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12 Gennaio 2022
11:04

Rottweiler uccide con un morso un cane Bichon Frisé: ecco cosa è successo

Carlo e Gaia sono i Rottweiler dei proprietari di un ristorante di Abano Terme. Il 5 gennaio sono scappati dal loro recinto e Carlo ha ucciso con un morso il cane di un ospite del locale. Analizziamo i fatti nella loro complessità e proviamo a capire quali siano le cause dell'incidente.

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Lo scorso 5 gennaio, al ristorante La Scuderia di Abano Terme, in provincia di Padova, il Rottweiler dei proprietari del locale ha ucciso con un morso un cane di razza Bichon Frisé che sedeva in sala accanto alla sua famiglia.

A rendere pubblico quanto accaduto sono stati gli stessi clienti presenti quella sera, molti dei quali hanno raccontato l'esperienza vissuta al ristorante attraverso un noto sito di recensioni.

La notizia ha poi raggiunto i media locali che hanno però riportato diverse versioni dell'accaduto. Per fare maggiore chiarezza e capire cosa sia successo la sera del 5 gennaio, Kodami ha parlato con Giorgia Dorio, gestrice del ristorante, socia e sorella dell'umano di Carlo, il cane che ha morso il Bichon frisé causandone la morte immediata.

«Alcuni clienti affermano di avere visto anche altre volte i nostri cani in sala da pranzo. Carlo e Gaia, i nostri due Rottweiler, sono abituati a trascorrere il tempo con persone anche sconosciute ma non erano mai entrati in pizzeria durante gli orari di apertura prima di quel giorno – spiega la donna – A causare l'incidente è stata di una serie di eventi non prevedibili. Siamo persone estremamente meticolose e infatti, ci siamo sempre presi cura dei nostri cani, educandoli responsabilmente, come componenti della nostra famiglia».

Immediatamente dopo l'evento, lo stesso proprietario del locale, ancora sotto choc, ha chiesto l'intervento delle forze dell'ordine: «Ognuno reagisce agli eventi traumatici in maniera diversa – continua la donna – Mio fratello in quel momento ha perso la parola. Non si sarebbe mai aspettato di assistere a una scena di questo genere».

«I cani sono usciti dal cancello per un guasto nella chiusura, ci sono i video»

Per comprendere quanto accaduto, Giorgia Dorio, ha guardato con attenzione i video delle telecamere di sicurezza che riprendono l'esterno del locale e la sala da pranzo: «Speriamo che le forze dell'ordine che stanno indagando sulla dinamica degli eventi ci chiedano di visionare le immagini, perché nel video si vede chiaramente che i cani sono riusciti ad uscire dal cancello di casa, che si trova accanto al locale, per via di un guasto nel meccanismo di chiusura. Ciò ha concesso loro i 15 centimetri di spazio sufficienti per permettere a Gaia, la più esile dei due, di attraversarlo e, poco dopo, si vede anche Carlo che, con fatica, esce e si avvicina al locale in orario di apertura».

Una volta attraversato il cancello, i due cani hanno avuto libero accesso alla zona in cui vengono ospitati i clienti: «Purtroppo mio fratello non era in sala in quel momento, altrimenti li avrebbe sicuramente allontanati – spiega la signora – Nessuno di noi poteva immaginare che accadesse qualcosa di simile anche perché Carlo e Gaia vivono in compagnia di un Chihuahua, con cui non hanno mai avuto problemi».

Chi sono Carlo e Gaia?

Carlo e Gaia sono due cani di 3 anni e mezzo provenienti da due differenti allevamenti, dove la loro famiglia li ha acquistati quando erano ancora cuccioli. In passato, Carlo, era già stato segnalato all'Asl per via di un morso ai danni di un altro cane incontrato in passeggiata: «Siamo spaventati, perché abbiamo sentito dire che dopo il secondo evento, il cane rischia l'abbattimento. Ci auguriamo che non sia così – afferma la gestrice del locale – In una delle recensioni, inoltre, un cliente ha  scritto che li teniamo con noi solo come cani da guardia ma non è così e fin dai primi mesi abbiamo frequentato un corso con un addestratore.

