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9 Settembre 2021
13:20

Ucciso un cervo prima dell’apertura della caccia con l’utilizzo di visori notturni: denunciati due bracconieri

Due cacciatori sono stati denunciati dal personale forestale della Stazione di Castel Ivano,in Trentino, per aver ucciso un cervo prima dell'apertura della stagione di caccia. I cacciatori, inoltre, erano dotati di un dispositivo per la visione notturna vietato dalle normative che regolano le attività venatorie.

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Due uomini sono stati denunciati in Trentino per aver ucciso un maschio di cervo adulto in orario e periodo di divieto, avendo compiuto l'atto nella notte tra venerdi 3 e sabato 4 settembre, mentre la stagione di caccia al cervo ha avuto inizio solo a partire da domenica 5 settembre (da un'ora prima dell'alba a un'ora dopo il tramonto). A renderlo noto è la Provincia Autonoma di Trento nella mattina del 9 settembre, nel quale si informa inoltre che il personale forestale della Stazione di Castel Ivano, in collaborazione con i guardiacaccia dell'Associazione Cacciatori Trentini, ha sequestrato le armi in possesso dei cacciatori, dotate di un dispositivo per la visione notturna, vietato secondo le direttive delle attività venatorie.

«Il cacciatore non è un bracconiere, ma il bracconiere è spesso un cacciatore»

Osvaldo Negra, zoologo e delegato del Trentino Alto Adige per WWF Italia, analizza quanto accaduto la scorsa settimana nel comune di Grigno, a pochi chilometri dal confine con il Veneto, dando un spunto di riflessione sul fenomeno del bracconaggio che, secondo lui, non sempre coincide con l'immaginario comune, secondo il quale cacciatore e bracconiere sarebbero due figure distinte: «Siamo abituati a pensare al bracconiere come un individuo bieco e losco, ma non è sempre  e solo così – spiega Negra – Il mondo venatorio prende le distanze da questo fenomeno, ed è vero che i cacciatori non sono per forza bracconieri, ma di contro viene constatato spesso che i bracconieri hanno di fatto il brevetto di caccia ed esercitano semplicemente le attività venatorie fuori dagli orari concessi, senza rispettare l'obbligo di registrare la propria uscita oppure, come in questo caso, utilizzando strumenti non consentiti».

Le evoluzioni del mondo della caccia: «In alcune zone è ancora un'iniziazione verso la vita adulta»

Ma perché nel 2021 in Italia ci sono ancora così tante persone che supportano, difendono e praticano la caccia? Perché un'attività così violenta come l'uccisione di un essere vivente viene ancora considerata un hobby e legittimata dalle istituzioni? «In Italia i cacciatori sono circa 800 mila – spiega Osvaldo Negra – Inutile negare che in alcune zone rurali, l'inizio della propria attività di caccia viene ancora vissuto come una cerimonia di iniziazione dell'età adulta e significa l'inizio del proprio ruolo sociale all'interno della vita di paese. Certo, nelle città le cose stanno cambiando e negli ultimi decenni è diminuito leggermente il numero delle licenze, ma di contro abbiamo osservato un aumento delle cacciatrici di sesso femminile e questo ci risulta difficile da comprendere».

E se un tempo, le attività venatorie venivano giustificate dalla necessità di risorse alimentari, ad oggi risulta difficile credere che sia una questione di risparmio economico a spingere la gente ad acquistare le licenze di caccia: «Al giorno d'oggi è ormai palese che si tratti di un'attività ludica, ma la domanda etica che dobbiamo porci è se abbia senso divertirsi togliendo la vita ad un essere vivente, la cui scomparsa deteriora inevitabilmente il pianeta su cui viviamo e dove ci ostiniamo a credere di possedere ogni cosa, piuttosto che imparare a convivere e condividere con le altre specie».

Il bracconaggio in Trentino e il divieto dei visori notturni

«Ad ascoltare le opinioni dei cacciatori trentini, sembra che il nostro territorio sia un'isola felice della caccia, dove il bracconaggio non esiste – afferma il delegato del WWF – E se da una parte è vero che, rispetto ad altri luoghi, ad esempio non abbiamo problemi di bracconaggio dell'avifauna, purtroppo però ci sono alcune falle nel sistema anche da noi: il numero dei sorveglianti dell'attività venatoria ad esempio, è davvero troppo basso e permette ai cacciatori di agire indisturbati perché a controllare centinaia di ettari di bosco talvolta ci sono solo 2 o 4 agenti, i quali anche con il massimo impegno non potranno tenere sotto controllo tutto il territorio».

Ed è questo uno dei motivi per cui i visori notturni, diffusi inizialmente per scopi militari, sono vietati nelle attività venatorie: «La caccia è permessa solo da un'ora prima dell'alba fino ad un'ora dopo il tramonto perché è impossibile pattugliare i boschi 24 ore su 24 – spiega Osvaldo Negra – Dal momento in cui viene autorizzato l'utilizzo dei sensori che riconoscono il calore del corpo dell'animale anche in assenza di luce, automaticamente aumenta la possibilità che i bracconieri escano negli orari in cui, di solito, le guardie generalmente non sono in attività».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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