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10 Gennaio 2024
13:20

Mufloni del Giglio: «Lo sterminio non è finito, cercano i sopravvissuti»

Lo sterminio dei mufloni sull'isola del Giglio non è ancora terminato. Cacciatori con i cani hanno cominciato a stanare gli ultimi animali rimasti, che resistono insieme agli attivisti. Le associazioni animaliste lanciano anche un appello alla popolazione.

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Non è finita, purtroppo, la vicenda dell’abbattimento dei mufloni del Giglio e lo sterminio sembra proseguire, nonostante attivisti e attiviste non abbiano mai abbandonato l’isola e stiano resistendo per cercare di impedire che anche gli ultimi esemplari vengano massacrati. Nonostante le dichiarazioni di poche settimane fa dell’ente Parco dell’Arcipelago Toscano che tutti i mufloni fossero stati eradicati, molti cacciatori di selezione, autorizzati dalla Regione, sono sbarcati sull’isola con i loro cani e stanno cercando di stanare gli ultimi sopravvissuti al massacro.

«Tutto questo è vergognoso e dobbiamo assolutamente fermarli – commenta Sara d’Angelo, presidente dell’associazione Vita da cani e coordinatrice della Rete dei Santuari di Animali Liberi in prima fila nella difesa di questi animali –  Si tratta dell'evidente dimostrazione che Ente Parco e Regione Toscana vogliono andare fino in fondo nel loro progetto di morte». La resistenza degli attivisti, però, per le associazioni non basta più evidentemente e così viene lanciato anche un appello alla popolazione: «Chiediamo a tutti i cittadini di esprimere il loro sdegno telefonando alla Regione Toscana, all’Ente Parco e al Ministero dell’Ambiente. Sulle nostre pagine social sono pubblicati i numeri per partecipare alla protesta».

Per le organizzazioni animaliste che negli ultimi anni hanno condotto la battaglia contro le uccisioni, il progetto di eradicazione del muflone del Giglio ha violato le norme nazionali ed europee: «Le regole, infatti, prevedono che qualunque rimozione di specie da un territorio si basi su dati scientifici, ma pur non avendo queste informazioni, come ha ammesso il Parco stesso, l'Ente ha comunque presentato il suo progetto all’UE, per il quale ha ottenuto 1 milione e 600mila euro, esagerando i danni all’economia da parte dei mufloni e dichiarando che la sua eradicazione era imperativa per salvare le viticulture dell’isola. Peccato, però, che i viticoltori avessero già scagionato il muflone da tali accuse nel 2021 tramite una petizione e che, grazie a una serie di richieste di accesso agli atti, siamo venuti a conoscenza del fatto che in 20 anni il Parco ha ricevuto soltanto 3 richieste di risarcimento danni imputabili ai mufloni per un totale di 400 euro, contro i quasi 400mila euro ottenuti dall’UE per eradicarli».

Per le associazioni, pertanto, la conclusione è una sola: «In assenza di comprovati danni, lo sterminio del muflone del Giglio costituisce un reato. Questo progetto non aveva alcuna ragione di esistere – conclude d'Angelo – mancando i presupposti scientifici ed economici per procedere. Ma non solo, perché, al contempo, ha ignorato elementi fondamentali, come l’unicità genetica del muflone presente solo al Giglio. Per queste ragioni abbiamo già provveduto a denunciare il presidente dell’Ente Parco Giampiero Sammuri per disastro ambientale».

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Simona Sirianni
Giornalista
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