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31 Dicembre 2023
18:00

Come capire se un insetto è velenoso: guida ai segni distintivi

Gli insetti velenosi appartengono all'ordine degli imenotteri e sono api, vespe e formiche. Esistono però anche degli insetti tossici o urticanti, come la processionaria o ancora pericolosi vettori di malattie e parassiti come le zanzare e i pappataci.

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zanzara in casa

Gli insetti velenosi propriamente detti appartengono tutti all'ordine degli imenotteri, ovvero api, vespe e formiche: in queste specie l'evoluzione ha modificato l'ovopositore (nelle operaie) in un pungiglione, tramite cui iniettano un veleno. In senso più ampio possiamo includere anche gli insetti tossici, ovvero pericolosi se ingeriti o che trasmettono malattie in quanto ospiti. Questi piccoli animali sono spesso responsabili della diffusione di diverse malattie, oltre a procurare morsi non particolarmente piacevoli, che possono contenere tossine.

Le caratteristiche morfologiche di un insetto nocivo d'altronde non sono "fisse" ed esistono molte differenze fra un calabrone dotato di uno dei veleni più pericolosi per l'uomo e una zanzara anofele, la cui saliva contiene il plasmodio della malaria, ma anche alcuni vermi parassiti del genere Dirofilaria e altri patogeni.

Esistono due grandi gruppi di insetti pericolosi: nel primo sono presenti quegli insetti che producono autonomamente sostanze nocive, come i calabroni o le processionarie, che si difendono nei confronti degli attacchi sfruttando le sostanze che producono le cellule del loro corpo; nel secondo abbiamo invece gli insetti ospiti, come i pappataci, che ospitano all'interno del loro corpo dei parassiti che li sfruttano come vettori. Tuttavia, questa classificazione non è sufficiente per capire ad occhi nudo se una specie è pericolosa o meno, senza esaminarne la saliva o attendere un morso: per riconoscere perciò le specie più pericolose ed eventualmente velenose, dobbiamo studiare le specie presenti all'interno del nostro territorio.

Fortunatamente in Italia le specie davvero velenose e pericolose sono poche, ma in altre regioni del mondo come i tropici o l'Australia, la situazione è molto diversa. Nel mondo esistono infatti alcune regioni in cui convivono migliaia di specie di insetti mediamente pericolosi per l'uomo ed è per questo che per gli esploratori europei è stato molto difficile inoltrarsi in tali territori. Fra le specie italiane considerate pericolose per la nostra specie possiamo menzionare i calabroni (Vespa cabro) e le processionarie, in particolare quella del pino (Thaumetopoea pityocampa). Anche alcune farfalle tigre e le stesse zanzare sono considerate molto pericolose, poiché trasmettono patogeni o veleni all'interno del loro corpo, varie specie di api e vespe, per poi concludere con i pappataci (Phlebotomus papatasi), il cui morso può o trasmettere protozoi come Leishmania infantum e provocare lo shock anafilattico nei soggetti sensibili.

Prima però di capire come riconoscere le specie velenose, dobbiamo soffermarci sulla classificazione delle specie pericolose, così da capire le varie tipologie di rischio che corriamo, quando veniamo bersagliati da questi organismi.

Gli insetti propriamente velenosi sono quelli che producono delle tossine all'interno di speciali ghiandole velenifere, la maggioranza delle quali si trovano vicino ai pungiglioni. Questi animali quindi in generale pungono e sono rappresentati spesso dagli imenotteri.

Le specie tossiche, invece, sono quelle che accumulano tramite la loro dieta sostanze altamente nocive, che redistribuiscono su tutto il loro corpo. Esse quindi possono rappresentare un problema solo quando vengono ingerite accidentalmente.

Le specie ospiti contengono diversi patogeni, che possono infettare il nostro organismo, e sono per lo più ditteri come le zanzare, che trasmettono i microrganismi pericolosi attraverso il morso.

Infine ci sono anche le specie urticanti, come le formiche di fuoco, che stimolano la reazione infiammatoria delle loro vittime tramite l'emissione di alcune sostanze urticanti, che non sono propriamente dei veleni.

