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18 Maggio 2022
11:25

L’empatia come strumento per entrare in relazione con il gatto di casa

Guardare i nostri amici felini con empatia significa iniziare realmente a comprendere la loro visione del mondo: in questo modo si aprono a noi possibilità di comprensione relazionale fino a quel momento precluse ai nostri occhi.

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L’empatia, ovvero la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui, può essere utilizzata come valido strumento per entrare in relazione con tutti gli animali e dunque anche con i gatti.

L'empatia apre le porte al principio di Alterità, facendoci prendere dimestichezza al concetto che anche l’altro ha una mente, che, nel caso degli animali, funziona attraverso meccanismi percettivi e cognitivi diversi dai nostri.

L’empatia offre dunque una grande opportunità nella relazione con il nostro gatto, in quanto ci permette di cambiare prospettiva e di cominciare a guardare il mondo attraverso i suoi occhi e l’altro si svela per quello che realmente è: un gatto.

Guardare i nostri amici felini con empatia significa iniziare realmente a comprendere la loro visione del mondo: in questo modo si aprono a noi possibilità di comprensione relazionale fino a quel momento precluse ai nostri occhi.

Un esempio pratico: la verticalizzazione

L’empatia si nutre di una parte intuitiva e una conoscitiva. L’altro non solo va sentito ma anche appreso, compreso, studiato. I gatti vivono in un mondo in tre dimensioni, dove la verticalizzazione risulta di fondamentale importanza quanto la possibilità di camminare. Una necessità a noi totalmente sconosciuta, capaci di muoverci in una realtà solo orizzontale.

Ma guardare il mondo attraverso gli occhi di un gatto significa stravolgere la nostra visione e renderci conto che attività come arrampicarsi e saltare sono non solo assolutamente naturali ma anche necessarie per la realizzazione del gatto come individuo.

Dunque la richiesta di molti adottanti “non voglio che il mio gatto salti sulla tavola” risuona non realizzabile e anche totalmente distonica se vista attraverso le lenti che i gatti utilizzano per leggere la realtà. Un gatto che scalerà le nostre tende non lo farà per “dispetto”: quel suo comportamento sarà invece l’espressione di un suo bisogno etologico innato che andrà prima di tutto
compreso ed ascoltato.

Da qui l’importanza della presenza nelle nostre case dei tiragraffi multipiano, oggetti polifunzionali, importanti sia per le marcature, sia per permettere al gatto la verticalizzazione, la sosta in altezza e la perlustrazione del suo territorio dall’alto.

Sotto questa prospettiva anche il posizionamento delle cucce diventerà specie-specifico e sarà diverso ad esempio rispetto ai giacigli pensati per i cani. La cuccia del cane sarà assolutamente funzionale se posizionata per terra, quella del gatto invece sarà più aderente alla sua natura se messa in posizione rialzata in modo che il gatto di casa abbia modo di accederci tramite, appunto, quel balzo felino che così profondamente lo contraddistingue.

Ma cos’è davvero l’empatia?

L’empatia è uno di quei concetti dalle sorti strane: dapprima sconosciuto ai più, improvvisamente si trova a godere di un “successo” (in psicologia, nelle scienze sociali, nel linguaggio comune) che quasi ne stravolge il suo significato. Empatia è infatti una parola molto utilizzata ma purtroppo, molto spesso, mal compresa.

Vediamo dunque di fare chiarezza, partendo dalla sua radice etimologica: la parola empatia deriva dal greco en-pathos che significa sentire dentro. Si riferisce infatti alla capacità di saper leggere la mente dell’altro e di mettersi nei suoi panni. Nel 1992 un gruppo di studiosi, capitanati dall’italiano Rizzolatti ne scopre addirittura la base neuorbiologica, i famosi neuroni specchio.

Proprio su Kodami, in una puntata del nostro format video MeetKodami, è stato Marc Bekoff a dare una testimonianza del ruolo giocato dall'empatia nella relazione con gli animali. «Empatia e compassione: così ho compreso che gli animali provano emozioni», ha detto tra le altre cose il biologo e scrittore statunitense durante l'incontro con la nostra direttrice Diana Letizia:

Empatia di primo e secondo grado

Tuttavia l’empatia non è solo questo, non si riduce ad una mera immedesimazione dello stato d’animo altrui. È stato osservato infatti che il processo empatico, per dirsi concluso, si deve realizzare in due fasi distinte, entrambe fondamentali. L’empatia di primo grado, che riguarda proprio questo processo di “sentire come l’altro si sente” e l’empatia di secondo grado, che invece va oltre, in quanto prevede un percorso di conoscenza dell’Altro nella sua specificità.

In pratica nel primo step empatico io cerco di immaginare cosa proverei se vivessi la stessa condizione che sta vivendo l’altro. Nell’empatia di secondo grado io divento l’altro, tramite una presa di consapevolezza delle sue caratteristiche percettive, cognitive ed emotive.

Applicare l’empatia di secondo grado nella Relazione con i gatti significa cominciare a provare a ragionare da gatto: "farmi gatto". Solo così potrò davvero conoscere il gatto che ho davanti e con cui condivido la mia vita, nella sua specie-specifica unicità. Perché ogni gatto è prima di tutto un gatto ma è anche un essere unico ed irripetibile. Ogni gatto è un mondo a sé.

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Elena Angeli
Esperta nella relazione gatto-uomo
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