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11 Febbraio 2024
16:00

Le tartarughe giganti sono tornate in Madagascar dopo 600 anni

Dopo pochi anni dalla loro reintroduzione, le tartarughe giganti si sono riprodotte in Madagascar. Un passo in avanti verso un futuro in cui proteggere un ecosistema in bilico.

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Il progetto di reintroduzione delle tartarughe giganti di Aldabra (Aldabrachelys gigantea) in Madagascar sta cominciando a dare i suoi frutti, dopo che diversi ecologi hanno lavorato per ben sei anni affinché i primi esemplari calcassero nuovamente l'areale natio della loro specie, dopo 600 anni dal loro ultimo avvistamento sull'isola. A renderlo noto è uno studio, pubblicato su Plants People Planet, che aveva l'obiettivo di delineare quali sono i potenziali strumenti ecologici che potrebbero aiutare gli scienziati nel prevenire i devastanti incendi che colpiscono la vegetazione del Madagascar.

Secondo gli autori Grant S. Joseph, Colleen L. Seymour e Andrinajoro Rakotoarivelo dell'Università di Free State e di Cape Town, le tartarughe giganti sono fra gli "strumenti" più utili per la resilienza stessa dei vari ecosistemi malgasci, oltre che tra i migliori deterrenti del propagarsi degli incendi. Essi aiutano le aree degradate e le aree colpite dal sovra pascolo, permettendo di ripristinare le foreste e di tenere pulito il sottobosco, potenzialmente infiammabile.

Gli scienziati spiegano che le prime tartarughe giunsero dalle Seychelles nel 2018 e da allora, dopo un periodo di ambientamento, hanno cominciato a svolgere il loro lavoro di riqualificazione ambientale, riproducendosi e ampliando l'area della loro influenza autonomamente, senza alcun aiuto dei biologi. Senza il loro contributo, moltissime piante oggi sarebbero a rischio di venir spazzate via da un incendio e per questo motivo i biologi della conservazione locali sperano che cresca velocemente la loro popolazione.

La tartaruga gigante di Aldabra è la seconda specie di tartaruga terrestre più grande del mondo e come la tartaruga gigante delle Galapagos (Chelonoidis nigra), la prima per grandezza e longevità, ha anche una storia molto affascinante. Capace di sopravvivere fin oltre i 100 anni, questa tartaruga si è evoluta in Madagascar, a partire dalla specie Aldabrachelys abrupta, una delle due tartarughe giganti che erano presenti in Madagascar fino a 4 milioni di anni fa.

Successivamente, l'antenata della A. gigantea migrò in tutto l'Oceano Indiano, raggiungendo le Seychelles, formando una colonia che ha mantenuto sempre un stretto rapporto con l'habitat originario costituito dalle foreste malgasce, almeno fino a 600 anni fa.

In quel periodo, infatti, l'intera popolazione di tartarughe giganti presenti in Madagascar furono sterminate dai cacciatori, in parte locali e in parte provenienti dalle colonie di origine araba e africana, i cui abitanti provenivano da Nord e dalla costa occidentale del Canale del Mozambico. Con la nascita delle prime A. gigantea, il Madagascar dunque vede per la prima volta una nuova generazione di tartarughe giganti sul suo territorio dall'inizio del 1400. Un evento storico importantissimo, che sta cercando di riparare alcuni danni che si sono accumulati nel corso degli ultimi secoli.

A confermare che questi animali potevano contribuire in passato a ridurre il numero d'incendi, i risultati dello studio affermano che da quando le tartarughe sono scomparse, le foreste del Madagascar sono state lambite più frequentemente dal fuoco, mentre dove il progetto di reintroduzione delle tartarughe ha avuto esito positivo, le foreste sono state interessate da un minor numero d'incendi.

Come sono riusciti però questi animali a svolgere un compito così importante e attivo come quello di eliminare i rischi di propagazione delle fiamme all'interno degli ecosistemi più fragili?

A chiarirlo sono stati gli stessi ricercatori che in una nota del loro articolo specificano come le tartarughe mantengono l'equilibrio ecologico delle foreste, mangiando i frutti di vari alberi e disperdendo i semi per chilometri, tramite il loro sterco. I semi contenuti infatti nelle pallottole fecali di queste tartarughe sono ricche di semi di specie diverse, una condizione che rende la vegetazione di queste foreste molto più ricche di biodiversità e resistenti ai roghi.

Ciò ha contribuito in pochi anni a favorire la crescita di foreste, boschi, arbusti e praterie irregolari, dove un tempo non c'erano nient'altro che dei pascoli abbandonati. Le tartarughe inoltre limitano l'azione del fuoco nutrendosi di erba e di foglie secche durante la stagione secca, lasciando direttamente così in queste foreste meno combustibile disponibile.

Attualmente la popolazione più grande di tartarughe giganti è presente all'interno della riserva di Anjajavy, sulla costa nord occidentale del paese. Una delle zone più colpite dieci anni fa dai roghi che misero in ginocchio l'intero Madagascar.

«Se la reintroduzione continuerà ad avere successo, siamo ottimisti sul fatto che un giorno saremo in grado di riportare queste tartarughe anche in altre aree dell'isola, a beneficio della biodiversità e del turismo – hanno dichiarato i ricercatori, che collaborano al progetto di conservazione. – Ciò migliorerà anche l'ecosistema: ci sarà il ritorno di habitat eterogenei, di varie specie animali come lemuri, uccelli indigeni e camaleonti. Ed anche le persone ne trarranno beneficio, dal momento che il Madagascar è stato recentemente colpito da una carestia».

Gli scienziati sperano che il probabile aumento della copertura arborea, dovuto alla reintroduzione su larga scala delle tartarughe giganti, contribuirà anche a ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici, che stanno colpendo pesantemente l'economia locale e diverse aree naturali.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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