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31 Luglio 2023
17:55

Caccia al trofeo, al Senato nuovo disegno di legge per vietarla: il punto in Italia e in Europa

Con la nuova proposta al Senato per vietare l'importazione, l'esportazione e la riesportazione di trofei di caccia di specie a rischio presentata dalla Senatrice Dolores Bevilacqua, la caccia al trofeo torna al centro del dibattito pubblico e politico. Ma a che punto siamo in Italia e in Europa?

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Lo scorso 26 luglio la Senatrice Dolores Bevilacqua del Movimento 5 Stelle ha presentato al Senato un disegno di legge per porre fine al commercio di trofei di caccia di specie selvatiche e in via d'estinzione, come leoni, rinoceronti o elefanti. In Italia è infatti tuttora legale importare trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie protette a livello internazionale e minacciate di estinzione, uccisi dietro pagamento in esotiche e anacronistiche battute di caccia all'estero in giro per il mondo.

«In Italia ci troviamo ormai da tempo in una situazione pesantemente sbilanciata: da un lato associazioni e società civile fortemente contrari alla caccia al trofeo, come è emerso in maniera netta anche da recenti sondaggi, dall'altro un governo un po' freddo in generale e non particolarmente interessato alle tematiche ambientali e animali che sembra aver eretto un muro di indifferenza. Questa volta ci auguriamo quindi una rapida calendarizzazione del testo alla Camera o al Senato per la discussione e confidiamo nell’approvazione», spiega a Kodami Martina Pluda, direttrice per l'Italia di Humane Society International/Europe, da anni impegnata a monitorare e ad analizzare nel dettaglio il fenomeno globale della caccia al trofeo.

La nuova proposta al Senato

cacciatore
La nuova proposta di legge propone il divieto di importazione, esportazione e riesportazione da e per l’Italia, di trofei di caccia ottenuti da specie protette dalla CITES

La nuova proposta di legge era infatti già stata presentata nel 2021 da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle e ripresentata ad ottobre 2022 nuovamente alla Camera dall'Onorevole Michela Brambilla (ora assegnata alla Commissione Giustizia). Ora è stata ripresentata anche al senato dalla Senatrice Dolores Bevilacqua, e come le precedenti prevede il divieto di importazione, esportazione e riesportazione da e per l'Italia, di trofei di caccia ottenuti da specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, la cosiddetta CITES.

«Abbiamo voluto dare un segnale forte a tutti coloro che sono disposti a pagare per uccidere animali in via di estinzione. Il DDL presentato fa parte di un più ampio pacchetto di misure a tutela della fauna selvatica e ha lo scopo di proteggere le specie a rischio estinzione, la biodiversità e il benessere degli esemplari appartenenti a dette specie – ha dichiarato la Senatrice Bevilacqua – Autorevoli sondaggi rilevano che la stragrande maggioranza degli italiani è contro la barbara moda dell’importazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie in via di estinzione. È il momento di tradurre questa sensibilità in una norma che faccia fare all’Italia un passo avanti nella lotta a questa dannosa e inaccettabile pratica e le permetta di restare al passo con gli sviluppi negli Stati Membri dell’UE, che stanno discutendo o hanno già introdotto una simile previsione nei vari ordinamenti nazionali».

La proposta, ispirata dalla campagna #NotInMyWorld di HSI/Europe propone inoltre una pena, in caso di violazione del divieto, che prevede l’arresto fino a tre anni e un'ammenda fino a 200.000 euro e 300.000 euro in casi di recidiva, nonché la confisca dei trofei di caccia che, sentita la Commissione CITES, saranno distrutti o utilizzati a fini didattici. Come le precedenti proposte, il DDL dovrà essere assegnato alla commissione competente, che sarà probabilmente la Commissione Giustizia, con la speranza che possa procede l'iter legislativo anche sulla scia dei recenti dibattiti politici in corso a livello europeo.

