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12 Maggio 2022
9:00

Rane velenose: le 12 specie tra le più letali del mondo

Sono tante le specie di rane velenose considerate tra gli animali più tossici e letali al mondo. Come le famose rane freccia, usate dalle popolazioni centro e sudamericane per avvelenare dardi e frecce.

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Le rane velenose attirano da sempre la curiosità e l'interesse di molti ma chi più chi meno, tutti gli anfibi producono secrezioni cutanee velenose, nonostante ciò solo poche di queste possono essere irritanti o addirittura pericolose per gli esseri umani. Gli anuri, il gruppo di anfibi a cui appartengono rane, rospi e raganelle, producono sostanze tossiche chiamate bufotossine per difendersi dai predatori, tuttavia di solito non sono letali per la maggior parte degli animali. Servono infatti più da avvertimento, per permettere così al predatore di ricordarsi della cattiva esperienza ed evitare di commettere in futuro lo stesso errore. Le sostanze chimiche coinvolte possono procurare irritazione, allucinazioni , convulsivi, distruggere i tessuti nervosi o interferire col sistema vascolare.

Per rimarcare questo messaggio, molte specie velenose di anfibi sono vistosamente colorate, una strategia adattativa chiamata aposematismo. I colori brillanti, infatti, sono quasi sempre associati a sostanze tossiche o a sapori sgradevoli, motivo per il quale sono coloratissime le famose rane freccia o del dardo. Le rane appartenenti alla famiglia dendrobatidi sono infatti tra le rane più velenose al mondo. Se ne conoscono circa 180 specie, tutte coloratissime e diffuse nelle foreste tropicali e pluviali di Centro e Sud America.

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Sono chiamate rane freccia o rane del dardo velenose, perché alcune specie vengono usate dalle tribù sudamericane per rivestire e avvelenare le punte di dardi e frecce. Le loro secrezioni cutanee alcaloidi sono potenzialmente letali anche per l'uomo ma non è ancora chiaro in che modo vengono prodotte. Tuttavia, almeno per alcuni dendrobatidi sembra derivare dal consumo di coleotteri e altri insetti, da cui assorbono poi le sostanza tossiche. La più velenosa di queste rane, la rana dorata o rana freccia per antonomasia (Phyllobates terribilis), possiede in media abbastanza tossina da uccidere da dieci a venti uomini o circa diecimila topi.

Tutte le rane utilizzano le sostanze tossiche esclusivamente per difesa, per cui devono essere maneggiate per poter assorbire il veleno. Motivo per cui in inglese vengono definite poisonous, mentre gli animali velenosi che invece pungono o mordono per inoculare le tossine (come serpenti, vespe o scorpioni) sono invece chiamati venomous.

Vediamo ora un po' più da vicino alcune delle rane più velenose.

La rana dorata o rana freccia

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La rana dorata (Phyllobates terribilis) è considerata la rana più velenosa in assoluto ed è tra gli animali più tossici del Pianeta. Queste dendrobatidi producono batracotossine alcaloidi mortali nelle ghiandole della pelle e anche toccarne solo una può essere letale. È endemica delle foreste pluviali della Colombia e causa della distruzione dell'habitat è considerata in serio pericolo di estinzione. È infatti inserita nella categoria In pericolo della Lista Rossa IUCN. Il suo veleno, la batracotossina, può bloccare la trasmissione degli impulsi dal cervello ai muscoli, paralizzando in pochi istanti cuore e polmoni, portando a volte alla morte per arresto cardiorespiratorio.

La rana okopipi

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Dendrobates tinctorius è conosciuta anche col nome locale okopipi. Con 50 mm di lunghezza è tra i dendrobatiti più grandi di tutti. Vive nella parte orientale dello Scudo della Guiana e del Venezuela, incluse parti della Guyana, del Suriname, del Brasile e quasi tutta la Guyana francese. Può avere diverse colorazioni aposematiche, dal blu con puntini neri al giallo e nero. Anche una pochissima quantità di veleno può addirittura uccidere un uomo adulto.

