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17 Gennaio 2023
17:03

Rocky, il Pitbull ucciso da un poliziotto a Napoli. L’agente a Kodami: «Ho scelto di salvare una vita umana»

Rocky è stato ucciso a Napoli nel luglio del 2019 da un agente nel corso di un arresto. Il poliziotto fornisce a Kodami la sua versione degli avvenimenti di quella mattina: «Ho esercitato il mio ruolo istituzionale, quello di tutela della vita umana».

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Si è tenuta oggi a Napoli la nuova udienza del processo che vede imputato l'agente della Polizia di Stato che nell'estate del 2019 aveva ucciso il Pitbull Rocky. Durante le concitate fasi dell'arresto dell'umano di riferimento di Rocky, il poliziotto aveva fatto fuoco per due volte in direzione del cane.

Il processo, iniziato nel 2021 davanti ai giudici del Tribunale di Napoli, vede imputato l'agente Nicola Nappi che quel 13 luglio si trovava in servizio in via Cesare Rosaroll, non lontano dalla centralissima via Foria. Raggiunto da Kodami a margine dell'udienza, il poliziotto ha fornito a Kodami la sua versione degli avvenimenti di quella mattina: «Ho esercitato il mio ruolo istituzionale, quello di tutela della vita umana».

Nei video girati dai residenti di via Cesare Rosaroll si vede il cane avvicinarsi a uno degli agenti in borghese e morderlo alla caviglia mentre l'uomo cerca di liberarsi scalciando. Nappi, che stava assistendo alla scena, spara quindi il primo colpo al Pitbull, inducendolo così a lasciare la presa. Rocky, ferito, inizia a girare su se stesso più volte e sembra dirigersi verso il suo umano e un gruppo di agenti che nel frattempo lo avevano ammanettato. È a questo punto che Nappi spara il secondo colpo, quello fatale. Rocky guaisce, si trascina a terra ancora per un po' e infine si accascia al suolo senza vita. Il tutto dura pochi minuti.

«C'era un collega in evidente difficoltà – prosegue l'agente – ho quindi ritenuto opportuno agire come ho fatto. È stata una frazione di secondo in cui ho scelto di salvare una vita umana. Amo gli animali e io stesso ho dei cani, e forse proprio conoscendo le abitudini della razza, e sapendo che non lasciano facilmente la presa, mi sono sentito di intervenire. Non la ritengo una razza aggressiva, però addestrata in un determinato modo può diventare un'arma».

Di parere contrario le associazioni che si sono costituite parte civile al processo, tra cui Lndc Animal Protection ed Enpa, presenti all'udienza di oggi con i loro avvocati. Secondo la relazione presentata da Enrico Moricone, consulente della Lndc, che ha analizzato il comportamento del cane sulla base dei filmati diffusi in Rete, la realtà sarebbe diversa da quella descritta dall'agente.

Moricone, già garante dei diritti degli animali in Piemonte, nella relazione consegnata ai giudici scrive infatti: «Il cane viene raggiunto da un proiettile che lo colpisce, e nel prosieguo il cane, ripreso da posizioni differenti, si muove a fatica su tre zampe e cerca di allontanarsi quando viene raggiunto da un secondo proiettile che lo uccide».

Sentito da Kodami il consulente conferma le conclusioni della relazione e sottolinea come il comportamento del cane non fosse imputabile alla razza: «Non c'entra la razza – dice Moricone  – Rocky dopo la prima ferita inferta alla zampa si stava allontanando per cercare un posto dove nascondersi. Tutti gli animali, compresi i cani, di fronte a ciò che ritengono un pericolo hanno due tipi di reazione che possono essere sintetizzati come "combattere" o "fuggire". Quel 13 luglio Rocky cercava una via di fuga».

Il pregiudizio, estremamente diffuso, secondo cui i Pitbull sono animali pericolosi avrebbe quindi giocato un ruolo importante nel determinare la morte dell'animale, contribuendo ad alimentare la tensione in un momento già profondamente stressante, in un'escalation culminata nel modo più tragico possibile.

Per combattere questa disinformazione Kodami ha fatto chiarezza sulla storia e sui pregiudizi di cui i Pitbull sono vittima in un video con l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio e la veterinaria esperta in comportamento Elena Garoni, entrambi membri del comitato scientifico del magazine.

L'udienza per l'uccisione di Rocky è stata aggiornata ad aprile 2023 e a testimoniare sarà chiamato il pet mate del cane, che oggi non era presente all'udienza nonostante la disposizione del Tribunale.

Altro grande assente al processo di Rocky è lo Stato. A giugno del 2022, infatti, era stato chiamato come responsabile civile il Ministero dell’Interno, di cui Nappi è dipendente in qualità di agente della Polizia di Stato. Dopo questa decisione, il Dicastero si troverà a rispondere del danno causato dall'agente nel caso in cui questi fosse giudicato colpevole. Un fatto molto raro, soprattutto relativamente ai procedimenti relativi alla morte di animali, e che aveva incassato il plauso delle associazioni di parte civile.

Oggi però il banco che avrebbe dovuto essere occupato dai rappresentanti del Ministero è rimasto vuoto, lasciando solo sia il poliziotto imputato che le parti civili. Un'assenza che fa sentire ancora una volta il disinteresse delle istituzioni nei confronti dei crimini che vedono coinvolti gli animali.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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