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26 Ottobre 2022
16:00

Stop all’uccisione dei pulcini maschi, i ministri dell’Agricoltura fanno pressioni sull’UE

I ministri dell'Agricoltura di Francia e Germania hanno presentato una proposta per firmare l'uccisione dei pulcini maschi, a cui hanno aderito i colleghi di Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo. Manca l'Italia, che ha però già adottato una risoluzione.

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Superare una volta per tutte, definitivamente, l'uccisione selettiva di massa dei pulcini maschi: la richiesta è stata ribadita dai ministri dell'Agricoltura di diversi Stati membri dell'Unione Europea, che hanno presentato una specifica proposta a Bruxelles nell'ambito dell'ultimo consiglio Agrifish.

A firmare la proposta sono stati i ministri di Germania, Francia (che sono anche i proponenti), Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo. L'Italia non rientra nell'elenco, ma ha già adottato una risoluzione – approvata sia al Senato sia alla Camera dei Deputati – che fissa alla fine del 2026 lo stop definitivo all'abbattimento dei pulcini maschi, considerati di fatto uno scarto di produzione all'interno dell'industria delle uova.

Dopo un lungo lavoro di pressione politica da parte di Animal Equality, l'emendamento era stato inserito all'interno della Legge di delegazione europea 2021, proposto dall’onorevole Francesca Galizia, capogruppo del MoVimento 5 stelle in commissione Politiche UE, in collaborazione proprio co Animal Equality. La proposta avanzata dai ministri dell'Agricoltura di Francia e Germania non riguarda solo i rispettivi Paesi ma è più generale, e chiede di rendere obbligatoria ovunque, all'interno dei confini dell'Unione Europea, l’eliminazione graduale degli abbattimenti di massa dei pulcini maschi, considerati improduttivi.

Questa pratica barbara è infatti dovuta alla considerazione che l'industria ha dei pulcini maschi: non potendo deporre uova non hanno alcun tipo di valore, e vengono uccisi a a poche ore di vita, subito dopo il sessaggio, perché non utili alla filiera. Una volta riconosciuti come tali, i pulcini maschi vengono immediatamente separati per andare incontro alla morte, che avviene gettandoli direttamente in un macchinario posto al lato dell'operatore che effettua il sessaggio e che è a tutti gli effetti una macchina trituratrice. In altri casi vengono raccolti e portati in camere adibite alla soppressione degli animali tramite inalazione di gas.

A oggi si stima che in Europa e in Italia vengano uccisi rispettivamente circa 330 milioni e 40 milioni di pulcini l’anno, una realtà drammatica contro cui da tempo si battono le ONG europee e i cittadini che hanno firmato decine di petizioni per chiederne lo stop. Pressioni che nel 2021 hanno portato il Consiglio Europeo a chiedere con forza alla Commissione europea di adottare politiche d’intervento per l’introduzione del divieto a livello europeo. Gli Stati membri possono, inoltre, adottare norme nazionali volte ad incoraggiare il settore avicolo a sviluppare alternative all'uccisione dei pulcini maschi, come per esempio l'adozione di tecnologie e strumenti per il sessaggio degli embrioni in-ovo (la cosiddetta “in-ovo sexing”) in grado di identificare il sesso degli embrioni prima della schiusa, consentendo così di selezionare solo gli embrioni femmina prima dello sviluppo, o di altre tecnologie innovative che offrano una valida alternativa alla pratica di abbattimento dei pulcini in vita.

La Francia e la Germania hanno già introdotto nel loro ordinamento nazionale il divieto di uccisione dei pulcini maschi in vita a partire da gennaio 2022, data entro la quale tutti gli incubatoi dovranno avere installato o commissionato una tecnologia che permetta di rilevare il sesso del pulcino allo stadio embrionale, prima dello sviluppo del sistema neurologico. L'Italia invece si è presa cinque anni di tempo, spiegando che «che queste sono tecnologie molto innovative e hanno un determinato tipo di costo, e quindi ci sembrava giusto ragionare con il Governo, nell'arco dei prossimi 5 anni, su ulteriori misure di sostegno».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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