L'addestratore a cui fa riferimento si chiama Danilo Berteotti, opera nel Veneto meridionale e, oltre a svolgere consulenze per le famiglie, partecipa con il suo cane a competizioni di mondioring, una disciplina sportiva particolarmente adatta ai cani con una forte reattività. «Ho conosciuto Carlo e Gaia quando avevano pochi mesi. Ricordo che la famiglia in passato aveva subito una rapina ed era preoccupata che questo potesse accadere di nuovo – spiega a Kodami l'addestratore – Sono sempre stati tranquilli e socievoli. Purtroppo, però, gli incidenti come quello del 5 gennaio fanno parte dei rischi naturali della convivenza con i cani e per questo è importante non favorire eccessivamente gli incontri tra simili e non portarli a giocare insieme al parco».

David Morettini: «Educare significa dare al cane l'autonomia per gestirsi correttamente anche senza di noi»

Di altra opinione è invece David Morettini, istruttore cinofilo e componente del comitato scientifico di Kodami: «Partire dal presupposto che sia giusto evitare gli incontri perché non può esistere la socializzazione corretta e pacifica tra simili è un  errore».

Secondo Morettini, infatti, la socializzazione tra conspecifici è una componente importante, che non si limita agli incontri organizzati, ma è una vera e propria educazione alla convivenza: «Ritengo sia nostro dovere mostrare ai cani che vivono con noi come incontrarsi e come comunicare con i propri simili senza la necessità del nostro costante controllo – spiega l'esperto – In questo modo acquisiranno più facilmente la capacità di gestirsi correttamente in autonomia anche al di fuori del nostro sguardo».

L'esperienza acquisita in compagnia dei propri umani, secondo l'istruttore, è quindi uno dei fattori più importanti nella costruzione dell'identità dei cani adulti: «Alcune razze e mix di razze hanno effettivamente una maggiore combattività intraspecifica e, chi vive con loro, deve ovviamente porre maggiore attenzione e avere più consapevolezza, perché fatti come quello accaduto ad Abano Terme, tra cani di dimensioni così diverse tra loro, potrebbero scaturire anche solo per meccanismi di difesa da parte del cane più grande».

Un altro fattore che, secondo David Morettini, è importante approfondire è il ruolo che i cani hanno nella vita delle persone: «Escluderli aprioristicamente dalla propria quotidianità e chiedere loro di svolgere unicamente il ruolo dei guardiani rischia di amplificare il loro naturale interesse per il controllo e la guardia – spiega l'esperto –  Quando escono dal lavoro e dal proprio ambiente, saranno quindi molto eccitati, uno stato che nel cane si traduce in atteggiamenti furtivi. Trovando un target su cui scaricare l'eccitazione, come un cane di taglia piccola, Carlo potrebbe quindi aver fatto più fatica a relazionarsi e comunicare in maniera corretta e, anche per via della sua taglia, causare la morte del cane con un morso».

Sebbene sia impossibile individuare la vera e propria causa scatenante dell'incidente è importante, quindi, analizzare la varietà delle esperienze che Carlo e Gaia hanno avuto l'opportunità di vivere nella loro vita e chiedersi, soprattutto, per quale motivo abbiano sentito la necessità di uscire dal loro territorio: «Educare i cani significa relazionarsi con loro e guidarli ad essere non solo guardiani, ma anche molto altro – spiega Morettini -Dobbiamo essere i loro compagni attivi nella vita e mostrargli il mondo che ci circonda, aiutandoli a coltivare le altre sfaccettature che, soli in un giardino, isolati dai propri simili, non possono maturare. Pur senza accorgercene, altrimenti, siamo noi stessi che li etichettiamo come mostri pericolosi».

Ora la famiglia di Carlo e Gaia attenderà la visita dei veterinari dell'Asl, i quali determineranno le condizioni di salute degli animali e, in seguito, verranno prese le decisioni per il futuro del cane. «Nonostante il morso abbia causato la tragica morte del Bichon Frisé, molto probabilmente a Carlo non accadrà nulla. Fortunatamente, infatti, la sua famiglia può stare tranquilla perché la legge italiana non permette l'eutanasia degli animali in questi casi – conclude l'istruttore cinofilo – A rimetterci per l'incidente sarà invece, molto probabilmente l'immagine del locale».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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