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7 Novembre 2023
19:05

Poliziotto a processo per aver ucciso il Pitbull Rocky: «Ho sparato per difendermi»

Si è tenuta oggi la nuova udienza del processo all'agente che nell'estate del 2019 sparò e uccise il Pitbull Rocky durante un'operazione di Polizia. Oggi l'agente ha dato la sua testimonanza davanti ai giudici del Tribunale di Napoli.

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Si è tenuta oggi al Tribunale di Napoli la nuova udienza del processo che vede imputato per uccisione di animali l'agente della Polizia di Stato che nel 2019 sparò al Pitbull Rocky. Durante le concitate fasi dell'arresto dell'umano di riferimento di Rocky, il poliziotto fece fuoco per due volte in direzione del cane, togliendogli la vita.

Si è aperto ufficialmente il dibattimento con l'acquisizione della denuncia presentata dal pet mate di Rocky e della relazione del consulente della Lndc Animal Protection, l'associazione che fin dalle prime fasi si è costituita parte civile.

A tenere banco nella giornata di oggi è stato l'imputato, l'agente Nicola Nappi che in aula ha dato la propria versione dei fatti. Il poliziotto quel 13 luglio si trovava in servizio in via Cesare Rosaroll per arrestare l'umano di riferimento di Rocky. Secondo la testimonianza resa, durante le concitate fasi dell'operazione di Polizia l'agente ha sparato contro il cane allo scopo di difendere i colleghi e sé stesso.

Nappi ha dichiarato di aver usato l'arma una prima volta perché il cane stava aggredendo un collega mordendolo alla caviglia, e una seconda volta per mettere fuori gioco l'animale, giudicato ancora pericoloso. Una versione che lo stesso Nappi aveva già fornito a Kodami: «C'era un collega in evidente difficoltà – spiega l'agente – ho quindi ritenuto opportuno agire come ho fatto. È stata una frazione di secondo in cui ho scelto di salvare una vita umana. Amo gli animali e io stesso ho dei cani, e forse proprio conoscendo le abitudini della razza, e sapendo che non lasciano facilmente la presa, mi sono sentito di intervenire».

Quello che è accaduto via Cesare Rosaroll è visibile nei filmati diffusi sui social dai residenti, i quali affacciati alle finestre hanno ripreso il cane mentre si avvicinava a uno degli agenti in borghese per morderlo alla caviglia e l'uomo che scalciando cercava di liberarsi. È a quel punto che Nappi spara al Pitbull, inducendolo così a lasciare la presa. Rocky, ferito, inizia a girare su se stesso più volte per poi dirigersi verso il suo umano e un gruppo di agenti che nel frattempo lo avevano ammanettato. Nappi sparato quindi l'ultimo colpo, quello fatale.

Durante la prossima udienza, fissata per gennaio 2023, verranno visionati proprio alcuni video, allo scopo di chiarire la dinamica dei fatti. Dall'analisi eseguita su quelle immagini dal consulente della Lndc Enrico Moricone, la storia è ben diversa da quella raccontata da Nappi. «Il cane viene raggiunto da un proiettile che lo colpisce, e nel prosieguo il cane, ripreso da posizioni differenti, si muove a fatica su tre zampe e cerca di allontanarsi quando viene raggiunto da un secondo proiettile che lo uccide», si legge nella perizia scritta da Moricone e acquisita dai giudici di Napoli.

Il cane, evidentemente confuso e ferito, non avrebbe attaccato ancora, è questa l'analisi che Morricone fornisce a Kodami: «Tutti gli animali, compresi i cani, di fronte a ciò che ritengono un pericolo hanno due tipi di reazione che possono essere sintetizzati come "combattere" o "fuggire". Quel 13 luglio Rocky cercava una via di fuga».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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