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Nessuna ondata di insetti tossici in Germania: gli “scarabei oleosi” esistono da sempre

Molte testate internazionali parlano di un'invasione di scarabei tossici in Germania. In realtà, non c'è motivo di allarme: quelli chiamati "insetti oleosi" sono presenti da sempre in Germania e, nonostante siano davvero pericolosi se toccati, sono estremamente rari.

10 Maggio 2023
13:11
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Esplode un nuovo allarmismo in Germania: secondo alcune testate, anche italiane, scarabei della famiglia Meloidae, chiamati in tedesco "Ölkäfer" (letteralmente "insetto oleoso") si stanno diffondendo nel sud-ovest della Germania generando enorme preoccupazione per la loro tossicità.

Il panico, però, è ingiustificato: questi animali sono presenti da sempre in Germania e, nonostante siano realmente pericolosi se toccati, sono talmente rari da non essere considerati una reale minaccia per l'uomo.

Chi fa informazione in questo modo sa perfettamente di fare leva su un terrore atavico degli esseri umani che fonde la paura dell'ignoto alle credenze popolari. Soprattutto nel medioevo la natura era vista come "un'aspra matrigna" che pone davanti ai propri figli un sentiero irto di pericoli e ancora oggi osserviamo gli strascichi di questo terrore per il mondo naturale.

Eppure basta semplicemente informarsi per scoprire che non c'è nessuna ondata di insetti velenosi o tossici: gli scarabei della famiglia Meloidae sono diffusi in tutto il continente europeo e l'unico motivo per cui sono iniziati ora gli avvistamenti di questi insetti è dovuto al progredire della primavera. Le temperature in Germania, infatti, si stanno alzando e come di consueto molti insetti riprendono le loro attività, tra cui proprio gli "Ölkäfer".

Osservarli zampettare su uno stelo d'erba in un prato appena bagnato dalla pioggia non dovrebbe provocare alcuno spavento, ma solo curiosità e meraviglia. In Germania, in particolare, sono presenti due specie: Meloe proscarabaeus e Meloe violaceus. Entrambi sono di colore scuro, non possiedono ali e le loro elitre, le coperture rigide fatte di chitina che rivestono il dorso di molti insetti, sono piuttosto corte. Inoltre, sono talmente rari da essere stati posti all'interno della lista rossa di specie in pericolo dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).

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Trovarli su un fiore mentre si stanno nutrendo, dunque, è un vero colpo di fortuna e può essere visto più come un buon augurio che un presagio di sventura. In generale i meloidi adulti si nutrono esclusivamente di piante, e spesso è possibile osservare diversi esemplare posati su una margherita intenti a banchettare. L'unica cosa da non fare con un meloide è toccarlo, un consiglio che in realtà può essere applicato alla maggior parte degli organismi viventi che difficilmente gradiscono essere manipolati dall'uomo.

Gli adulti di diverse specie, infatti, possiedono colorazioni aposematiche, ovvero indicano con le loro vivaci livree di essere pericolosi se ingeriti o toccati. Questi animali secernono una sostanza dalle articolazioni che si chiama "cantaridina", un composto chimico oleoso che in casi può irritare la pelle e, in casi di estrema sensibilità allergica, persino portare alla morte.

Questa famiglia di coleotteri è presente anche in Italia, ma non c'è bisogno di preoccuparsi: nonostante siano piuttosto comuni di gravi casi cinici legati al contatto con loro non se n'è mai sentito parlare. In ogni caso, se ci si rende conto di essere entrati in contatto con una specie di questa famiglia, è sempre opportuno rivolgersi a un medico che saprà dare indicazioni adeguate su come trattare i possibili sintomi che si presentano.

Insomma, nessun allarme all'orizzonte, possiamo continuare ad "avventurarci nelle foreste" con la medesima attenzione alla natura di sempre. Seppelliamo le paure ataviche nei confronti degli insetti e non facciamoci influenzare dalla preoccupazione che genera l'ignoto. La paura guida spesso le azioni di molte persone, come ad esempio la madre di Adso da Melk, protagonista del celebre "Il nome della rosa" di Umberto Eco, che non osava avventurarsi da nessuna parte poiché aveva sempre il timore di ciò che la circondava: «Mia madre, se ne raccontano di molte, aveva il sesto senso per gli insetti velenosi, le api e le vespe, le mosche che mordono. Era un sesto senso da contadina, un sesto senso che le faceva dire: "Non toccare quella foglia, c'è la mosca che morde", oppure: "Stai attento, c'è l'ape che ti guarda", e anche: "Non avvicinarti a quel muretto, ci sono le vespe"».

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