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11 Ottobre 2021
18:00

Quando e perché si è estinto il megalodonte

Il megalodonte è lo squalo più grande che abbia mai nuotato tra gli oceani di tutto il mondo. Protagonista di romanzi, film, documentari e leggende è tra gli animali estinti che più di tutti stuzzicano la fantasia. Ma chi era davvero il megalodonte? Quanto era grosso? E soprattutto, perché si è estinto?

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Di animali estinti che stuzzicano la fantasia ce ne sono davvero tanti, ma se escludiamo i giganteschi dinosauri che hanno dominato il mesozoico, in pochi possono rivaleggiare con il mitico megalodonte. Complici una valanga di libri, film – perlopiù B-movie – che li dipingono (ingiustamente) come macchine assassine assetate di sangue, gli squali sono diventati nel tempo tra gli animali più amati o temuti in assoluto, e cosa c'è di meglio di uno squalo gigantesco in grado di inghiottire per intero un'imbarcazione? Nell'immaginario collettivo il grande megalodonte è infatti il predatore marino perfetto, una versione sotto steroidi del già micidiale grande squalo bianco. Ma quanto c'è di vero in queste ricostruzione? Andiamo con ordine, e scopriamo chi era e soprattutto quando e perché si è estinto il leggendario megalodonte.

Il megalodonte, lo squalo più grande mai esistito

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Un dente fossile di megalodonte (Asinistra) comparato a quello di uno squalo bianco

Il megalodonte (Otodus megalodon) era una grossa specie di squalo vissuta tra il Miocene e il Pliocene, più o meno tra i 23 e i 3,6 milioni di anni. Il suo nome significa grande dente ed soprattutto grazie a questi che conosciamo il gigantesco squalo estinto. I suoi denti fossili sono stati infatti trovati praticamente in tutti i continenti tranne che in Antartide. Come gli altri squali lo scheletro del megalodonte era costituito quasi esclusivamente di cartilagine, che è molto raramente riesce a fossilizzarsi e a conservarsi nel tempo. Vertebre e soprattutto denti sono quindi le uniche parti del corpo che conosciamo e che siamo riusciti a trovare in gran quantità nelle rocce. Tutte le ipotetiche ricostruzioni in vita e le stime sulle dimensioni si basano quindi su questi resti e sul confronto con le altre specie fossili e quelle attualmente viventi.

A causa delle scarse informazioni estrapolate dai fossili non sappiamo quindi con certezza quale fosse il suo vero aspetto né tantomeno quanto fosse grande. A dir il vero nella comunità scientifica vi è persino un forte dibattito su quale nome scientifico attribuirgli e in quale famiglia di squali collocarlo. A causa della somiglianza dei suoi denti seghettati con quelli dello squalo bianco si è subito pensato potesse appartenere alla stessa famiglia (Lamnidae) e allo stesso genere (Carcharodon), ma c'è chi sostiene gli si debba attribuire un nuovo genere tutto suo: Carcharocles. Studi recenti però tendono a collocare il megalodonte in un'altra famiglia di grandi squali completamente estinta (Otodontidae) e al genere Otodus, che include circa una decina di altre specie estinte di squali. Attualmente quindi il nome scientifico più accettato è quindi Otodus megalodon.

Nonostante ciò il megalodonte vieni ancora oggi rappresentato come una versione ingigantita del grande squalo bianco (che tra l'altro già nuotava nei mari ai tempi del megalodonte), ma quasi certamente il suo aspetto era molto differente. O. megalodon possedeva probabilmente un muso molto più corto e una mascella più piatta rispetto a quelli dello squalo bianco e a causa delle grosse dimensioni  verosimilmente aveva anche pinne pettorali e caudali più lunghe, che ne facilitavano i movimenti in acqua. In ogni caso anche su questo i paleontologi finiscono spesso per litigare, c'è infatti chi ancora lo immagina molto simile allo squalo bianco e chi invece ritiene potesse essere più simile nell'aspetto ai più grandi squali attualmente viventi, come quello balena o quello elefante.

Quanto era grande il megalodonte?

