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11 Dicembre 2021
9:30

Perché i pinguini non volano?

Quali sono i motivi per cui i pinguini hanno perso la capacità di volare? Questi tenerissimi.

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Perché i pinguini non volano, nonostante siano dopotutto degli uccelli? L'evoluzione opera in modi misteriosi. Siamo abituati a pensare al processo evolutivo come una scalata verso l'essere umano, un miglioramento ininterrotto delle forme e delle capacità cognitive animalesche da organismi più semplici fino a noi, come se avesse lo scopo di plasmare esseri a nostra immagine e somiglianza. In realtà l'unica vera finalità dell'evoluzione è quella di adattare gli organismi al proprio ambiente ed in questo non va certo per il sottile.

Se una struttura o una capacità precedentemente evoluta non è più necessaria nelle condizioni di vita attuali della specie, il perderla potrebbe essere un grosso vantaggio: le cozze derivano da antichi molluschi in grado di muoversi, ma loro della locomozione non se ne fanno più nulla; i progenitori di cetacei e serpenti di zampe ne avevano, ma i loro discendenti hanno preferito tornare a nuotare e strisciare. Tutti gli uccelli, come ad esempio i pinguini, derivano da rettili in grado di volare, ma questa costosa capacità è stata persa in molte linee, perché non più utile al loro stile di vita.

Vi sono diverse cause che hanno influito sulla perdita del volo nella famiglia dei pinguini, ma tutte in qualche modo sono legate al progressivo miglioramento della capacità di immergersi in profondità. Per loro è più importante nuotare bene che spiccare il volo.

Volare non è un gioco da ragazzi

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Non si vola facilmente. Il volo è una capacità estremamente difficile da ottenere e che comporta numerose restrizioni ed adattamenti fisiologici e comportamentali. Si dev'essere innanzitutto leggeri, aerodinamici, dotati di una muscolatura apposita. Si deve inoltre imparare a farlo, cosa che spesso impegna genitori e figli in un "corso d'addestramento" nei primi mesi di vita dei piccoli.

I vantaggi però sono tanti. In ambienti ricchi di predatori terrestri spiccare il volo equivale ad una facile fuga, mentre per i rapaci il volo permette di dominare il territorio per poi piombare sulle prede da una posizione estremamente vantaggiosa. Tramite il volo è possibile raggiungere luoghi inaccessibili e ottenere risorse non disponibili a tutti. È addirittura consentito migrare oltreoceano nei periodi invernali per trascorrere i mesi freddi in caldi paradisi tropicali, ma tutto questo è chiaro che non riguarda la vita del pinguino!

Chi sono i pinguini e perché non volano

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I pinguini sono uccelli appartenenti alla famiglia degli sfeniscidi, animali marini e non capaci di volare. Il gruppo comprende numerose specie fossili e diciotto specie viventi, distribuite esclusivamente nell'emisfero australe: dodici in Antartide, quattro specie (genere Spheniscus) popolano le estremità meridionali di Africa e America spingendosi fino alle Galapagos, mentre due specie (Eudyptula minor e  Megadyptes antipodes) sono endemiche di Australia e Nuova Zelanda.

A onor di cronaca, è esistita anche una specie nordatlantica di uccelli chiamati pinguini, sebbene non fossero davvero imparentati ma solo somiglianti alle specie australi. Stiamo parlando dell'alca impenne (Pinguinus impennis), una specie di uccello che popolava l'Oceano Atlantico settentrionale. Fu un gioco da ragazzi per i marinai che frequentavano le isole tra Europa e America sterminare popolazioni di centinaia di migliaia di innocui pinguini, non capaci di volare. Oltre al consumo di carne fresca, gli animali venivano tristemente utilizzati come combustibile naturale, trovandosi su isole totalmente spoglie di vegetazione.

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Sono tanti i motivi che hanno portato alla condizione attera in questi uccelli, cioè all'incapacità di volare. Innanzitutto non esistono uccelli volatori con un peso maggiore di 14-15 kg e specie di tale stazza necessitano aperture alari imponenti. Alcune specie di pinguino possono arrivare a pesare molto di più, ad esempio il maestoso pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) che può pesare da 25 a 40 kg, mentre sono state ritrovate specie fossili come Palaeeudyptes klekowskii, risalente a 35 milioni di anni fa, di dimensioni e massa molto maggiori. Non tutte comunque sono di grandezze incompatibili con il volo, come il pinguino blu o fatato (Eudyptula minor) che in media pesa solo 1 kg da adulto.

