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9 Giugno 2021
13:03

Tornati in vita dopo 24mila anni: il caso dei rotiferi conservati nel permafrost

Dei rotiferi bdelloidei, piccoli animaletti simili a vermi, conservati per 24mila anni nel permafrost siberiano, sono tornati in vita. Una scoperta eccezionale, che farà da apripista agli studi di criobiologia.

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Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Articolo a cura del Prof. Giuseppe Borzacchiello
Medico Veterinario e Professore universitario, esperto di patologia animale
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Esistono posti nel mondo in cui c’è perennemente freddo e le terre sono ghiacciate, non solo in superficie ma anche in profondità. Lo strato di ghiaccio si chiama permafrost e lo studio di questo particolare ambiente ci regala una notizia sensazionale: il permafrost ha conservato per 24mila anni un animale, un rotifero. Un recente report scientifico ci informa che un minuscolo animaletto, un rotifero bdelloideo, è stato risvegliato dal freddo dopo tantissimi anni.

Dai carotaggi effettuati dai ricercatori sulle sponde del fiume Alazeya, nel nord-est della Siberia, sono stati rinvenuti esemplari di piccoli vermetti e di rotiferi, animaletti invertebrati molto piccoli che si riproducono per partenogenesi, ovvero senza necessità di fecondazione. Il ritrovamento di per sé non sarebbe una grande notizia, se non che gli esemplari campionati sono vivi, cioè messi nelle condizioni ideali sono ritornati alla vita. Ciò ha permesso di classificare, grazie alle tecniche molecolari, i rotiferi rinvenuti al genere Adineta.

Inoltre, per essere sicuri che i rotiferi in esame non fossero dei “contaminanti ambientali” (questi animaletti popolano diversi habitat e sono molto diffusi) sono state eseguite numerose analisi biomolecolari, che hanno confermato la provenienza dal passato.

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Due rotiferi osservati al microscopio

L’eccezionalità della scoperta risiede nel fatto che, studiando questi animali conservati per così tanto tempo dal freddo, si possono approfondire e comprendere i meccanismi metabolici e cellulari alla base di questa speciale caratteristica. Insomma, siamo di fronte ad una di quelle scoperte che fanno da apripista agli studi di criobiologia.

La comprensione delle caratteristiche biologiche che permettono l’ibernazione è di grosso interesse nell’ottica di salvaguardia delle specie in pericolo d’estinzione. Una frontiera sulla quale si confrontano studiosi da anni che forse, grazie anche a questo studio, può trovare una possibile soluzione raffinando le tecniche di congelamento.

Inoltre, ancora una volta bisogna sottolineare l’importanza della conservazione degli habitat. Le terre ghiacciate e il permafrost rappresentano uno scrigno nel quale sono conservate specie animali e vegetali del passato che possono riprendere la loro vita e dal cui studio possiamo ricavare informazioni per conoscere meglio gli ambienti e gli ecosistemi. Dunque, il progressivo scioglimento dei ghiacciai per l’aumento della temperatura globale è una serie minaccia che va scongiurata, anche per non perdere queste possibilità di scoperte scientifiche.

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Giuseppe Borzacchiello
Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Sono professore universitario di ruolo presso il Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II e titolare della cattedra di Fisiopatologia degli animali domestici. Ho insegnato in diverse Università italiane, corsi di perfezionamento e master universitari. Appassionato di animali e di cani in particolare, mi occupo da oltre vent’anni di ricerca scientifica nel campo della patologia spontanea degli animali domestici e di tematiche inerenti l’oncologia comparata.
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