La rana pomodoro

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La rana pomodoro (Dyscophus antongilii) vive invece esclusivamente in Madagascar. Il suo colore rosso acceso indica che non è proprio una buona idea provare a mangiarla, produce infatti una sostanza bianca secreta dalla pelle simile a colla che serve a scoraggiare i predatori. È tossica ma non letale, di solito scatena solo una reazione allergica nell'uomo simile a un'intossicazione.

La rana arlecchino

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Anche la rana o mantella arlecchino (Mantella cowanii) è endemica del Madagascar. È chiamata così perché è caratterizzata da una variegata livrea nera, bianca e rossa, che in alcune popolazioni può diventare nera e giallo-arancio. Purtroppo è seriamente minacciata di estinzione dalla deforestazione e dal commercio illegale, per cui è considerata In pericolo nella Lista Rossa IUCN. Il veleno ha effetti neurotossici e blocca la trasmissione degli impulsi nervosi.

Il dendrobate pigmeo

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Il dendrobate pigmeo (Oophaga pumilio) vive nelle tra le pianure umide e nelle foreste premontane del Centro America. È considerato il membro più tossico del suo genere ed è molto comune anche in cattività. È forse la più famosa tra tutti i dendrobatidi per via dell'estrema variabilità nei colori, che comprende circa 15-30 morph differenti, la maggior parte dei quali nati però in cattività. A differenza di altre rane freccia il suo veleno non è letale per l'uomo.

Il dendrobate dorato

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Anche il dendrobate dorato (Dendrobates auratus) si trova nelle pianure umide del Centro America, ma è stato introdotto dall'uomo anche alle Hawaii. Come altri dendrobatidi è famosa per le cure parentali rivolte ai girini, che vengono trasportati sulle chiome degli alberi dagli adulti. Si ritiene che la sua tossicità derivi dalla dieta a base di acari e non è mortale per l'uomo, causa solo fastidiose irritazioni.

La rana bicolore dalle zampe nere

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Phyllobates bicolor, tradotta a volte come rana bicolore dalle zampe nere, perché il suo corpo è giallo o arancione con arti posteriori e arti anteriori neri o blu. Anche in questa specie il maschio trasporta girini sul dorso arrampicandosi sugli alberi, uno dei rari esempi di cure parentali tra gli anfibi. Anche questa specie, però, è seriamente minacciata di estinzione.

La rana velenosa di amarakeri

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La rana velenosa di amarakeri (Ameerega shihuemoy) prende il suo nome dalla popolazione indigena Amarakaeri del Perù sud-orientale. Vive infatti esclusivamente lì, nel distretto di Manú ed è uno dei dendrobatiti meno appariscenti. È infatti solitamente di colore scuro con una linea dorsolaterale arancione. Anche questa piccola rana è considerata In pericolo dalla IUCN. È conosciuta solo in nove località ed è stata descritta come specie solamente nel 2017.

La rana velenosa di Summers

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Anche la rana velenosa di Summers (Ranitomeya summersi) è endemica del Perù, vive infatti esclusivamente in alcune zone lungo il fiume Huallaga e nell'adiacente Parco Nazionale della Cordillera Azul, nella parte centrale del Paese. È considerata una specie a sé solamente dal 2008 e a causa della limitatezza del suo areale viene considerata in serio pericolo di estinzione.

La rana velenosa di Lehmann

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Oophaga lehmanni, o rana velenosa di Lehmann, vive invece solamente in un'area molto piccola della Colombia occidentale. È considerata una delle specie di anfibi a maggior rischio estinzione al mondo ed è infatti inserita nella categoria In pericolo critico dalla IUCN. Oltre che dalla perdita di habitat è minacciata soprattutto dalle catture per il commercio illegale.

La raganella di Bruno

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La raganella di Bruno (Nyctimantis brunoi) è invece una specie endemica della regione costiera del Brasile sud-orientale. È una delle sole due specie di rane conosciute al mondo dotata di strutture specializzate per inoculare in maniera attiva il veleno. Sulla testa possiede spine craniche in grado di pungere e iniettare veleno tramite testate.

La raganella di Greening

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L'unica altra specie in grado di dare "testate velenose" è la raganella di Greening (Corythomantis greeningi). Anche questa specie possiede infatti sporgenze ossee spinose sulla testa che facilitano l'inoculazione del veleno, composto da un mix di steroidi e alcaloidi.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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