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16 Marzo 2024
9:00

Perché i cani amano gli umani?

Il motivo per cui i cani amano le persone è ancestrale, è il risultato di millenni di relazione, rafforzato da fattori biologici, sociali ed emotivi. Questo rapporto speciale è basata su amore, fiducia e comprensione reciproca.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il legame tra cani e esseri umani è il più antico e profondo tra l’uomo e un altro animale. Questa relazione si è sviluppata a partire da migliaia di anni fa, quando i primi cani selvatici, o proto-cani, iniziarono a avvicinarsi agli esseri umani, attratti probabilmente da resti di cibo. Da allora, questa convivenza ha favorito un processo di co evoluzione che ha reso i cani particolarmente sintonizzati con i comportamenti, le emozioni e i segnali sociali degli umani, e che ha reso noi sintonizzati verso di loro.

Il motivo per cui i cani amano le persone, così, è ancestrale e dipende da tanti fattori da analizzare proprio partendo dalle radici antiche comuni di questo rapporto che abbiamo con loro. Il legame tra cani e umani è il risultato di millenni di relazione, rafforzato da fattori biologici, sociali ed emotivi. Questo rapporto speciale è basata su amore, fiducia e comprensione reciproca, rendendo i cani non “solo” animali domestici ma veri e propri compagni di vita.

Socializzazione

Come abbiamo detto la frequentazione cani-umani ha una lunghissima storia ma non dobbiamo pensare al rapporto che noi occidentali abbiamo oggi come “il” rapporto in assoluto. Possiamo dire che i cani hanno sempre gravitato intorno all’uomo, a distanze sociali variabili.

Non tutti i cani apprezzano la vicinanza stretta dell’uomo, anzi, alcuni si tengono volutamente a distanza di sicurezza. Altri invece mostrano una maggior socialità nei nostri confronti, ma quali possono essere le ragioni di queste differenze?

In effetti possono essere molteplici: alcune hanno a che fare con le loro dirette esperienze di vita che in taluni casi possono essere state negative ed ecco allora che di conseguenza i cani terranno una distanza maggiore. Ma non sempre ciò ha a che fare con le loro esperienze soggettive: è infatti dibattuta l’ipotesi del ruolo dell'epigenetica, ovvero quanto la paura dell’uomo viene trasmessa ai cuccioli direttamente dalla madre e dal padre.

Definire con certezza quali possano essere i fattori che influenzano il comportamento di un individuo è cosa assai ardua, comunque spesso questo “timore” dell’uomo è trasmesso ai cuccioli dal comportamento della madre, o degli altri membri del gruppo famigliare. Quindi un cane potrebbe imparare a non tollerare la presenza degli umani non già per esperienze sue dirette, più o meno traumatiche ma per fattori epigenetici, per apprendimento sociale e anche per una carenza di socializzazione nell’età sensibile. Se però il cucciolo cresce in modo equilibrato e fa esperienze di esseri umani, soprattutto positive, nel periodo infantile, durante l’importante finestra della socializzazione (tra le 3 e le 14 settimane di vita circa) ecco che si apre all’interazione sociale con gli esseri umani.

Detto tutto ciò, c'è un dato di fatto: noi risultiamo essere interessanti per i cani, in quanto il nostro contesto rappresenta la loro “nicchia ecologica” (ossia il loro “posto” nel tessuto ecologico di specie), a prescindere dalla distanza che mantengono da noi.

Chiarito questo aspetto parliamo ora del legame che intercorre tra noi e i nostri compagni a quattro zampe tra le mura domestiche, vediamo quali sono alcuni fattori che lo caratterizzano e cosa sappiamo ad oggi.

Ossitocina: l’ormone dell’amore

Uno dei fattori fondamentali che spiegano l’affetto dei cani verso gli umani è l’ossitocina, conosciuta anche come l’ormone dell’amore. Questa sostanza chimica, che gioca un ruolo cruciale nel rafforzare i legami affettivi, viene rilasciata sia nei cani che negli umani durante momenti di intimità e affetto, come le carezze o lo sguardo affettuoso reciproco. Questo meccanismo biochimico non solo rafforza il legame tra cani e umani ma contribuisce anche a spiegare perché la presenza di un cane può avere effetti calmanti e positivi sul benessere emotivo delle persone.

A definire e studiare i legami di attaccamento tra i bambini e le madri fu lo psicologo John Bowlby, tra gli anni 50 e 70. Questi studi furono ripresi poi in campo etologico per analizzare il legame tra umani e cani conviventi. In particolare fu utilizzato lo “Strange Situation Test” elaborato da Mary Ainsworth, una stretta collaboratrice di Bowlby. I test dimostrarono che vi è una chiara sovrapposizione tra il legame madre-figlio e umano-pet.

Il legame d’attaccamento uomo-cane

Gli studi di John Bowlby furono così ripresi da ricercatori interessati al legame d’attaccamento tra umani e cani, ossia quel legame che lo stesso Bowlby definisce: «un legame emotivo profondo e duraturo che si sviluppa tra un bambino e la sua figura di attaccamento primaria, di solito la madre».

