l'UE l'importazione di trofei di caccia di specie protette dalla Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione.

Nel periodo che va dal 2014 al 2018 sono stati importati legalmente nell'UE trofei di almeno 15.000 mammiferi protetti a livello internazionale, appartenenti a 73 specie elencate dalla Cites, con un aumento di quasi il 40% delle importazioni rispetto al periodo precedente. Dall'analisi è emerso che i primi 5 Stati membri dell'UE che importano trofei di caccia di mammiferi sono Germania, Spagna, Danimarca, Austria e Svezia.

Leoni, tigri, elefanti, ippopotami e altri oggetti vengono importati in grandi quantità in Europa, e anche l'Italia non è esente da questo traffico. Il Belpaese fino al 2018 era il primo importatore in Unione Europea di trofei di ippopotamo, il quarto di trofei di leone africano di origine selvatica e il quinto di elefante africano.

Solo pochi mesi fa sono state sequestrate numerose zanne d'avorio esposte in un albergo nel Palermitano. Questa fascinazione per i resti di animali selvatici ed esotici sta condizionando la sopravvivenza di specie già sull'orlo dell'estinzione, e sta anche innescando con rapidità una evoluzione genetica negli animali. L'impatto del bracconaggio dell'avorio ha determinato la nascita di elefanti senza zanne in Mozambico.

Dati che le associazioni vogliono siano tenute in conto dalla Comunità europea allo scopo di salvaguardare la biodiversità globale, come ha sottolineato Joanna Swabe, di Humane Society International: «Nella sua Strategia per la biodiversità fino al 2030, la Commissione europea sbandiera a gran voce l'obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità a livello globale, eppure l'UE continua a essere il secondo importatore di trofei di caccia al mondo. È solo un'esigua minoranza di ricchi cittadini europei che sceglie di viaggiare in altri Paesi per uccidere specie minacciate e in via di estinzione per il proprio perverso piacere. La loro caccia ai trofei rappresenta una minaccia aggiuntiva e del tutto inutile per la biodiversità».

La Humane Society International lo scorso anno aveva lanciato una nuova campagna contro l'importazione di trofei nelle maggiori città europee, compresa l'Italia. A Roma l'associazione è scesa in piazza con lo slogan "NotinMyWorld", con l’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sui governi affinché decidano sul divieto totale di importazione ed esportazione dei trofei di caccia.

trofei caccia roma hsi
La manifestazione di HSI

«Molte popolazioni di animali selvatici in tutto il mondo sono già sotto pressione – ha concluso Swabe – a causa della perdita e del degrado degli habitat, del cambiamento climatico, dello sfruttamento eccessivo e del bracconaggio, non hanno davvero bisogno di un gruppo di egoisti che li braccano con fucili o archi ad alta potenza solo per poter appendere le parti del loro corpo alle pareti di casa come prova della loro abilità venatoria. L'UE deve intervenire per fermare queste vili importazioni».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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