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Il confronto tra un megalodonte lungo 16 metri, un sub alto 1,65 m e altri due squali generici rispettivamente lunghi 8 e 3 metri

Il megalodonte era certamente un predatore ai vertici della catena alimentare, e a quanto ne sappiamo oggi è lo squalo più grosso mai esistito. Ma quali erano le dimensioni effettive di questo mastodontico predatore? Tutte le stime sulla lunghezza e il peso del megalodonte si basano sulle dimensioni di vertebre e denti, che potevano raggiungere l'impressionante lunghezza di ben 18 centimetri (le dimensioni massime per uno squalo bianco arrivano invece a circa 7,5 cm).

Le stime sulle sue dimensioni variano molto a seconda delle tecniche utilizzate, e anche su questo gli scienziati sono piuttosto in disaccordo. Fino a qualche anno fa erano state proposte misure abnormi che arrivavano addirittura a superare i 25 metri di lunghezza, tuttavia queste dimensioni sono state recentemente ritoccate al ribasso. Studi e calcoli più accurati ritengono infatti – più verosimilmente – che i megalodonti fossero lunghi tra i 15 e i 18 metri, che è comunque circa tre volte la lunghezza di uno squalo bianco di grosse dimensioni (più o meno 6 metri). Le più grandi dei maschi e avrebbero potuto raggiungere tra le 27,4 e le 59,4 tonnellate di peso.

Un predatore di questa portata aveva senza dubbio pochi rivali e riusciva a catturare prede altrettanto giganti, come dimostrano i segni dei suoi denti trovati su diversi resti fossili di balene e altri cetacei. I fossili suggeriscono infatti che le sue prede preferite fossero proprio delfini, piccole balene e capodogli, che probabilmente attaccava utilizzando diverse tecniche di caccia a seconda del caso, un po' come fanno anche gli squali bianchi oggi. Ma perché quindi un predatore tanto grosso e apparentemente perfetto si è estinto?

Perché i megalodonti si sono estinti?

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Ricostruzionedi una mascella di megalodonte in mostra al National Aquarium di Baltimora

Dai resti fossili sappiamo che il megalodonte è scomparso dalla circolazione verso la fine del Pliocene, circa 3,6 milioni di anni fa. Non sappiamo con esattezza quale fu la causa della sua estinzione, ma proprio in questo periodo la Terra affrontò un forte periodo di raffreddamento che potrebbe aver giocato un ruolo chiave. Secondo i paleontologi – e come dimostrano i resti fossili – i megalodonti vivevano nelle acque di tutto il mondo, ma preferivano soprattutto le fasce tropicali e le acque calde, dove era più facile trovare prede di grosse dimensioni.

Il drastico calo delle temperature che colpì gli oceani, quasi certamente, non solo ha danneggiato direttamente gli squali, ma ha anche ridotto il numero e la disponibilità di grosse prede, causando una serie di reazioni a catena che stravolsero gli ecosistemi e la composizione delle comunità animali. I cetacei sopravvissuti iniziarono ad adattarsi alle acque più fredde, dove il megalodonte non poteva raggiungerli, e nuove forme di grossi predatori come le orche e altri cetacei odontoceti iniziarono a prendere il sopravvento.

Fu quindi molto probabilmente un mix di cambiamenti climatici e ambientali, scarsa disponibilità e competizione con grandi cetacei a sancire l'estinzione definitiva del grande megalodonte. Tuttavia ancora oggi c'è qualcuno che crede possa essere tutt'ora in circolazione.

Il megalodonte potrebbe esistere ancora oggi?

Ancora oggi c'è chi sostiene possano esserci megalodonti vivi e vegeti nascosti da qualche parte tra la vastità degli oceani. Queste strane teorie – totalmente prive di fondamento – vengono alimentate da avvistamenti fasulli, film di dubbia fattura, romanzi e soprattutto da documentari pseudoscientifici confezionati ad arte. Per quanto possa essere bello immaginare uno squalo preistorico lungo quasi 20 metri aggirarsi lì fuori da qualche parte, purtroppo bisogna rassegnarsi all'idea che è un'ipotesi praticamente impossibile.

Se davvero esistesse un predatore tanto grande in un modo o nell'altro saremmo venuti a sapere della sua esistenza. I loro enormi denti continuerebbero a depositarsi sui fondali in giro per il mondo, e certamente avremmo trovato tracce e segni del suo passaggio da qualche parte o lasciati dai morsi sui resti di una grossa preda. Col rischio di distruggere i sogni di molti, purtroppo non esistono prove (ne mai ci saranno). I megalodonti si sono definitivamente estinti e non ricompariranno mai più in carne e ossa.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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