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Anche l'isolamento geografico e l'assenza di grossi predatori terrestri hanno favorito una regressione di tale capacità. Se state pensando agli orsi polari, vi ricordiamo che questi animali vivono esclusivamente nell'emisfero boreale, mentre i mari del sud sono pienissimi di predatori acquatici come orche e foche leopardo. L'alimentazione a base di pesce ha invece favorito una forma idrodinamica e la trasformazione delle ali in vere e proprie pinne. Alcuni pinguini possono trattenere il fiato per più di venti minuti e immergersi fino a 450 metri di profondità alla ricerca di cibo!

Studi comparativi su altre specie di uccelli nuotatori come urie e cormorani hanno mostrato come i pinguini siano generalmente più efficienti nel nuoto e spendano molte meno energie degli altri uccelli. Il primo step è stata la trasformazione in pinne delle ali e, successivamente, l'aumento del peso corporeo che ha favorito l'immersione. Non sono stati ancora ritrovati fossili di antenati di pinguini capaci di volare e le prime specie conosciute risalgono a circa 60 milioni di anni fa.

Quali sono gli uccelli che non volano?

Sono molte le specie di uccelli che sulla spinta dell'aumento di peso corporeo e grazie ad isolamento geografico ed assenza di predatori hanno perso la capacità di volare, "liberandosi" dalle restrizioni che ne conseguono. Molte sono specie insulari e abitano (o abitavano) contesti ecologici estremamente delicati che in alcuni casi l'uomo ha sconvolto per sempre.

Uccelli paleognati

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I Paleognati sono un superordine di uccelli principalmente atteri, che comprende specie come emù, struzzi, casuari e kiwi. Alcuni rappresentanti estinti di questo gruppo erano i mastodontici moa neozelandesi e gli uccelli elefante del Madagascar, che potevano tranquillamente superare i tre metri di altezza, ed il cui destino è stato segnato dall'incontro con gli esseri umani.

Il dodo

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Un altro famoso uccello non volatile è il dodo. Endemico dell'isola di Mauritius nell'oceano Indiano, si nutriva di frutti e nidificava sul terreno. Pare che in questo caso non fu il consumo diretto dell'animale a portarlo all'estinzione: fonti olandesi e portoghesi riferiscono di come le sue carni fossero poco apprezzate dai marinai (il nome della specie in olandese è walgvogel cioè "uccello disgustoso"), sebbene fossero facilissimi da cacciare data la totale assenza di paura nei confronti dell'uomo. Le cause più accreditate di estinzione, avvenuta nella seconda metà del XVII secolo, vanno invece cercate nel disboscamento dell'isola e nella fortissima competizione con le specie invasive introdotte accidentalmente.

Pappagalli cacapò

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Non è ancora detta l'ultima parola, fortunatamente, per i cacapò (Strigops habroptila), grossi pappagalli terricoli endemici della Nuova Zelanda. Sono animali davvero unici: un piumaggio verde e giallo paglierino, piume specializzate ai lati del becco simili alle vibrisse del gatto; è l'unico pappagallo attero e quello più pesante, dalle abitudini notturne e prettamente erbivoro; inoltre, invece di essere monogamo come gli altri membri del suo ordine, è poligamo e mostra un comportamento riproduttivo basato sui lek, spettacoli di corteggiamento svolti in un'area comune sotto gli occhi delle femmine che si riserveranno poi di scegliere il proprio partner.

Il cacapò risulta a rischio critico di estinzione. Nel 1989 venne lanciato il Kakapo Recovery Programme, un programma di salvaguardia della specie, la cui prima azione consistette nel ricollocare tutti i cacapò rimasti in isole adatte per la loro riproduzione. Fu necessario ricostituire su alcune di esse l'habitat originario attraverso azioni di riforestazione e di eradicazione dei mammiferi predatori e dei competitori introdotti come ratti e gatti domestici. Il programma ha avuto successo, e il numero di esemplari di cacapò è in costante aumento, con un tasso di sopravvivenza e di produttività degli adulti migliorati in modo significativo. L'obbiettivo principale di ristabilire una popolazione vitale ed autosufficiente non sembra molto lontano e potrà essere raggiunto nei prossimi anni.

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Numero di kakapò dal 1975 ad oggi. Le frecce rosse indicano gli eventi riproduttivi.
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