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8 Febbraio 2022
17:26

Taglia le orecchie ai Dogo e li fa combattere contro i cinghiali: un uomo a processo a Brescia

Il tribunale di Brescia ha avviato il processo contro un uomo accusato di aver tagliato le orecchie ai suoi Dogo argentini e averli fatti combattere contro altri animali, tra cui dei cinghiali.

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Ha tagliato le orecchie dei “suoi” Dogo argentini per renderli “idonei” ai combattimenti. E per allenarli li ha fatti combattere con altri animali, tra cui alcuni cinghiali. Ora l’uomo da "allevatore" si è trasformato a imputato: dovrà vedersela con la giustizia. Il tribunale di Brescia ha avviato il processo nei confronti di questo soggetto, anche già pluripregiudicato, che dovrà tentare di dare motivazioni plausibili di questa sua condotta.

Sulla sua testa, oltre al reato di maltrattamento di cani, pende anche un’aggravante: la recidiva infraquinquennale e reiterata per reati del genere. Questi ultimi fatti contestati si sono svolti a Manerba del Garda, in Provincia di Brescia, prima del maggio del 2017. Grazie ad alcune denunce presentate e all’attività di investigazione dei Carabinieri, che hanno accertato il taglio sui due Dogo la Procura di Brescia ha chiesto il suo rinvio a giudizio. Le prove sono state tali che su di lui c’erano evidenti indizi di colpevolezza.

La Lav, la Lega anti-vivisezione, si è costituita parte civile nel procedimento ed è rappresentata dall’avvocato Vittorio Arena del foro di Brescia. «Si tratta di un processo molto importante perché riguarda un aspetto dei combattimenti tra animali non ancora del tutto esplorato, come l’allevamento e l’addestramento alla lotta – commenta Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della Lav – Il combattimento è solo l’evento finale di un’attività criminale che inizia con l’allevamento e l’addestramento e che sottopone a maltrattamenti e privazioni etologiche gli animali coinvolti».

«Confidiamo nell’accertamento di ogni responsabilità e dunque nella condanna di colui che sarà riconosciuto colpevole di azioni che oltre ad essere penalmente rilevanti, sottopongono gli animali a sofferenze e auspichiamo che la gravità dei fatti sia di stimolo al Governo e al Parlamento per accelerare l’iter della proposta di legge volta a rendere più severa ed efficace la legge sul maltrattamento e l’uccisione di animali», spiegano da Lav. Il reato di maltrattamento e uccisione di animali viene disciplinato dall’articolo 544 bis e ter del codice penale e prevede pene fino a 2 anni di reclusione.

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