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8 Dicembre 2021
10:00

Si può vietare l’accesso ai cani nei parchi pubblici? 

Si può vietare l’accesso ai cani nei parchi pubblici? Dipende, come sempre quando si parla di normativa inerente alla convivenza con i cani. Vediamo quali sono le ultime disposizioni e regole fondamentali da tenere a mente per non sbagliare.

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Articolo a cura dell' Avvocato Salvatore Cappai
Civilista, esperto in diritto degli animali
cane parco pubblico

Si può vietare l’accesso ai cani nei parchi pubblici? La risposta è dipende, come spesso accade quando si parla di normativa inerente alla convivenza con i cani – e con gli animali d’affezione in generale.

Occorre chiarire innanzitutto come a livello nazionale non esista alcuna legge che si pronunci in maniera precisa sul punto. L’unica norma che regolamenta la possibilità di accesso dei cani nei luoghi pubblici e aperti al pubblico, per ragioni prettamente sanitarie, è un regolamento di polizia veterinaria, il Decreto del Presidente della Repubblica dell’8 febbraio 1954, n. 320, che stabilisce:

  • l'obbligo di idonea museruola per  i  cani  non  condotti  al guinzaglio quando si trovano nelle vie o in  altro  luogo aperto  al pubblico”;
  • “l'obbligo della museruola e del guinzaglio per i cani condotti nei locali pubblici e nei pubblici mezzi di trasporto”.

Una norma di circa settant’anni che, nel frattempo, è stata integrata attraverso un’ordinanza del Ministero della Salute del 06 agosto 2013 (“Ordinanza contingibile ed urgente concernente la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani”), sinora rinnovata di anno in anno.

Quest’ultima, modificando la disciplina del citato regolamento, con riguardo alla conduzione del proprio cane nelle aree urbane (luoghi pubblici) e nei luoghi aperti al pubblico, prevede:

  • l’obbligo di utilizzo del guinzaglio di lunghezza non superiore ad 1,5 metri;
  • l’obbligo di portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di pericolo sull’incolumità di persone o animali oppure dietro richiesta delle autorità competenti.

Rientrando i parchi o giardini pubblici nei cosiddetti “luoghi pubblici”, si può tranquillamente affermare che a livello statale non è previsto alcun divieto di accesso negli stessi da parte dei cani, ma solo una regolamentazione sulle modalità della loro conduzione.

Nonostante ciò, capita spesso che questi divieti siano imposti dai sindaci.

Non è infrequente imbattersi in articoli o servizi giornalistici che annunciano tali decisioni, fondate principalmente sulla presenza di escrementi non raccolti dai pet mate o su comportamenti irrispettosi di questi ultimi.

A questo punto, ci si deve chiedere se i sindaci abbiano effettivamente questo potere e, in tal caso, a quali condizioni possano esercitarlo.

I sindaci possono vietare l’accesso dei cani ai parchi e giardini pubblici?

Tra i poteri che il T.U. degli Enti Locali (D.lgs. n. 267/2000) attribuisce ai sindaci vi è anche quello di adottare ordinanze contingibili e urgenti in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale.

Per costante giurisprudenza, però, il generalizzato ed assoluto divieto di accesso dei cani in un parco, anche se fondato sulla cattiva educazione dei pet mate, sulla presenza di escrementi non raccolti, non rientra tra questi casi di emergenza ed urgenza.

Numerosi Tribunali Amministrativi Regionali si sono pronunciati sulla questione ed hanno ritenuto che queste ordinanze di divieto siano:

  • eccessivamente limitative della libertà di circolazione delle persone;
  • poste in violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità.

Ciò anche in considerazione del fatto che “lo scopo mantenere il decoro e l’igiene pubblica, nonché la sicurezza dei cittadini, è già adeguatamente soddisfatto attraverso l’imposizione, di cui alla disciplina statale, agli accompagnatori o custodi di cani di rimuovere le eventuali deiezioni con appositi strumenti e di condurli al guinzaglio. Pertanto, l’Amministrazione comunale deve adoperarsi – in luogo dell’indiscriminato divieto di accesso dei cani alle aree verdi pubbliche – al fine di rendere cogenti tali misure mediante una efficace azione di controllo e di repressione, in tal modo rendendo possibile il raggiungimento del pubblico interesse attraverso strumenti idonei e nel rispetto del principio di proporzionalità dei mezzi rispetto ai fini perseguiti” (cfr. sentenza T.A.R. Campania del 30 marzo 2017, n. 642 e tra le altre pronunce dello stesso tenore, citate dalla prima, T.A.R. Lazio, sez. II bis, 17 maggio 2016, n. 5836; T.A.R. Potenza, 17 ottobre 2013, n. 611; T.A.R. Reggio Calabria, 28 maggio 2014, n. 225; T.A.R. Milano, 22 ottobre 2013 n. 2431; T.A.R. Sardegna, 27 febbraio 2016 n, 128; T.A.R. Venezia, 12 aprile 2012, n. 502, oltre a TAR Campania, Salerno, sez. II, 28 luglio 2015, n. 1752).

Non si può vietare l’accesso dei cani senza una situazione di urgenza

Ricapitolando: per ormai pacifica giurisprudenza, vanno annullate tutte le ordinanze che, a priori, senza una situazione di urgenza e senza una limitazione temporale di intervento, vietano l’accesso dei cani nei parchi pubblici.

Questi provvedimenti, infatti, risultano eccessivi e sproporzionati rispetto agli obiettivi di ordine, sicurezza e igiene che perseguono, che possono essere raggiunti, molto più semplicemente, pretendendo il rispetto della normativa vigente in materia.

Gli enti locali, in altri termini, devono richiedere ai pet mate il rispetto delle regole di utilizzo degli spazi pubblici (come i parchi) e possono benissimo sanzionarli in caso di violazione delle stesse. Non possono invece impedire, a priori e a tempo indeterminato, l’accesso ai parchi di tutti i cani soltanto perché alcuni pet mate sono irrispettosi.

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Salvatore Cappai
Avvocato
Avvocato con la passione per la divulgazione. Mi occupo di diritto civile, con particolare riguardo ai campi della responsabilità civile, dell’assistenza alle imprese e del “diritto degli animali”. Mi sono avvicinato a quest’ultima materia circa dieci anni fa, quando ho incontrato Gaia, la mia cagnolina, che ha stravolto la mia visione sul mondo degli animali e sulla vita assieme a loro. La mia community social, nella quale da anni informo con semplicità su tematiche giuridiche, conta oltre 350.000 iscritti.
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