Per esempio Boris Cyrulnik, etologo e psicoanalista, ha studiato l’impatto delle prime esperienze di vita sullo sviluppo del comportamento. Ha applicato la teoria dell’attaccamento di Bowlby per spiegare il legame tra cani e umani famigliari, sottolineando l’importanza di una base sicura (concetto sviluppato da Mary Ainsworth) per lo sviluppo di un cane sano e felice. Con "base sicura" si intende quell’individuo che fornisce sicurezza e incentivo all’esplorazione del mondo, ma anche un rifugio solido al quale ricorrere nel bisogno.

Abbiamo poi Frans de Waal, primatologo e etologo, che ha studiato il comportamento sociale dei primati e di altri animali, tra cui i cani. Lo studioso ha contribuito a dimostrare che i cani hanno una complessa vita sociale e sono in grado di formare legami di attaccamento simili a quelli degli umani. Su Kodami la direttrice Diana Letizia ha intervistato de Waal in una puntata della serie MeetKodami dove affronta anche questo aspetto:

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Il dottor Stanley Coren, noto saggista, autore di best seller come “L’intelligenza dei cani” (1994), è psicologo e studioso del comportamento canino. Ha condotto ricerche sull’intelligenza canina e sul legame tra cani e proprietari e si è tra l'altro basato sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby per spiegare la comunicazione e l’interazione tra cani e umani.

Infine citiamo l’etologo e psicologo James Serpell, il quale ha studiato l’interazione tra uomo e animali domestici. Anche lui ha applicato la teoria dell’attaccamento sottolineando l’importanza del rapporto di fiducia e reciproco sostegno tra cani e umani conviventi.

La lista di studiosi potrebbe andare avanti ancora, ma pensiamo che sia sufficiente a comprendere quanto il tema del legame affettivo sia importante nello studio della relazione tra noi e i nostri compagni canini e quanto risulti fuori luogo, o quantomeno anacronistico, sostenere che tra noi e i nostri cani non vi sia altro che un rapporto di utilità e che i cani non siano in grado di provare alcun tipo di emozione superiore (o complessa), soprattutto nei confronti di una specie differente dalla loro.

Storia evoluzionistica condivisa

La storia del rapporto tra cani e umani è lunga e complessa, come abbiamo detto. I cani furono tra i primi animali ad essere domestici, e questa lunga convivenza ha permesso lo sviluppo di una comprensione reciproca unica. Attraverso secoli di selezione, sia naturale che guidata dall’uomo, i cani hanno sviluppato una capacità eccezionale di leggere e rispondere ai segnali umani, un adattamento che ha reso la loro vicinanza estremamente preziosa per l’uomo, ma non dimentichiamo che ciò vale anche dalla nostra parte, ossia anche noi abbiamo subito una sorta di processo selettivo che ha favorito quegli esseri umani i quali hanno sviluppato una maggior capacità d’intesa verso questa specie così vicina ma profondamente diversa da noi.

Questo legame evolutivo ha reso i cani straordinariamente sensibili ai bisogni e alle emozioni umane, e viceversa, facendoli diventare non solo compagni, partner nelle varie attività, ma veri e propri membri della famiglia umana che diviene così multispecie. In sostanza il legame affettivo tra esseri umani e cani è un retaggio genetico, che però, ovviamente, non sempre si esprime e non sempre al meglio da entrambe le parti.

Affiliazione e protezione

La fiducia che i cani ci attribuiscono è leggendaria. In moltissimi casi anche in modo irragionevole, visto come la società tende a comportarsi nei loro confronti in molti frangenti. Ma qui entra in campo la loro “resilienza”, spesso disumana. Questa caratteristica non è solo il risultato della domesticazione ma anche di un’innata predisposizione dei cani a formare forti legami sociali.

Questo senso di appartenenza, o affiliazione, ad un gruppo sociale non solo fa sentire il cane parte di una famiglia ma lo spinge anche a ad assumere comportamenti di protezione e cura verso i gli umani, e gli altri animali, che ne fanno parte. Questa pulsione potrebbe essere dunque tradotta nel desiderio di far star bene l’altro, cosa che, in poche parole, descrive uno dei cardini dell’affetto o amore tra individui.

Comunicazione ed empatia

I cani hanno sviluppato una straordinaria capacità di comunicare con gli umani. Attraverso espressioni facciali, vocalizzazioni e linguaggio del corpo, i cani sono in grado di esprimere una vasta gamma di emozioni e desideri. Questa abilità di comunicazione si estende all’empatia; i cani sono spesso capaci di percepire e reagire agli stati emotivi dei loro compagni umani, offrendo conforto e vicinanza nei momenti di tristezza o stress. Questa capacità empatica non solo dimostra l’intelligenza sociale dei cani ma rafforza anche il legame affettivo con gli umani, creando una connessione emotiva profonda.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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