Come riconoscere gli insetti velenosi

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Seppur molto variegati morfologicamente e diversi fra di loro, è possibile riscontrare alcuni punti in comune negli insetti considerati pericolosi in Italia. Molti di essi presentano per esempio una colorazione aposematica, una tipologia di colorazione che avverte gli eventuali predatori della pericolosità della specie che si sta cacciando. Questa colorazione è tipica soprattutto degli imenotteri (il gruppo che racchiude le vespe, le api e i calabroni) e dei lepidotteri (farfalle e falene), che possono dotarsi di colori d'avvertimento sia quando sono nella fase adulta (come la farfalla monarca, la Danaus plexippus) che quando sono ancora nella fase larvale, come le processionarie che possono causare problemi ai nostri cani.

Un altro segno caratteristico che ci permette di capire che un insetto è velenoso sono i segni che lasciano le sue punture. Se infatti riesce a iniettare il proprio veleno o siamo particolarmente sensibili alla sua saliva, la nostra pelle comincerà a produrre un pomfo, un'infiammazione della cute che può provocare sia prurito, che arrossamento e dolore. Soprattutto nel caso in cui l'insetto abbia iniettato ingenti concentrazioni del suo veleno o abbia lasciato attaccato dentro la pelle parte di sé – come succede quando le api perdono il pungiglione –  il pomfo dolerà notevolmente e il soggetto, se allergico, può rischiare lo shock anafilattico. In queste situazioni quindi si consiglia immediatamente di chiamare un medico o di dirigersi verso i pronto soccorsi. 

Qui ribadiamo che gli insetti velenosi iniettano il loro veleno tramite i pungiglioni. Altre specie però possono tuttavia disporre di sostanze urticanti sulla superficie del corpo, per non farsi predare dagli altri animali. Si consiglia quindi di non toccare tutte quelle larve e quegli insetti che presentano una folta peluria, spesso utilizzata per inoculare tali sostanze.

Quali sono gli insetti pericolosi in Italia

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In Italia il numero di insetti pericolosi sta aumentando, di seguito all'ingresso di numerose specie aliene, come la Vespa velutina. Tuttavia la maggioranza degli incidenti che è possibile ancora riscontrare nel nostro paese coinvolgono le specie autoctone, fra cui il più temuto è sicuramente il calabrone, che oltre a essere molto frequente in campagna nidifica anche in città. Insieme alle vespe e alle api, risulta infatti la specie che provoca il maggior numero di incidenti, pungendo le persone e gli animali.

Calabrone, api e vespe

Il veleno del calabrone è principalmente costituito da istamina, la molecola che attiva la risposta umorale delle vittime e che può provocare vasodilatazione e vasocostrizione incontrollata. Il veleno è contenuto all'interno di una sacca speciale, posta alla base del pungiglione, che di seguito al contatto con la pelle della vittima si apre, riversando in contenuto nel canale velenifero. Le concentrazioni di istamina dipendono da puntura a puntura e sono legate al regime di produzione dell'istamina stessa, all'interno del serbatoio.

La puntura del calabrone è particolarmente dolorosa perché le dimensioni del pungiglione sono notevoli e perché in media il contenuto di veleno riversato nel corpo della vittima è superiore rispetto al quantitativo di veleno riversato dalle vespe o dalle più piccoli api domestiche. Le vespe e le api presentano inoltre un'altra, importante differenza. Il loro veleno dispone anche di melittina, fosfolipasi A,  ialuronidasi e apamina, altre molecole che prolungano il dolore nel tempo. Menzione speciale va poi all'apitossina, un potente veleno simile al veleno dei serpenti e alla tossina dell'ortica.

Processionarie

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Le processionarie dispongono di una peluria molto urticante, che può risultare seriamente pericolosa se ingerita da qualche animale domestico. Il contatto con i suoi peli provoca infatti un grave eritema papuloso, oltre a prurito, bruciore, dolore e un inteso rossore nel luogo del contatto. Nei casi più gravi queste larve possono provocare anche bolle, vesciche e leggeri sanguinamenti nella parte colpita, dovuta allo sfregamento della pelle da parte della vittima per attenuare il prurito.

