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24 Aprile 2023
13:12

«Porteremo via 70 orsi oppure li abbatteremo», esperti e associazioni contrari al progetto di Fugatti

Maurizio Fugatti vuole trasferire 70 orsi, ma il progetto è fortemente criticato dagli esperti, compreso Roberto Guadagnini, veterinario della Pat, il quale ritiene che il territorio potrebbe arrivare a ospitarne 300.

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orso

«Porteremo via 70 orsi oppure, se ci danno l'ok, li abbatteremo per riportare il progetto ai numeri originari: una cinquantina di esemplari», questo è l'intento del Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, annunciato in conferenza stampa nei giorni successivi alla tragica morte di Andrea Papi avvenuta nei boschi di Caldes.

Il progetto di trasferimento, però, oltre ad essere stato considerato irrealizzabile da molti esperti, si basa su una lettura errata del percorso di reintroduzione della specie in Trentino. Contrariamente a quanto affermato da Fugatti, infatti, 40/60 esemplari era considerato il numero minimo della popolazione prevista. Il numero massimo, invece, non veniva citato, come confermato dallo stesso coordinatore tecnico del LifeUrsus, Andrea Mustoni, intervistato da Kodami.

«Lo studio di fattibilità realizzato da Ispra prevedeva un numero minimo di 40/60 orsi, affinché la popolazione fosse vitale e capace di andare verso il futuro senza interventi da parte dell'uomo. Nessun documento tecnico e nessuno studio condotto successivamente ha mai previsto alcun numero massimo».

Anche secondo Massimo Vitturi, responsabile dell'area animali selvatici della Lav, Fugatti sta agendo senza seguire alcuna fonte scientifica e a Kodami dichiara: «Si tratta di un'ipotesi assurda, utilizzata dalla Provincia per soffiare sul fuoco e incendiare una situazione che è già molto critica – e aggiunge – Anche Roberto Guadagnini, veterinario della Pat che da anni si occupa della specie, ha smontato le argomentazioni del Presidente Fugatti, dichiarando che l'ambiente Trentino non ospita troppi orsi e che il numero può arrivare fino a 300».

Gli ultimi dati sui numeri degli orsi in Trentino risalgono al 2021

Sembrerà strano ma in questo momento nessuno sa con precisione quanti orsi vivano in Trentino. La politica parla di cifre che si aggirano intorno ai 150 esemplari, mentre l'ultimo report dei grandi carnivori, basato sui dati del 2021, descrive una popolazione formata da circa 78 orsi adulti (con un intervallo di possibilità tra 73 e 92), a cui aggiungere circa 12/14 cuccioli.

Per comprendere i numeri attuali, invece, bisogna aggiungere i soggetti nati nell'anno successivo (2022) e i cuccioli nati nell'inverno appena finito. Inoltre, è indispensabile considerare anche i soggetti che nel frattempo sono morti, quelli catturati e quelli che, per un naturale processo di dispersione, si sono spostati nei territori limitrofi, come la Provincia di Brescia, quella di Bolzano o quella di Sondrio.

Sempre secondo il report, le cucciolate erano divenute più numerose negli anni, ma nel 2021 il numero si era ridotto, quindi la stima non può essere svolta con una semplice analisi dei dati passati, ma va affrontata dagli esperti attraverso monitoraggi e analisi attente dei segni lasciati dai plantigradi sul territorio, delle segnalazioni e dei comportamenti dei singoli soggetti.

Immagine
Numero di cuccioli di orsi suddivisi per annata – PAT

«Fugatti non è preparato oppure mente»

Da dove nasce allora l'idea di Fugatti, di trasferire proprio 70 esemplari? «Il numero dimostra che alla base c'è un conteggio assurdo e distante da ciò che affermano gli esperti. Le cose sono due: o non è preparato, oppure mente. Entrambe le possibilità sono gravissime per un amministratore pubblico – commenta Vitturi – Va inoltre considerato che, oltre ad essere assurdo, uno spostamento senza criterio può anche essere pericoloso. Se si interviene con il prelievo dei soggetti più tranquilli e riservati, infatti, potrebbe addirittura incrementare il pericolo di comportamenti scorretti da parte degli animali».

Il triste momento che sta affrontando il Trentino in seguito alla morte di Andrea Papi potrebbe, però, secondo Vitturi, dare spunto alle amministrazioni per modificare il proprio stile di intervento nella convivenza con la specie: «Siamo consapevoli della complessità della situazione, ma ci auguriamo che da questa tragedia ne derivi una svolta nella questione degli orsi in Trentino e che, finalmente, le istituzioni provinciali diventino parte integrante di un processo di prevenzione che coinvolga tutti i portatori di interesse e che sia mediato da professionisti – e conclude – L'unica via d'uscita per raggiungere davvero una convivenza pacifica valida per tutti, umani e orsi, è quella della prevenzione».

Anche Oipa e StopCasteller contro il trasferimento degli orsi

Non è solo la Lav a dichiararsi contraria all'intervento di Fugatti. Domenica 23 aprile, durante la manifestazione organizzata a Trento da Stopcasteller, infatti, anche la delegata provinciale di Oipa, Ornella Dorigatti, è intervenuta dichiarandosi contraria all'ipotesi di trasferimento degli animali. «Gli orsi devono rimanere qui: abbiamo risorse e territorio idonei a gestire questi animali – e aggiunge – Ci chiediamo perché i trentini debbano pagare una montagna di soldi per queste scelte assurde, quando la Provincia potrebbe invece investirli per colmare le gravi lacune che la politica fino ad ora ha contribuito a formare?».

Della stessa idea anche gli attivisti di Stopcasteller, che in questi giorni stanno chiedendo le dimissioni del Presidente Fugatti: «Abbattere e deportare 70 individui non risolve il problema legato alla convivenza – ha affermato la portavoce Francesca Manzini – Serve invece educazione e attuazione di misure preventive, come chiudere alcune aree del territorio, utilizzo di spray al peperoncino e costruzione di corridoi faunistici. Queste soluzioni, però, non vengono neppure citate da Fugatti, a dimostrazione che non c'è vera volontà di cambiamento o di proteggere la sicurezza delle persone, ma solo interessi politici e di propaganda».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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