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12 Marzo 2024
11:55

Uccise due cervi fuori dal periodo di caccia: inizia il Processo ma nel frattempo muore

Uccise due cervi fuori dal periodo di caccia e per questo venne avviato il procedimento giudiziario, ora il Tribunale di Udine ha pubblicato la sentenza del procedimento, ma l'imputato non è condannabile. Nonostante ciò il giudice che ritiene «certa la prova della commissione del fatto».

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Uccise due cervi fuori dal periodo di caccia e per questo venne avviato il procedimento giudiziario, ora il Tribunale di Udine ha pubblicato la sentenza ma l'imputato, R.B.A., nel frattempo è morto e di conseguenza non è condannabile.

Nonostante non sia condannabile, il giudice ritiene «certa la prova della commissione del fatto da parte di R.B.A. che, attraverso l’azione dello sparo verso i cervi, ha contemporaneamente dato vita ad infrazioni riconducibili tanto all’art. 544 bis c.p. quanto all’art. 30 L.157/92». Uccisione di animali e caccia in periodo di divieto generale sarebbero quindi i reati compiuti da questo bracconiere dotato di regolare licenza di caccia.

La vicenda è stata segnalata dalla Lav che si era costituita parte civile dopo i fatti del 23 maggio 2019, quando al di fuori del periodo di caccia consentito, due cervi erano stati uccisi all’interno della riserva di caccia di Udine, per questo motivo la Procura di Udine aveva aperto un fascicolo contro tre cacciatori.

«Siamo molto felici di questa pronuncia che dimostra ancora una volta, in maniera cristallina, lo stretto legame che esiste tra il mondo della caccia e il bracconaggio – ha dichiarato Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali Selvatici – e rafforza l’applicazione del reato di “uccisione di animali” anche nei confronti di cacciatori che uccidono animali violando le norme venatorie. Ringraziamo il nostro avvocato Maddalena Bosio del foro di Udine che ci ha consentito di raggiungere questo risultato».

Tutti gli animali selvatici sono infatti patrimonio indisponibile dello Stato, nessuno se ne può quindi appropriare se non nelle forme e nelle previsioni delle leggi in materia. «La sentenza emessa a Udine – ha fatto sapere la Lav – conferma quindi che anche i cacciatori, pur essendo autorizzati dalla legge a uccidere milioni di animali ogni anno, quando lo fanno al di fuori delle previsioni normative devono essere puniti come qualsiasi altro cittadino, non possono considerarsi impunibili solo per avere una licenza di caccia in tasca».

«La piena correlazione fra mondo della caccia e bracconaggio dimostra invece che la via più breve per eliminarlo si realizzerà attraverso l’abolizione definitiva della caccia, un passatempo sanguinario considerato indegno di un popolo civile dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani», ha concluso la Lav.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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