Le processionarie sono note inoltre per disporsi istintivamente lungo una fila, creando quelle "processioni" da cui prendono il nome. Si tratta di un insetto altamente infestate, che nel caso in cui riuscisse a diffondersi all'interno di una pineta provoca seri danni agli alberi, attaccando il legno di diverse tipologie di conifere. Il pino però rimane la sua specie preferita ed è possibile osservare la loro presenza anche da lontano, visto che gli esemplari che metamorfosano costruiscono dei nidi setosi simili a ragnatele sulle fronde degli alberi.

Alcune persone sono pericolosamente sensibili al contatto con le processionarie ed è per questo se dal 1998 in Italia esiste una legge che cerca di controllarne le popolazioni (Decreto Ministeriale 17.04.1998, poi abrogato e sostituito con D.M. 30.10.2007, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 16 febbraio 2008, n. 40).

Pappataci

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Simili a zanzare, i flebotomi – meglio noti come pappataci – sono dei ditteri nematoceri imparentate anche con le mosche, le cui femmine hanno evoluto un comportamento ematofago. A differenza delle zanzare, tuttavia, il loro volo è molto silenzioso, tanto che gergalmente questi insetti sono stati chiamati "zanzare di velluto" per la quasi assenza di ronzio che caratterizza il loro volo.

Per quanto non producano tossine o veleni, la puntura di questi insetti può risultare parecchio pericolosa, visto che il loro apparato boccale appuntito e le ghiandole della saliva ospitano diverse tipologie di patogeni, come i virus della famiglia Arbovirus e Bunyaviridae – responsabili della "dengue mediterranea" – e i protozoi della leishmaniosi canina. Le specie presenti in Italia sono soprattutto Phlebotomus papatasi, Phlebotomus perniciosus  e Phlebotomus perfiliewi e la loro differenza con le zanzare è molto sottile.

Tutte e tre le specie dispongono però di dimensioni ridotte, rispetto alle zanzare, aggirandosi attorno ai 4 mm, e sono molto più chiare, non disponendo di quei pigmenti scuri tipici delle zanzare tigre, delle anofele e delle zanzare comuni. Il loro addome, inoltre, si scurisce maggiormente dopo aver succhiato il sangue rispetto alle zanzare, proprio perché a differenza di quest'ultime hanno una superficie molto più chiara o trasparente.

Zanzare

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Le zanzare, per quanto non producano anch'esse nessun veleno, sono estremamente pericolose perché sono vettori di contagio di diverse malattie. All'interno dei loro canali digerenti e dello straordinario ago che dispongono nella bocca, abitano un numero incredibile di specie parassite e di patogeni, pericolosi per noi esseri umani. Inoltre, grazie al cambiamento climatico, popolazioni sempre più numerose provenienti dai tropici si sono stabilite nel Mediterraneo.

Le zanzare sono infatti responsabili delle pandemie di malaria, febbre gialla, Dengue ed ecenfalite, ma anche di Filariasi e di Zika. Fungono da calderone in cui nuovi patogeni possono evolversi, prima di costituire una minaccia alla sanità pubblica, e varie specie possono occupare determinati territori, provocando vittime su vittime. Per questa ragione l'OMS, l'organizzazione mondiale della Sanità, si è più volte espresso per limitare la loro diffusione, seppur questo sia un sogno difficile.

Praticamente presenti in ogni angolo del globo ad eccezione dei poli, le zanzare sono infatti resilienti ed evolvono abbastanza velocemente, insieme ai loro patogeni, quando entrano in difficoltà. L'unico consiglio efficace per evitare le punture è quello di cospargersi di antizanzare, soluzione non accessibile a tutti, specialmente le popolazioni più povere colpite da questi insetti.

Fortunatamente i morsi delle zanzare sono particolarmente semplici da individuare. Sono infatti quasi perfettamente sferici e spessi, non troppo arrossati rispetto ad altre punture d'insetto. Inoltre dopo pochi secondi dalla inoculazione, spesso il punto di contatto tra l'ago e la pelle comincia a prudere. Questo avviene perché la saliva della zanzara, oltre a poter contenere degli agenti patogeni, è colma di altre sostanze pruriginose e di enzimi, che incentivano la produzione da parte delle nostre cellule di istamina, che favorisce il prurito.

