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26 Ottobre 2022
13:17

Morta a 31 anni la gatta Chicchi: «Morsa da un cane lasciato libero»

La gatta Chicchi è morta dopo essere stata morsa da un cane che le si è avvicinato mentre dormiva nei pressi della recinzione di casa, a Monzuno. L'uomo che lo stava portando a passeggio senza guinzaglio è stato denunciato per omessa custodia.

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La gatta Chicchi – credit Facebook Daniela Salomoni

Morta a 31 anni, non naturalmente, ma morsa mortalmente da un cane non tenuto al guinzaglio. Monzuno, piccolo Comune in provincia di Bologna, piange la morte di Chicchi, anziana gatta che proprio alla luce della veneranda età era diventata una sorta di mascotte.

A raccontare il tragico epilogo della vita di Chicchi è proprio la sua umana, Daniela Salomoni, che ha condiviso su Facebook le circostanze dell’aggressione: la gatta stava dormendo nei pressi della recinzione di casa quando è arrivato un cane di taglia medio-grande, libero, che l’ha morsa. Le ferite, combinate con l’età di Chicchi, non le hanno lasciato scampo, e la gatta è morta pochi minuti dopo l’aggressione.

«Non si può morire a 31 anni in bocca a un cane per colpa di chi lo aveva a spasso slegato – si è sfogata Solomoni – Fai buon viaggio dolce Chicchi, Amore mio e compagna da una vita». Una longevità che la gatta aveva trasmesso anche ai suoi due cuccioli, vissuti con lei e Daniela per 20 anni. La notizia della sua morte ha suscitato un’unanime reazione di vicinanza e solidarietà, uscendo anche dai confini di Monzuno, e Solomoni ha riferito nelle ultime ore che l’umano di riferimento del cane che ha morso Chicchi è stato denunciato per omessa custodia.

«La persona di riferimento del cane è venuto a casa, si è scusata e come amante di animali era dispiaciuta – aveva detto Solomoni – Mi spiace ma è più forte di me, non mi interessano le scuse. Il cane va tenuto a guinzaglio. Nessuno mi riporterà indietro la mia Chicchi uccisa nel bosco a 2 metri dalla nostra recinzione mentre dormiva al sole di un caldo pomeriggio autunnale. Con lei se ne va un pezzo di vita, per non parlare degli altri suoi amichetti che la cercano».

Alla luce dell'enorme dolore e del carico emotivo che un evento di questo genere provoca, è opportuno però fare una più ampia panoramica dell'uso del guinzaglio. In termini di legge e obblighi, a regolamentare l’uso del guinzaglio, in Italia, a oggi è un regolamento di polizia veterinaria che risale al 1954 (DPR dell'8/2/1954 n. 320) e che impone «l’obbligo di idonea museruola per i cani non condotti al guinzaglio quando si trovano nelle vie o in altro luogo aperto al pubblico» e «l’obbligo della museruola e del guinzaglio per i cani condotti nei locali pubblici e nei pubblici mezzi di trasporto». Dopo circa sessant’anni, il Ministero della Salute – sopperendo alle lacune di legge – è intervenuto con delle diverse ordinanze (Ordinanza 3 Marzo 2009 e Ordinanza 6 Agosto 2013; quest’ultima ancora in vigore poiché prorogata di anno in anno) attraverso le quali, tra le altre cose, ha previsto l’obbligo di «utilizzare sempre il guinzaglio a una misura non superiore a mt 1,50 durante la conduzione dell'animale nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, fatte salve le aree per cani individuate dai comuni». In generale comunque i cani possono muoversi liberamente senza guinzaglio nelle apposite aree destinate dai Comuni o da gestori privati (es. all’interno di parchi o nelle spiagge dedicate), nelle aree non urbane (es. in aperta campagna o in montagna, sempre se in piena sicurezza) e negli spazi privati.

L'importanza della conoscenza del cane e del contesto

Quanto accaduto a Chicchi sembra rientrare nel secondo caso: un cane lasciato libero in area non urbana – Monzuno è un piccolo Comune immerso nel comprensorio dell'Appennino Bolognese – che si avvicina alla recinzione di una villetta. Ciò su cui bisogna concentrarsi è dunque un altro aspetto fondamentale della relazione uomo-cane, e cioè la conoscenza del cane stesso e dei contesti, come spiega David Morettini, educatore e istruttore cinofilo membro del comitato scientifico di Kodami.

«Al netto della mancata conoscenza della dinamica esatta di quanto accaduto, è opportuno sottolineare che i cani andrebbero liberati laddove si conosce il contesto o laddove c’è un'affidabilità totale del cane e la conoscenza del suo repertorio comportamentale anche in contesti non conosciuti – conferma Morettini – Se lo si conosce a fondo, si può avere serenità di liberarlo. Nel caso della gatta Chicchi, bisognerebbe capire se l'uscita del cane era quella quotidiana e conosciuta e se il gatto aveva una routine di presenza in quel punto. Sarebbe interessante capire anche se il cane era abituato a questa presenza, e se l'umano di riferimento sapeva che il cane poteva avere questo tipo di reazione con i gatti. Se si conosce il proprio cane e si sa che potrebbe avere una determinata reazione davanti ai gatti, credo sia doveroso da parte delle persone non concedere la libertà in un contesto di questo genere».

«I cani vanno conosciuti bene – prosegue Morettini – in tutte le loro pieghe comportamentali, che vanno calate in un contesto. È possibile che un cane, in un ambiente boschivo che si ritiene essere il più sicuro dove farlo muovere, si metta in assetto mentale predatorio, che vada a scovare il cibo di gatti di casa e si spinga sino a loro. In questi casi, seppure l'ambiente boschivo si ritiene in sicurezza per evitare il guinzaglio, la libertà eccessiva del cane può essere problematica. Bisogna conoscerlo bene e consentirgli la libertà laddove si conosce profondamente il contesto e il comportamento del nostro cane in quel contesto. Se non esiste il riscontro di questi due elementi credo sia doveroso essere prudenti, limitare la libertà del cane o dargli una libertà vigilata».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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