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27 Aprile 2024
17:00

Perché non devi umanizzare il tuo cane

Umanizzare un cane vuol dire renderlo diverso da quello che è, ovvero farlo assomigliare a noi o a come noi vorremmo che sia, e non rispettare le sue esigenze di specie ma nemmeno rendersi conto che ha una sua personalità e delle motivazioni, ovvero dei desideri e dei bisogni che prescindono dai nostri.

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Vestiti con cappottini alla moda e gioielli al posto dei collari, toilettati con colori sgargianti sul pelo, messi nei passeggini nemmeno come se fossero bambini, ma pupazzi da portare in giro. L'umanizzazione dei cani si traduce in quello che è vero e proprio maltrattamento psicologico per i nostri compagni canini, perché far del male non significa solo usare la violenza fisica ma anche non rispettare le caratteristiche etologiche degli animali.

Umanizzare un cane vuol dire renderlo diverso da quello che è, ovvero farlo assomigliare a noi o a come noi vorremmo che sia, e non rispettare le sue esigenze di specie ma nemmeno rendersi conto che ha una sua personalità e delle motivazioni, ovvero dei desideri e dei bisogni che prescindono dai nostri. Volerlo a "nostra immagine e somiglianza" o, ancora peggio, come noi desideriamo che sia anche nell'aspetto esteriore significa non valutare minimamente il fatto che sia un essere senziente e non un giocattolo.

L'umanizzazione del cane è un fenomeno relativamente recente ma che fonda le sue radici anche nel mondo antico. Sicuramente l'era dei social ha aumentato la visione del cane come un oggetto da sfoggiare: sono milioni le visualizzazioni che fanno i video in cui "il migliore amico dell'uomo" viene ridicolizzato mentre è da qualcuno trasformato in un nostro facsimile versione canina, se non appunto proprio ridicolizzato per il nostro insano senso del divertimento che consiste nell'umiliazione di un altro essere vivente. Eppure se andiamo a scavare nel passato troveremo che anche le nobildonne romane amavano circondarsi di piccoli cani da compagnia che venivano curati come giocattoli e mostrati in società come feticci.

L'umanizzazione dei cani, insomma, è qualcosa che a noi sapiens va a toccare quell'aspetto dell'accudimento estremo con un soggetto che non si esprime, chiaramente, attraverso il linguaggio verbale che abbiamo noi e il cui parere, dunque, non è non solo compreso ma manco richiesto perché non vi è alcun interesse nel comprenderlo da parte di chi sottopone un individuo di un'altra specie a stare al mondo secondo canoni estetici ma anche "morali" che non gli appartengono.

Oltre infatti alle trasformazioni estetiche a cui sottoponiamo i cani, l'accudimento eccessivo si manifesta anche nel dare loro quelle che per noi possono essere delle comodities: come andare dal parrucchiere o fare la sauna. Il mercato dei pet si sta allargando sempre di più infatti su beni di lusso rivolti in realtà non agli animali ma al soddisfacimento di desideri umani, come appunto la Spa per cani o gli oggetti firmati da abbinare al cane come se fosse, appunto, un accessorio.

Cosa significa umanizzare gli animali

L'etologo e fondatore dell'approccio cognitivo-zooantropologico Roberto Marchesini, ospite di una puntata del nostro format MeetKodami, ha detto: «Io quando sento che le persone antropomorfizzano, umanizzano gli animali penso e dico: "Ma voi vi perdete la parte più bella, il meglio!".  E' meraviglioso osservare le caratteristiche delle altre specie, le loro peculiarità e non cercare a tutti i costi di trasferire in loro le nostre».

Sempre Marchesini aveva sottolineato su Kodami, all'indomani di una puntata di Presa diretta, dedicata proprio all'estremizzazione della relazione con il cane, che «si fanno passare maltrattamenti come atti di cura. Ad esempio, servizi come la sauna per cani, insieme ad altri tesi a “umanizzare” gli animali, sono atti di maltrattamento. I segnali di stress e disagio erano ben visibili in diversi cani "viziati" presenti nel servizio, ma senza l'occhio esperto di un etologo sono passati sotto silenzio».

Uno studio scientifico ha approfondito i danni che causiamo ai nostri compagni di vita a quattro zampe con il nostro comportamento di umanizzarli, andando ad analizzare gli effetti. Il titolo della ricerca è già molto chiaro: "L'antropomorfismo e suoi effetti negativi sul disagio e sul benessere degli animali da compagnia". Antropomorfizzare vuol dire attribuire caratteristiche e qualità umane a chi umano non è e con i cani questo accade sempre di più man mano che il tempo passa e si va verso una concezione del cane come "pet" appunto e non come "compagno di vita" con cui ci siamo co evoluti da migliaia di anni.

«Per alcune persone – scrivono gli autori dello studio – l'antropomorfismo rappresenta un mezzo per rafforzare la connessione uomo-animale, mostrare empatia verso i loro animali da compagnia e mostrare cura e interesse per il loro benessere. Tuttavia, alcuni comportamenti antropomorfi nei confronti degli animali domestici sono spesso guidati da mode temporanee che possono avere un effetto dannoso sul benessere degli animali, sia fisicamente (ad esempio malattie dermatologiche, ortopediche e nutrizionali) che emotivamente (ad esempio paura, ansia, aggressività). Non meno importante, in alcuni casi, possono rappresentare un rischio per la salute pubblica (ad esempio, la trasmissione di malattie zoonotiche)».

Perché non umanizzare i cani

L'articolo si concentra proprio sugli effetti fisiologici e comportamentali avversi che possono derivare dall'umanizzare i cani al fine di comprendere l'entità delle ripercussioni sul loro benessere. «Alcuni comportamenti antropomorfi compromettono il benessere e la fisiologia degli animali – spiegano gli esperti – interferendo con la termoregolazione, mentre altri possono produrre disidratazione dovuta alla perdita di acqua corporea, condizione che porta conseguenze indesiderabili come alta pressione arteriosa compensatoria e shock termico, fino alla morte, a seconda della situazione. intensità e frequenza dell'esposizione di un animale a questi fattori di stress».

I ricercatori hanno riportato nello studio casi in cui si è arrivati anche ad avere animali in stato di malnutrizione, dovuto al consumo di cibo spazzatura o ad uno squilibrio nelle proporzioni caloriche: «Ciò può causare obesità negli animali domestici che possono avere ripercussioni sul loro apparato locomotore».

Una scorretta interazione uomo-animale, inoltre, «può anche portare all’instaurarsi di un attaccamento che influisce sullo stato mentale e sul comportamento degli animali, rendendoli inclini a sviluppare la sindrome dell’aggressività, della paura o dell’ansia da separazione».

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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