Le formiche di fuoco

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Tra le novità di quest'ultimo anno ci sono stati gli avvistamenti di diverse colonie di formiche di fuoco (Solenopsis invicta) in Sicilia, una delle specie più minacciose e pericolose presenti in natura. Questa specie aliena infatti, seppur non possa considerarsi una vera e propria specie mortale, dispone di uno dei morsi più dolorosi appartenuti agli insetti e favorisce una sensazione di bruciore particolarmente allarmante.

Originaria del Sud America, questa formica sta colonizzando l'uno dopo l'altro i grandi paesi industriali del mondo e la sensazione di bruciore che provoca un singolo morso è equiparabile ad un fiammifero acceso sotto la pelle, da cui prende il nome. La pericolosità di questi insetti sta nel fatto che può verificarsi l'attacco di un intero formicaio, che può portare alla paralisi temporanea di un arto (per via del dolore) e alla morte dei soggetti più deboli o sensibili ai morsi degli insetti.

Negli Stati Uniti alcune persone sono addirittura morte per shock anafilattico a seguito di pochi morsi di questa formica ed è proprio per via della gravità di questa potenziale minaccia se diversi biologi, a partire dal prossimo anno, cominceranno ad approfondire meglio la questione del suo misterioso arrivo in Sicilia.

Farfalla tigre (Danaus chrysippus)

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Alcune farfalle presenti in Italia sono tossiche anche quando sono adulte. Fra queste la più famosa è la farfalla tigre, che oltre ad abitare l'Asia e l'Oceania, abita anche l'Europa mediterranea e l'Africa Settentrionale. Nutrendosi durante la fase larvale di piante tossiche, come l'euforbia, una volta adulta questa farfalla accumula nei vari tessuti del suo corpo diversi composti chimici pericolosi, che la rendono indigesta ai predatori.

Difficilmente un essere umano si nutrirà di questa specie, ma in linea generale è utile annoverare questa farfalla fra gli insetti velenosi perché spesso i nostri cani e gatti vengono attratti dai suoi movimenti e dai suoi colori, catturandola in particolar modo quando sono ancora troppo piccoli per accorgersi dell'errore. Il veleno contenuto nelle ali e nel corpo di questa specie produce vomito, diarrea, giramenti di testa e in qualche occasione persino perdita di conoscenza. Nel caso in cui quindi il vostro animale domestico dovesse subire questi sintomi e vi troviate vicino ad un giardino, la cosa migliore che potete fare è contattare velocemente un veterinario.

Come capire se ci ha punto un insetto velenoso e quando preoccuparsi

Se a seguito della puntura di un insetto cominciamo a sentire mal di testa, un forte prurito, dispnea, nausea, diarrea e vomito, oltre a dolore nella zona attorno alla zona del morso/puntura e tachicardia, urge immediatamente contattare il vostro medico di fiducia e nei casi più gravi anche il pronto soccorso, perché potreste essere entrati in contatto con un insetto.

Nel caso in cui inoltre il pomfo risulti molto ingrossato, c'è il rischio che parte del pungiglione o dell'apparato boccale dell'insetto sia rimasto conficcato nella pelle, una condizione che necessità l'intervento di un medico o di una persona esperta. Frequentemente, per esempio, persone punte dalle api finiscono al pronto soccorso a seguito dell'aumento del dolore provocato dai maldestri tentativi di estrazione del pungiglione.

Solitamente per alleviare i sintomi di morsi d'insetto meno grave, i medici prescrivono antistaminici e cortisone, così anche per ridurre l'infiammazione delle vie aeree e per alleviare i sintomi respiratori. Dal punto di vista visivo, inoltre, i segni dei morsi più dolorosi sono quelli che producono pomfi più grossi e macchie rossastre sulla pelle, effetti dei veleni e delle sostanze urticanti inoculati dagli insetti dentro la pelle.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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