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9 Novembre 2021
13:18

Quando i cani cercano i cani: ecco cosa fa Progetto Nash per gli scomparsi

Attraverso una rete capillare di referenti diffusi su tutto il Nord Italia, i volontari di Progetto Nash si occupano di ritrovare i cani scomparsi e lo fanno usando altri cani appositamente addestrati, una metodologia ancora poco sfruttata in Italia ma che sta dando i primi risultati. Lo spiega la presidente dell'Associazione, Susanna Austoni.

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Intervista a Dott.ssa Susanna Austoni
Presidente di Progetto Nash
Immagine

«I nostri sono cani che cercano cani». Con queste parole la presidente Susanna Austoni presenta Progetto Nash, associazione di volontariato impegnata nella ricerca di cani scomparsi. Austoni, educatrice cinofila con un passato tra le fila della Protezione Civile, ha messo la sua esperienza nella ricerca di esseri umani al servizio degli amici a quattro zampe.

Attraverso una rete capillare di referenti diffusi su tutto il Nord Italia, i volontari di Progetto Nash si occupano di ritrovare i cani scomparsi e lo fanno usando altri cani appositamente addestrati, una metodologia ancora poco sfruttata in Italia.

Come nasce Progetto Nash?

Nash era un cane che non è mai stato ritrovato. Viveva a Genova con quella che in seguito è diventata una referente della nostra associazione. Una sera è uscito dal cancello e di lui si sono perse le tracce per sempre, nonostante l'impegno di tante persone che si sono attivate per cercarlo. Da quell'episodio è nata una consapevolezza che ha poi portato me e gli altri 7 soci fondatori a dare vita a una vera e propria rete attiva nella ricerca di cani scomparsi.

Progetto Nash si avvale del binomio uomo-animale come strumento di ricerca, ma com'è nata l'idea di usare dei cani per cercare gli scomparsi?

Questa iniziativa ce la siamo un po' inventata dato che in Italia è una cosa poco nota. Noi fondatori di Progetto Nash lavoriamo tutti nel campo cinofilo, ci è sembrato quindi naturale mettere al servizio di questa causa che ci sta molto a cuore le nostre professionalità. Proprio perché lavoriamo con i cani e, come nel mio caso, molti di noi già conoscevamo le difficoltà che implicano la ricerca di uno scomparso e abbiamo scelto di investire sulla formazione delle persone che partecipano con noi al progetto. Oltre che delle ricerche vere e proprie ci occupiamo infatti di formare le persone e i cani che condurranno.

Come avviene la formazione di chi cerca i cani scomparsi?

Promuoviamo dei corsi che durano da sei mesi a un anno. Al momento i binomi operativi sono 31, mentre quelli in formazione sono 28. Ci sono anche professionisti volontari che fanno parte dell'associazione. In ogni caso tutto è calibrato sul singolo binomio umano-cane. Vogliamo creare una rete che attraverso l'impegno di queste professionalità aiutino nella ricerca dei cani scomparsi.

Come avviene la ricerca dell'animale?

Agiamo solo su richiesta della persona: purtroppo il cane per la legge italiana è ancora un bene. Non possiamo agire di nostra iniziativa per recuperare un cane che appartiene a qualcun altro. Dopo la chiamata raccogliamo i dati dalla famiglia del cane. Una prima fase per niente facile dato il livello di ansia e preoccupazione delle persone che ci chiamano. Per questo tra le tante figure che ci accompagnano c'è anche una psicologa appositamente formata per comunicare con le persone che sa già quali domande fare per ottenere più informazioni possibile. Dopodiché chiediamo un oggetto che abbia l'odore del cane perché lavoriamo solo in discriminazione olfattiva. A quel punto organizziamo la ricerca e stabiliamo il punto da cui partire sulla base delle informazioni ricevute. Qui entra in gioco il binomio, o più binomi a seconda della complessità della situazione, insieme a un altro dei nostri volontari. Quest'ultimo non è accompagnato da cani e si occupa della logistica, è una figura che serve a garantire la coerenza dell'operazione lasciando il conduttore libero di lavorare con il cane. Con questa metodologia abbiamo compiuto 211 interventi, 15 ritrovamenti diretti e molti altri in cui i cani hanno fornito supporto.

Progetto Nash esiste dal 2015 e si è legalmente costituito nel 2021, quali sono le maggiori difficoltà incontrate nel corso della vostra attività?

Susanna Austoni cane

Susanna Austoni

Uno dei problemi più grandi che abbiamo riscontrato è quello dei cani che con le "staffette" vengono portati dal Sud al Nord. Dopo o durante il trasporto, i cani di strada che arrivano al Settentrione spesso scappano. Si tratta di una reazione comune all'ambiente che sentono estraneo. In questi casi lo riaffidiamo all'associazione: non siamo autorizzati a detenere cani, sarebbe illegale. È successo anche che una volta recuperati i cani non siano stati ripresi dalla famiglia. In generale se notiamo situazioni poco chiare apriamo una segnalazione alle guardie zoofile o all'Asl, in ogni caso non ci sostituiamo mai alle autorità.

In quali regioni siete attivi?

Tra le regioni il Piemonte è ben coperto. Copriamo in maniera capillare anche la provincia di Roma fino a Rieti, la provincia di Firenze. Siamo anche in provincia di Bergamo e Brescia. Ci sono gruppi in fase di formazione che sono in procinto di diventare operativi anche in altre zone d'Italia. I referenti regionali sono molto importanti perché si occupano di smistare le segnalazioni e coordinare le operazioni nella fase preliminare della ricerca, poi subentrano i referenti di zona, presenti sul territorio dove è scomparso il cane.

La ricerca non è stressante per il cani che la effettua?

La nostra priorità è il benessere dell'animale che conduce la ricerca. Non c'è stress né performance in quello che fa, ecco perché ci teniamo tanto che i binomi siano formati correttamente e con le giuste motivazioni. Per il cane la ricerca deve essere un piacere e non un lavoro. Rispettiamo la vita di tutti ed è con questo spirito che è nato il Progetto Nash. L'idea è costruire una cinofilia che non sia solo del singolo, ma una vera e propria rete non solo tra uomini ma anche con i cani. Oltre alla ricerca degli animali scomparsi, un evento sempre molto doloroso, soprattutto quando a scomparire sono cani molto anziani. Anche i cani, similmente agli umani, con l'avanzare dell'età vanno incontro a deficit cognitivi. In quei casi noi volontari, nonostante il coinvolgimento emotivo, cerchiamo sempre di agire con la massima lucidità perché sentiamo il peso dell'urgenza di portare a buon fine il ritrovamento.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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