Il ruolo dell'Europa

Come vi abbiamo infatti raccontato e mostrato attraverso la nostra videoinchiesta sotto copertura all'interno della più grande fiera della caccia d'Europa che si tiene ogni anno a Dortmund, l'Unione Europea gioca ancora un ruolo chiave in questo triste fenomeno ed è il secondo più grande importatore di trofei di caccia di specie selvatica dopo gli Stati Uniti d'America. Un business sulla pelle degli animali che minaccia la sopravvivenza di molte specie selvatiche in tutto il mondo e che poco o nulla ha a che fare con la conservazione o con lo sviluppo economico dei paesi coinvolti.

«È del tutto incomprensibile e inaccettabile che il business insostenibile e crudele della caccia al trofeo goda ancora delle possibilità di offrire battute di caccia come attività ludica e di commerciare animali selvatici minacciati come oggetti, laddove altrimenti tali attività sarebbero proibite – spiega ancora Martina Pluda – Anche il Parlamento Europeo sta andando in questa direzione e l'Europa è impegnato attualmente in un intenso scrutinio politico, con divieti al commercio dei trofei di caccia già approvati o al vaglio di diversi Stati Membri e non solo».

Nel 2022, il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all’importazione nell'UE e da un po' di tempo, infatti, diversi paesi europei hanno introdotto nuove e più stringenti restrizioni, come accaduto nei Paesi Bassi, in Francia e in Finlandia e di recente anche in Belgio: «Con l’approvazione di un'importante proposta legislativa, il Belgio ha fatto eco al sentimento e all'appello della maggior parte dei cittadini europei, facendo un grosso passo in avanti – sottolinea Pluda – e anche il Regno Unito ha iniziato un percorso importante per porre fine all'importazione dei trofei di caccia che vieterebbe l’importazione di oltre 6.000 specie regolamentate a livello internazionale. Da questo punto di vista, in Italia, siamo ancora parecchio indietro».

A che punto siamo in Italia

ippopotami
Con 160 trofei importati tra il 1014 e il 2021, l’Italia è il primo posto nell’importazione di trofei di ippopotamo

Tra il 2014 e il 2021, l'Italia ha importato legalmente ben 442 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come ippopotami, rinoceronti neri, elefanti africani, leoni, leopardi, ghepardi, giaguari, orsi polari e moltissimi altri, nonostante la caccia al trofeo di questi animali sia appunto fortemente osteggiata dall'88% della popolazione italiana. L'Italia è per esempio uno degli unici due due paesi ad aver importato un trofeo di tigre, uno dei cinque ad aver importato un trofeo di rinoceronte nero, tra le specie a maggior rischio estinzione al mondo. Siamo inoltre il quinto importatore di trofei di elefanti africani (107 trofei) e il primo in Europa per i trofei di ippopotamo (160 trofei).

L'Italia è quindi tra i paesi europei maggiormente coinvolti, tuttavia finora le precedenti proposte di legge sono rimaste inascoltate e non hanno mai continuato il loro iter legislativo. «Continueremo a monitorare e spingere per mettere pressione alla politica affinché si apra finalmente un dibattito costruttivo. Oltre alla proposta per il divieto legislativo, lavoriamo parallelamente anche allo stop per l'ottenimento dei permessi da parte del Ministero dell'Ambiente. In occasione dello scorso World Wildlife Day, l'Intergruppo Parlamentare per i Diritti degli Animali aveva presentato due interrogazioni parlamentari gemelle (una alla Camera dei Deputati e l’altra al Senato della Repubblica) rivolte al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, alle quali però il Ministro Pichetto Fratin non ha mai dato alcun risposta», conclude Martina Pluda.

Lo società civile sta animando come mai prima d'ora il dibattito pubblico internazionale per porre fine alla caccia al trofeo. Anche le politiche europee si stanno muovendo in maniera decisa in questo direzione e ora l'Italia, con la nuova proposta della Senatrice Dolores Bevilacqua e quella alla camera attualmente assegnata alla Commissione Giustizia, non può più tirarsi indietro.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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