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8 Settembre 2023
15:41

Sono già due le balenottere uccise dopo la ripresa della caccia in Islanda

La caccia alle balene in Islanda è ripresa e si contano già le prime vittime: due balenottere comuni sono state arpionate dalla compagnia Hvalur. Da quanto denuncia l’associazione animalista Hard to Port, crudeltà e sofferenze inutili non sono state risparmiate neanche questa volta, malgrado le condizioni imposte dal Ministero dell’Alimentazione islandese.

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Malgrado il maltempo e la protesta di due ambientalisti, la caccia alle balene in Islanda è ripresa e si contano già le prime due vittime. Due balenottere comuni, infatti sono state arpionate dalla compagnia Hvalur, l’ultima rimasta a cacciarle nei mari che circondano uno dei tre paesi dell’intero pianeta in cui si continua a dare la caccia ai grandi mammiferi per scopi commerciali. E, da quanto denuncia l’associazione animalista Hard to Port, crudeltà e sofferenze inutili non sono state risparmiate neanche questa volta, malgrado le indicazioni che il Ministero dell’Alimentazione islandese aveva imposto come condizione per la ripresa della stagione di caccia.

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Una dei due attivisti saliti sulle imbarcazioni per la caccia alle balene (dalla pagina FB di Hard to Post)

Le due imbarcazioni Hvalur8 e Hvalur9 avevano preso il mare un giorno fa dalla stazione baleniera di Hvalfjör ður, dopo che i due attivisti Elissa e Anahita erano stati fatti scendere dagli alberi delle navi che avevano occupato per manifestare contro la ripresa della pesca e per bloccare la partenza delle due imbarcazioni. E alla stessa stazione baleniera ha fatto già ritorno una delle due barche trasportando il corpo ormai esamine della prima delle due balenottere uccise. Dalle ferite riportate, testimoniate dalle fotografie scattate sul posto da Hard to Port, l’animale dovrebbe essere stato colpito due volte e aver affrontato una lunga e dolorosa agonia prima di morire. «Si può presumere che il primo colpo sia stato mancato, non abbia ucciso l'animale e che sia stato necessario un secondo colpo – ha spiegato al quotidiano Heimildin islandese Arne Feuerhahn, direttrice dell'organizzazione che sta monitorando da vicino la pesca per la seconda estate consecutiva. – Probabilmente si tratta di una femmina. Ed è già diventato chiaro, cosa non inaspettata secondo me, che i metodi di caccia di Hval non sono migliorati in alcun modo» ha concluso Arne.

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La baleniera rientra in porto trainando il corpo della balena uccisa nella foto di Boris Niehaus per Hard to Post

L’attivista ha quindi messo in evidenza il nodo cruciale della questione: le terribili condizioni di crudeltà e i maltrattamenti che vengono inflitti alle balene oltre alla morte, durante le fasi della loro pesca. Maltrattamenti che avevano spinto Svandís Svavarsdóttir, ministro dell'Alimentazione e della Pesca, a bloccare momentaneamene la stagione di caccia prima ancora del suo inizio, a giugno, per poter fare chiarezza sulle denunce arrivate dal mondo animalista. Il ministro aveva poi autorizzato nuovamente la caccia alle balene alla fine del mese, introducendo un nuovo regolamento il cui scopo era quello di «migliorare il quadro normativo».

In effetti con il nuovo regolamento si è intervenuto, almeno sulla carta, su più fronti, tra cui il divieto alla caccia alle balene durante la notte perché la pesca avvenga alla luce del giorno e solo da una distanza inferiore a 25 metri. Ma soprattutto le condizioni devono essere tali che l'uccisione avvenga immediatamente. «Devono essere utilizzate procedure per garantire che le balene vengano uccise in modo da causare agli animali il minor dolore possibile e nel minor tempo possibile– recita il regolamento approvato –  e che non vengano catturate in modo che causi loro mutilazioni o sofferenze inutili».

Indicazioni che, secondo gli attivisti di Hard to Port, non sarebbero minimamente state rispettate. «La femmina uccisa aveva almeno due colpi di arpione. Un arpione ha colpito l'animale sul fianco, l'altro arpione visibile ha colpito l'animale nella sua testa – hanno scritto in un post sulla loro pagina Facebook. – È un indicatore precoce e non sorprendente del fatto che i metodi di caccia di Hvalur non siano migliorati per nulla.

Faremo una richiesta tempestiva alle autorità islandesi affinché rilascino al più presto informazioni su questa prima balena cacciata». Questo proprio perché l'Agenzia norvegese per la pesca e l'Agenzia alimentare norvegese possono, secondo il regolamento, richiedere miglioramenti alla procedura «se non è idonea a garantire le condizioni». Soprattutto considerando che Hvalr hf., la società islandese di caccia alle balene fondata nel 1947 da Loftur Bjarnason e Vilhjálmur Árnason e successivamente gestita dai loro figli, Kristján Loftsson e Árni Vilhjálmsson, che gestisce le ultime due navi baleniere in attività in Islanda, la Hvalur 8 e la Hvalur 9, ha il permesso di cacciare 161 esemplari per il 2023.

L'anno scorso la stagione durava cento giorni e terminava il 28 settembre. Furono catturati 148 balene. E riguardo a queste uccisioni l'Agenzia alimentare norvegese aveva espresso commenti negativi tra cui il fatto che molti animali erano stati colpiti più volte, che alcuni animali uccisi avevano dovuto sopportare una lunga agonia e grandi sofferenze.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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