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3 Maggio 2021
13:30

Oncologia comparata, la cura del cancro del cane per curare l’uomo

Sono almeno 4 milioni i cani e i gatti che sviluppano una forma tumorale negli USA aumentando così la consapevolezza dell'importanza dello studio di questa malattia. L'oncologia comparata, ossia lo studio delle similitudini tra il cancro negli animali e nell'uomo, aprirà nuove possibilità per lo sviluppo di terapie oncologiche non solo per il cane ma anche per l'uomo.

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Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Articolo a cura del Prof. Giuseppe Borzacchiello
Medico Veterinario e Professore universitario, esperto di patologia animale
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Lo studio delle similitudini tra il cancro negli animali e l’uomo è l’oggetto di una disciplina che va sotto il nome di oncologia comparata. Il cancro negli animali domestici è una delle prime cause di malattia e morte. Si stima che ogni anno negli USA almeno 4 milioni di cani e di gatti sviluppano una forma tumorale. E abbiamo ragione di credere che percentuali simili riguardano anche l’Italia ed altri paesi. Gli enormi progressi in campo medico-veterinario e la sempre maggiore attenzione dei media hanno aumentato la consapevolezza dei proprietari sul problema cancro per la cui cura si richiedono terapie sempre più efficaci e con pochi effetti collaterali.

L’approccio One Health nell’oncologia veterinaria

Anche nel campo dell’oncologia veterinaria i ricercatori hanno sposato l’approccio One Health, ovvero la possibilità di curare una malattia degli animali per curare anche l’uomo in una prospettiva di salute circolare. Un vero e proprio cambio di paradigma visto che tradizionalmente lo studio del cancro nell’uomo si è giovato di modelli in vitro o di sperimentazioni in animali da laboratorio (topi, ratti).

Le evidenze scientifiche dimostrano sempre più che i cani sono modelli di ricerca migliori rispetto ai topi di laboratorio per lo studio di questa malattia. Spieghiamo perché: i cani condividono con l’uomo lo stesso ambiente (abitazione, cibo, acqua) risultando quindi esposti agli stessi fattori di rischio cancerogeno; i tumori dei cani si sviluppano come quelli dell’uomo spontaneamente e non artificialmente come negli animali da laboratorio; la maggior parte dei tumori del cane progredisce più rapidamente di quelli dell’uomo dando la possibilità di verificare gli effetti di un potenziale farmaco in un tempo più breve e in maniera più completa; gli aspetti biologici, istologici e molecolari di molte forme di tumori animali sono del tutto sovrapponibili a quelli dell’uomo; lo studio di un modello canino permette di valutare la reale interazione con il sistema immunitario; lo studio comparativo dei genomi di uomo e cane permette di individuare facilmente mutazioni che promuovono il cancro in entrambe le specie.

I tumori del cane che più di altri “somigliano” a quelli umani sono diversi e quelli più studiati sono l’osteosarcoma, il melanoma, tumore della vescica urinaria, alcune forme di tumore della ghiandola mammaria, melanoma, tumore ai polmoni. E l’elenco verosimilmente si allungherà man mano che si accumuleranno altre evidenze scientifiche.

Per tutti questi motivi gli studi di frontiera nel campo dell’oncologia prevedono, nei protocolli sperimentali di cura, l’arruolamento di cani affetti da tumori spontanei. Gli esiti sperati sono quelli di individuare nuove molecole che possano curare non solo il cancro del cane ma anche l’analoga forma umana.

Gli studi nel campo dell’oncologia comparata

Il National Cancer Institute, sezione del prestigioso National Institute of Health (NIH) americano, è stata l’istituzione scientifica pioniera in questo campo sostenendo da subito la creazione di un consorzio per la sperimentazione su pazienti oncologici canini. Nella stessa direzione e, sempre in terra americana, si è aggiunto il programma di studio sull’immunoterapia dei tumori canini simili a quelli umani.

La speranza nei risultati attesi da questi studi è tale che oltre il finanziamento pubblico (il governo americano ha investito milioni di dollari) anche aziende farmaceutiche specializzate hanno messo a disposizione fondi. E i risultati non mancano tant’è che oggi gli oncologi veterinari hanno a disposizione nuove e più efficaci armi contro il cancro canino (es. linfoma) e molti altri sono in fase di studio. Ci sono buoni motivi per ritenere che esperimenti simili ben presto si realizzeranno anche in Europa e perché no in Italia.

Questo nuovo approccio sperimentale che prevede il coinvolgimento multicentrico di più istituzioni scientifiche è vantaggioso anche per molti pet mate che in preda allo sconforto per una diagnosi di cancro possono decidere di arruolare il proprio animale in un trial sperimentale tentando di salvargli la vita.

La ricerca nel campo dell’oncologia comparata grazie a queste formidabili intuizioni ha avuto un vero e proprio exploit che ci permetterà, in un futuro non molto lontano, di avere a disposizione terapie oncologiche sempre più efficaci non solo per il cane ma anche per chi sta dall'altra parte del guinzaglio.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Giuseppe Borzacchiello
Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Sono professore universitario di ruolo presso il Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II e titolare della cattedra di Fisiopatologia degli animali domestici. Ho insegnato in diverse Università italiane, corsi di perfezionamento e master universitari. Appassionato di animali e di cani in particolare, mi occupo da oltre vent’anni di ricerca scientifica nel campo della patologia spontanea degli animali domestici e di tematiche inerenti l’oncologia comparata.
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