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31 Marzo 2021
11:37

Leishmaniosi: prevenzione e zone a rischio

La Leishmaniosi è una malattia zoonotica che colpisce soprattutto i cani ma che può essere trasmessa anche all'uomo. La trasmissione del protozoo parassita avviene soprattutto attraverso la puntura di un insetto chiamato flebotomo. Ad oggi non esiste una vera e propria cura e per contrastarne la diffusione è fondamentale la prevenzione.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La Leishmaniosi è una malattia infettiva zoonotica (cioè trasmissibile all’uomo) causata da protozoi del genere Leishmania e trasmessa dal flebotomo. La Leishmaniosi colpisce prioritariamente i cani, che nel bacino del Mediterraneo rappresentano il “serbatoio” principale del parassita, ma colpisce anche gatti e roditori selvatici oltre che l’uomo ed in particolar modo risultano essere più esposti gli anziani, i bambini e gli immunodepressi.

Nel cane la sintomatologia è quanto mai variabile e si manifesta in modo asintomatico (assenza cioè di segni clinici e sintomi evidenti) o in forma sintomatica caratterizzata da presenza di forfora, caduta del pelo, ulcerazioni localizzate in diverse regioni, crescita abnorme delle unghie, ingrossamento dei linfonodi e della milza e nella fase terminale insufficienza renale.

La Leishmaniosi è una patologia soggetta a segnalamento a norma del Regolamento di Polizia Veterinaria entrato in vigore con D.P.R. n. 320 del 8.2.1954 art. 5, c.3. La trasmissione avviene attraverso un insetto color sabbia delle dimensioni di un moscerino, il flebotomo, conosciuto anche con il nome di “pappatacio”, per la sua caratteristica di volare in silenzio cercando un ospite su cui compiere il pasto di sangue. Ci sono anche vie che possiamo chiamare potenziali o accessorie, quali ad esempio la trasmissione da madre a cucciolo, l’accoppiamento di un cane infetto con un altro o le trasfusioni di sangue infetto.

L’uomo si infetta attraverso la puntura del flebotomo infetto, come il cane ma non vi è nessuna evidenza scientifica che i proprietari di cani infetti siano soggetti a maggior rischio rispetto ad altre persone. Il flebotomo che punge un cane infetto assume il protozoo, ma non è in grado di trasmetterlo immediatamente, poiché il parassita necessita di un periodo di almeno 18 giorni all’interno dell’insetto per diventare infettante. L’uomo è comunque molto resistente a Leishmania infantum, e a fronte di decine di migliaia di cani infetti in Italia, solo 200-250 casi umani all’anno vengono rilevati, in quelle zone dove la diffusione della malattia nel cane è molto alta. La malattia nell’uomo è perfettamente curabile, a eccezione degli individui immunocompromessi.

La mappa delle zone a rischio Leishmaniosi

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’area geografica in cui la leishmaniosi è endemica si è espansa notevolmente così come sono aumentati in modo esponenziale i casi di malattia nell'uomo.

La diffusione della Leishmaniosi umana è stata determinata anche dall'aumento dei casi di Aids in molte zone del mondo, in quanto l'infezione da HIV, indebolendo il sistema immunitario, favorisce la co-infezione con il protozoo della Leishmania. I dati dell’OMS indicano che la malattia è endemica, cioè costantemente presente in un territorio, al momento attuale, in 88 paesi del mondo, con un totale di 12 milioni di malati e oltre 350 milioni di persone a rischio. La distribuzione della malattia nel cane è associata alle aree storicamente endemiche (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia e sud della Francia) con la sempre più frequente segnalazione di focolai isolati e autoctoni in aree ritenute indenni come Inghilterra, Svizzera, Germania, Ungheria, Romania, Albania e Serbia. In tutta Italia la percentuale media di siero prevalenza nel 2017 è stata del 18,65% con un numero totale di 55.774 esami svolti di cui 10402 esami positivi.

In tutta l’area mediterranea la malattia purtroppo sta riemergendo, e programmi di sorveglianza attiva sono stati messi a punto in varie regioni, ad esempio in Campania, Sicilia e Liguria. La causa è nel cambiamento climatico in atto che fa sì che l’insetto che veicola la malattia, e quindi la malattia stessa si sposti anche verso le regioni del centro-nord Italia che prima erano considerate esenti. Fino a pochi anni fa, i pappataci erano presenti solo lungo le aree della costa tirrenica, ionica e adriatica del centro-sud Italia, così come in Sicilia, Sardegna e isola d’Elba. Nell’ultimo decennio si è però riscontrato un netto aumento del numero di cani infettati e di conseguenza una diffusione della leishmaniosi anche nelle aree considerate in passato “non a rischio”.

Allo stato attuale, anche le regioni costiere e collinari del medio versante adriatico, Marche ed Emilia Romagna e molte aree collinari prealpine e preappenniniche delle regioni del Nord Italia (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli) possono essere considerate “a rischio leishmaniosi “. I dati ottenuti, inoltre, mostrano, come le Regioni Piemonte, Toscana, Veneto, e Sardegna, abbiano una interessante circolazione del parassita Leishmania, con percentuali di siero-prevalenza maggiori rispetto agli anni passati, sintomo non solo di una maggiore diffusione del parassita, ma anche di una minore sorveglianza della patologia.Un recente studio epidemiologico condotto tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 denominato “Leishmania 2020”, svolto dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Dipartimento di Medicina Veterinaria di Napoli e supportato da Bayer, ha confermato la presenza di focolai autoctoni anche in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. In tutte le regioni investigate si è evidenziata una diffusione sempre maggiore dei flebotomi o pappataci, i vettori della patologia.

L’Istituto Superiore di Sanità ha raccolto e pubblicato diversi dati a riguardo, finalizzati all’elaborazione di “Linee guida per il controllo del serbatoio canino della leishmaniosi viscerale zoonotica in Italia”. Da questi emerge che la Leishmaniosi umana, nel nostro paese, è diffusa soprattutto tra persone già immunodepresse.

Prevenzione della Leishmaniosi nel cane

Il periodo in cui i cani sono più a rischio di leishmaniosi è tra aprile e ottobre. Ad oggi non esiste una cura vera e propria. I farmaci a disposizione sono soltanto in grado di rallentare il decorso della malattia, non di eliminare l’infezione. Nel contrastare la patologia ricopre dunque un ruolo centrale la prevenzione! Per questo motivo l’importanza della protezione del cane utilizzando prodotti antiparassitari che non solo impediscano ai pappataci di pungere l’animale, ma anche dalla riconosciuta attività nel ridurre il rischio di trasmissione della leishmaniosi. In generale i cani devono essere protetti con repellenti attivi contro i flebotomi vettori, e insieme si possono utilizzare anche i vaccini ad oggi disponibili, oltre che altri farmaci immunostimolanti.

Alla luce della maggiore diffusione della patologia rientra negli obblighi di ciascun proprietario proteggere il proprio cane anche per limitare il propagarsi di casi di leishmaniosi umana.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Eva Fonti
Medico Veterinario
Ho conseguito la laurea specialistica in Medicina Veterinaria nel 2009 presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi sperimentale in chirurgia oftalmica, nel 2010 ho conseguito il perfezionamento in Radiologia Veterinaria. Nel 2013 ho inaugurato il mio ambulatorio in Minturno sul lungomare di Scauri.
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