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15 Dicembre 2022
14:46

Reati contro la fauna tra i crimini ambientali più diffusi in Italia: 17 al giorno

I reati contro la fauna sono tra i crimini ambientali più diffusi in Italia nel 2021. Lo rivela l'ultimo Rapporto Ecomafia diffuso oggi da Legambiente.

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daini

Con 6.215 arresti i reati contro la fauna sono tra i crimini ambientali più diffusi in Italia nel 2021. Lo rivela l'ultimo Rapporto Ecomafia realizzato da Legambiente con il sostegno di Novamont ed edito da Edizioni Ambiente.

Nel 2021 i reati contro l’ambiente non scendono sotto quota 30mila, nonostante una lieve flessione. Quasi il 44% si concentra in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Si tratta di circa 3,5 reati ambientali commessi ogni ora. Un dato che continua a restare alto, nonostante la leggera flessione del -12,3% rispetto ai dati del 2020, mentre crescono gli arresti toccando quota 368, +11,9% rispetto al 2020.

Rapporto ecomafia
La classifica delle regioni in cui sono stati commessi i reati ambientali (Fonte: Rapporto Ecomafia)

Sono 9.490 i reati nel ciclo del cemento illegale, a seguire quelli dei rifiuti e contro la fauna. Questi ultimi, con 6.215 reati accertati nel 2021 (una media di 17 al giorno), rappresentano il oltre il 20% del totale.

Rapporto Ecomafia
I reati ambientali commessi in Italia nel 2021 (Fonte: Rapporto Ecomafia)

I reati contro gli animali più comuni osservati dagli esperti di Legambiente comprendono la pesca illegale, soprattutto, ma anche maltrattamenti e corse clandestine, traffico di specie animali protette.

Nello specifico, la Sicilia è la prima regione per numero di reati contro la fauna, con il 12,6% del totale. Seguono la Puglia, il Lazio, la Campania e la Lombardia. Mentre a livello provinciale guida la classifica Roma, seguita da Napoli, Brescia, Genova e Palermo.

Rapporto ecomafia
La classifica dei reati ambientali commessi in Italia nel 2021 (Fonte: Rapporto Ecomafia)

I dati sui reati accertati sono in calo del 24,1%, stesso trend per le denunce (-25%) e i sequestri (-45,7%). Gli esperti attribuiscono il calo all'onda lunga della pandemia e alla contrazione delle attività di controllo delle Forze dell'Ordine.

Tra i reati che riguardano gli animali però possono essere ricompresi anche quelli contro il patrimonio boschivo, habitat di un gran numero di specie come volpi, luipi, daini e molti altri. Questa tipologia di illeciti ha subito un'impennata che tra incendi colposi, dolosi e generici, registrano un +27,2%. In particolare, la superficie colpita dalle fiamme è di oltre 159mila ettari, con +154,8% rispetto al 2020.

L’Italia risulta il paese europeo più colpito dalla piaga degli incendi. Anche in questo caso è la Sicilia ad avere il primato sia per numero di reati accertati, il 18,4%, che per superficie boscata devastata dalle fiamme. Seguono la Calabria, la Puglia, la Campania e il Lazio.

Dopo l'Italia il paese più colpito dagli incendi è la Spagna, che proprio questa estate a mostrato l'impatto dell'emergenza incendi sugli animali, quando un capriolo in difficoltà è stato soccorso dai Vigili del fuoco.

Ma gli animali, soprattutto quelli considerati da fattoria, sono interessati anche dai crimini connessi all'agromafia e alla filiera agroalimentare. È il mare in questo ambito l'ambiente più sfruttato: al primo posto, per numero di illeciti ci sono infatti i prodotti ittici.

Un quadro nel complesso molto lontano dalle indicazioni europee, come ha rilevato Enrico Fontana, Responsabile Ufficio Raccolta Fondi e Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità: «In Europa si discute di una nuova direttiva sui crimini ambientali, per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione. L’Italia, al riguardo, ha maturato importanti competenze, a partire dalle inchieste sui traffici illegali di rifiuti ma sconta ancora ritardi per quanto riguarda in particolare la lotta all’abusivismo edilizio».

Per questo Legambiente ha avanzato 10 proposte  indirizzate al Governo Meloni allo scopo di «rendere più efficace l’azione dello Stato partendo dall’approvazione di quelle riforme che ancora mancano all’appello, anche in vista della nuova direttiva europea sui crimini ambientali»:

  1. Approvare anche nella XIX legislatura la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione Ecomafia);
  2. Inserire, con il primo provvedimento utile, i delitti ambientali previsti dal Titolo VI-bis del Codice penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis), considerata la loro gravità e complessità, tra quelli per cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità;
  3. Approvare il disegno di legge contro le agromafie, che introduce i nuovi delitti a tutela del patrimonio agroalimentare del nostro Paese, del vero “made in Italy” e della salute delle persone, già varato dal governo, durante la scorsa legislatura, nell’aprile del 2020 ma mai votato in Parlamento;
  4. Introdurre nel titolo VI-bis del Codice penale sanzioni adeguate ed efficaci nei confronti di chi commette crimini contro gli animali (fino a 6 anni di reclusione e 150.000 euro di multa);
  5. Istituire uno specifico “Fondo nazionale per la prevenzione e la tutela degli animali oggetto di maltrattamento, abbandono, sequestro, confisca o selvatici feriti”;
  6. Ripristinare, se necessario con una modifica legislativa, la corretta attuazione da parte delle prefetture di quanto previsto dall’art.10bis della legge 120/2020, che ne stabilisce il potere sostitutivo in tutti i casi, anche antecedenti all’approvazione della norma, di mancata esecuzione da parte dei Comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi;
  7. Emanare, da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica i decreti attuativi della legge 132 del 2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (ancora non pubblicati al momento di scrivere questo Rapporto) e prevedere incrementi di organico per il Sistema nell’ambito del reclutamento di nuovo personale a cui affidare i controlli sulle opere da realizzare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;
  8. Rimuovere la clausola dell’invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista sia nella legge 68/2015 che in quella che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente;
  9. Inasprire le sanzioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti, ai sensi dell’art. 452 quaterdecies, innalzando le pene da 3 a 8 anni (10 nel caso di rifiuti radioattivi), e introdurre nuove e più stringenti sanzioni in materia di smaltimento illecito;
  10. Garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente ha sottolineato l'importanza di lavorare per prevenire gli ecoreati, soprattutto in ottemperanza della recente riforma che ha introdotto la tutela degli animali e dell'ambiente in Costituzione: «È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali – ha detto Ciafani – ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del PNRR, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro, e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica. In tutto ciò il sistema di prevenzione e repressione dei reati descritti in questo Rapporto non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare. Per questo oggi abbiamo presentato le nostre dieci proposte di modifica normativa, convinti che quel percorso di civiltà, iniziato a suo tempo con la legge sugli ecoreati proseguito quest’anno con l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi della nostra Costituzione e con l’inserimento dei delitti contro il patrimonio culturale, possa proseguire anche in questa legislatura. Noi verificheremo sulla base dei fatti se a quel voto favorevole, sostanzialmente all’unanimità a favore dell’ambiente in Costituzione, seguirà un percorso coerente nella XIX legislatura per una seria ed efficace lotta ai cosiddetti “ladri di futuro"».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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