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17 Febbraio 2022
10:54

Per il Parlamento Europeo la produzione di fois gras rispetta il benessere animale. Ma è davvero così?

Il Parlamento Europeo ha votato a favore della relazione presentata dall'eurodeputato francese Jérémy Decerle, che presenta l'alimentazione forzata per la produzione di fois gras come una pratica «rispettosa dei criteri di benessere degli animali».

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Il Parlamento europeo ha votato a favore della "Relazione di attuazione sul benessere degli animali negli allevamenti" presentata dall'eurodeputato francese Jérémy Decerle. Un report molto criticato dagli animalisti perché ritenuto decisamente più concentrato sugli interessi economici degli allevatori piuttosto che sul reale miglioramento delle condizioni degli animali nei sistemi di allevamento.

Quando, infatti, la relazione venne annunciata, la società civile aveva grandi speranze che il Parlamento europeo prestasse piena attenzione alla questione del benessere animale che, peraltro, sembrava essere vicina anche al cuore dei responsabili politici dell'UE, dato il loro impegno a rivedere la legislazione sul tema, nonché la posizione stessa del Parlamento sull’eliminazione una volta per tutte dell'uso delle gabbie.

Ma evidentemente non era così, data la forma finale del testo che arriva addirittura a contraddire quanto adottato nelle precedenti Risoluzioni parlamentari, in particolare sull’alimentazione forzata dei volatili per la produzione del foie gras, presentata come una pratica «rispettosa dei criteri di benessere degli animali» quando, proprio il Parlamento Europeo ne aveva già riconosciuto l'incompatibilità.

«A dispetto del titolo che porta», commenta a Kodami Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde e vice presidente dell'Intergruppo sul benessere animale, «il report si riferisce ad una regolamentazione assolutamente datata e anacronistica, che non tiene in nessun conto le conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi anni in merito al benessere degli animali e anzi si basa in modo sproporzionato su questioni di competitività e costi, che non forniscono una direzione chiara né agli allevatori che desiderano uscire dalla corsa all'intensificazione, né ai cittadini che desiderano standard più elevati in tema di diritti degli animali».

Ma a poco sono servite le polemiche, visto che la maggioranza dei deputati non solo ha approvato il testo, ma ha affossato qualunque emendamento e voto per parti separate che permettessero di escludere dalla relazione almeno quell’assurdo punto 31 in cui “candidamente” si dichiara appunto che «la produzione di foie gras, si basa su procedure di allevamento che rispettano i criteri di benessere degli animali, (..) dove l’ingrasso (…) rispetta i parametri biologici dell’animale».

Una formula inconcepibile per chiunque abbia davvero a cuore gli animali, al quale mai verrebbe in mente di considerare il cosiddetto ingozzamento, vista la modalità in cui avviene, una pratica che «rispetta i parametri biologici dell'animale». Infatti, riempire il corpo dei volatili di cibo due o tre volte al giorno per tre settimane di seguito, attraverso un tubo conficcato forzatamente nella gola, in modo da far ingrossare il loro fegato più di dieci volte la dimensione normale, sembra essere lontano anni luce da qualcosa che rispetti il benessere di questi disgraziati esseri.

Del resto, non sono solo gli animalisti a sostenerlo, dato che diversi studi scientifici indipendenti nel mondo hanno denunciato l’alimentazione forzata come incompatibile con qualsiasi standard di benessere animale e in tanti Paesi del mondo è giustamente indicata come un reato penale, compresi 22 su 27 degli Stati membri dell’UE. E compresa l’Italia, che punisce chi utilizza questo metodo con sanzioni pecuniarie e, in caso di reiterazione, con la sospensione dell’esercizio dell’allevamento da uno a tre mesi.

Ma tant’è, l'Europa, evidentemente al foie gras non vuole rinunciare. E, adesso, Animal Equality e tante altre organizzazioni europee che nei giorni scorsi avevano chiesto a tutte le aree politiche di respingere completamente questa relazione, in quanto scientificamente infondata e controproducente, chiedono che i parlamentari che hanno sostenuto queste pratiche disumane si assumano la responsabilità politica della loro decisione, che per una manciata di voti ha portato a un esito così infausto.

Anche le star di After Life contro l'ingozzamento

Non solo le associazioni animaliste combattono per fermare queste inconcepibili sofferenze subite da anatre e oche per soddisfare i palati gourmet. All’inizio di febbraio anche le star britanniche della serie Netflix “After Life” Ricky Gervais e Peter Egan hanno inviato una lettera al governo britannico per chiedere di vietare la vendita di foie gras nel Paese.

Nella lettera, pubblicata su Mirror, le star fanno notare come sempre più persone rifiutino di mangiare prodotti che vadano a discapito del benessere animale e come il nuovo anno potrebbe essere un’opportunità unica per mettere fine all’importazione di prodotti realizzati attraverso l’alimentazione forzata.

Nel Regno Unito, infatti, come del resto in Italia, la pratica dell’ingozzamento è vietata dal 2006, ma non è vietato invece importare il prodotto finito, di cui ne arrivano ben 200 tonnellate ogni anno. La proposta delle celebrities arriva a sostegno della campagna condotta da Animal Equality nel Regno Unito per fermare l’importazione di prodotti ottenuti con l’alimentazione forzata, con una petizione che ha superato le 250 mila firme di cittadini.

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Simona Sirianni
Giornalista
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